Lo Stato Sociale L`Italia Peggiore
2014 - Garrincha
L’Italia peggiore mescola spaccati di precaria e surreale vita di coppia (Io, te e Carlo Marx) a affreschi irriverenti, ma ahimè veritieri, del nostro paese. Ma il risultato non è affatto lamentoso. I testi sembrano già video in cui rabbia, ironia e desiderio di essere amati si amalgano con freschezza e leggerezza, su un elettropop-rock chitarroso e vibrante (“così indie”?). Nonostante tutto. Questo approccio risulta ancora più gustoso dal vivo.
Le danze si aprono con Senza macchine che vadano a fuoco e C'eravamo tanto sbagliati rabbiose ed incendiarie il giusto. Il tema del fuoco torna anche in Piccoli incendiari non crescono, confessioni di un giovane piromane che non ha “provato ad assumere tisane”.
La musica non è una cosa seria ha un mood rock steady che però scorre senza soluzione di continuità. Questo è un grande paese con Er Piotta, al secolo Tommaso Zanello, è uno degli episodi più divertenti del disco, nitida fotografia di tante italiche contraddizioni (“ragazzi che hanno cominciato dalle droghe leggere e ora si fanno le sigarette elettroniche uomini tristi e solitari che incontrano donne tristi e solitarie e formano coppie tristi e solitarie da noi, l'affitto in nero e sta bene su tutto i treni sono velocissimi, poi disoccupati da Milano a Roma in meno di tre ore ”) da paese dei balocchi (forse le orecchie d’asino sulla copertina non sono un caso). Forse più tardi un mango adesso risulta un po’ debole, chissà, forse non le giova essere stata messa dopo uno dei singoli.
La rivoluzione non passerà in tv si ascolta tutta d’un fiato, piena come è di urgenza. Te per canzone una scritta ho ha una malinconia di fondo come una lacrima nascosta del clown, che la accomuna a Il sulografo e la principessa ballerina. Io, te e Carlo Marx è una personale rilettura del marxismo in salsa pulp-pop (“lei scende in strada a battere e tu le salvi la vita, lui muore schiacciato dalle lamiere e non puoi farci niente, forse è per questo che continuo a cantare o a fare il deficiente”). E chiamare l’autore de Il Capitale Carlo e non Karl è già una bonaria presa di distanza se non da lui, almeno da certi membri dle suo fan club. Dozzinale è essenziale nelle sue linee di chitarra e coretti. Instant classic spara sulla croce rossa prendendo di mira la mania dei selfie e della vita tutta social minuto per minuto. Però è decisamente esilarante, soprattutto nella parte cantata da Caterina Guzzanti (“Mi faccio una foto mentre parlo su Skype con il mio amore lui ha il piedone in primo piano e indossa un capello spiritoso io gli faccio la faccia stranalui ridegli faccio "ok" lui ride io gli faccio sono al terzo mese lui ride mio figlio avrà un padre imbecille”).
In due è amore in tre una festa inizia con metafore e riferimenti calcistici (“sono 4 anni che ti amo e non ti ho ancora parlato di Zeman”) e con grazie descrive lo scivolare di un bel sogno di amore in un clichè, fino alla differenza inconciliabile“Io ti amo ma tu sei vegana”.
Dopo aver riso di qualsiasi cosa, con fresca irriverenza, si chiude con Linea 30, che scorre tranquilla con le sue striature elettroniche, in cui fa capolino la Storia. La strage di Bologna fa irruzione nella vita dei tranquilli autisti della linea 30 e non solo nella loro. E ancora non si sa come siano andate realmente le cose. Ma non c’è accusa diretta od invettiva. Solo sgomento che fa anche fatica ad esprimersi ed ammirazione per chi ha dato una mano come poteva, che fosse pompiere, medico o autista.
L’Italia peggiore non ha sicuramente pretese da canzone impegnata politicamente. I ragazzi si divertono a fare i giullari, e giustamente cercano di non prendersi troppo sul serio. Però talvolta ci vuole un giullare per far notare che il re è nudo.