There Is A Bomb In Gilead<small></small>
Americana • Southern

Lee Bains Iii & The Glory Fires There Is A Bomb In Gilead

2012 - Alive

16/09/2012 di Pietro Cozzi

#Lee Bains Iii & The Glory Fires#Americana#Southern

Un piano sghangherato, un bicchiere di bourbon, la voce gonfia di memorie e umori del sud: piace pensarlo così, partendo dall'ultima traccia, Lee Bains III, spalleggiato dai suoi Glory Fires in questo (de)tonante disco d'esordio. There Is A Bomb in Gilead, raro episodio riflessivo in un cd pieno di energia, è una ballata caracollante e meditabonda, fondamentale per comprendere le radici della band, tra soul, rhythm and blues e gospel. Anche la storia del brano è istruttiva. Lo spunto nasce dalla storpiatura del titolo di un inno da chiesa (There Is A Balm In Gilead) che i genitori cantavano a Bains da ragazzo. Come dire che dalla tradizione si costruisce il futuro, trattandola con il giusto rispetto e la giusta voglia di farla esplodere. Bains, ex membro dei Dexateens, piccola e interessante band di Tuscaloosa, si fa aiutare nell'operazione dal suo nuovo combo, formato da Blake Williamson alla batteria, Justin Colburn al basso e Matt Wurtele alla chitarra.

L'approccio sfrontato e volgare della voce di Bains, ragazzone di Birmingham, Alabama, è il collante del disco: versi strascicati, sibili e urlacci molto southern, capaci però di lasciare il posto, dove serve, a inaspettate delicatezze degne d'un pop-singer britannico (Reba) o a pacate riflessioni cantautorali (Roebuck Parkway), con una versatilità che sorprende. Il suono, molto elettrico, sposa la tradizione roots rock sudista con un piglio da punk band che è il valore aggiunto di There Is A Bomb In Gilead, coprendo un po' la non eccelsa ispirazione e originalità di brani e melodie. I ritmi alti, l'atmosfera da festa rumorosa e l'impatto molto live fanno il resto, definendo al meglio la ruvida personalità dei Glory Fires.

Il groove di Ain't No Stranger, introdotta solo dai nudi accordi della chitarra, fa presagire freschezza e varietà di soluzioni: arrivati in fondo le aspettative saranno solo in parte soddisfatte. Centreville e Magic City Stomp viaggiano alla stessa ealtante velocità di crociera e pagano più di un debito agli Stones, nel cantato sguaiato (sponda Jagger) e nei riff in controtempo (sponda Richards). The Red, Red Dirt of Home (ancora storie di casa...) vola sulle ali di uno straordinario cambio di ritmo tra strofe e ritornelli, orchestrato dai tamburi di Williamson. Bains e Wurtele sanno intrecciare ottime trame chitarristiche: validi esempi sono lo scanzonato swamp blues di Choctaw Summer, la “blackcrowesiana” Everything You Took, con un ritornello dai toni gospel, e Righteous, Ragged Song, un inno che invece richiama gli Allman Brothers. Reba è un gioiello splendente in una palude fangosa. L'atmosfera vira verso la ballata country e Bains dimostra di saper dispensare anche dolcezze. There Is A Bomb in Gilead è un esordio sicuramente divertente e interessante, una buona base su cui Bains e soci devono focalizzare con più precisione il loro percorso.

Track List

  • Ain't No Stranger
  • Centreville
  • Reba
  • Choctaw Summer
  • Magic City Stomp!
  • Everything You Took
  • Righteous, Ragged Song
  • The Red, Red Dirt Of Home
  • Roebuck Parkway
  • Opelika
  • There Is A Bomb In Gilead

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