Complicated Game<small></small>
Americana • Songwriting

James McMurtry Complicated Game

2015 - Complicated Game/Blue Rose Records /IRD

10/03/2015 di Andrea Furlan

#James McMurtry#Americana#Songwriting

Carattere arcigno e spigoloso, burbero e per niente allineato, texano tutto d’un pezzo, incarnazione del loner che affronta la vita senza sconti, James McMurtry è un narratore di straordinaria levatura, capace di delineare con pochi tratti storie e personaggi la cui dignità letteraria fatica ad essere costretta al solo ambito musicale. Figlio del romanziere e sceneggiatore Larry McMurtry (L’ultimo spettacolo e Un volo di colombe), riassume così, con efficace brevità, la sua attività: I’m a fiction writer. Buon sangue non mente: titolare di nove album in studio, ha esordito con l’eccellente Too Long in the Wasteland (un fulmine a ciel sereno che scosse con furia le small town della grande provincia americana) e da lì in avanti ha proseguito nella sua carriera senza sbagliare un colpo, in un crescendo che lo ha imposto tra i migliori songwriter in assoluto. Nel 2005 sferra un duro attacco all’amministrazione Bush con la protest-song We can’t make it here, descrivendo il malessere di quanti vedevano sfuggire il sogno americano impantanato nel deserto iracheno. Sale la rabbia e McMurtry non si tira indietro, anzi nel 2008 rincara la dose e stampa Just us kids, un album coraggioso, elettrico e potente, che cattura un’America ferita e disillusa, devastata dall’uragano Katrina, dove i soldati mandati al fronte sono solo giocattoli nelle mani Cheney.

Passati sette anni instancabilmente trascorsi on the road, il nostro James ci consegna il suo lavoro più maturo, un’ottima prova dai toni caldi e riflessivi in cui, messe da parte le invettive politiche, dispiega tutto il suo talento di fine osservatore e conoscitore delle vicende umane. Complicated Game è quanto di meglio potessimo aspettarci, una sorta di compendio del suo personalissimo stile lasciato decantare al vaglio del tempo per poterne gustare il prezioso bouquet di aromi. Il suono è cambiato e il vigore elettrico che gli conoscevamo viene ora sostituito dall’armamentario acustico preso in prestito dalla tradizione; chitarra, banjo e mandolino sono il legame con la terra, con le proprie radici, rappresentano il senso di appartenenza cui aggrapparsi per affrontare lo smarrimento dovuto a una crisi non solo economica ma soprattutto morale. Ciò che lo caratterizza è l’empatia con cui racconta le storie di persone comuni alle prese con le piccole grandi difficoltà quotidiane, un’attenzione alla costruzione del racconto che trovo simile nei modi allo sguardo compassionevole di Lucinda Williams.

L’impatto è molto forte e la tensione emotiva è trainata da una voce mai così bella e intensa che si insinua sottopelle come un mantra. Se Too Long in the Wasteland era dettato dall’impeto giovanile di chi vuole ancora conquistare il mondo, Complicated Game, all’opposto, è il frutto di chi ha già conosciuto gli alti e bassi della vita e perciò riflette su di essa con la forza dell’esperienza. Senso di sconfitta, cinismo e disillusione sono gli ingredienti principali, insieme all’insoddisfazione di quanti sono cresciuti in fretta senza riconoscersi in alcun luogo e hanno venduto tutto per nascondersi ai margini di una costa dimenticata. “E’ difficile non imprecare quando il mondo è più grande di noi e tutto quello che abbiamo è l’orgoglio e la fiducia nella nostra gente.”  La vita è così, un gioco complicato che affrontiamo senza conoscerne la mappa. E’ l’America rurale a sfilare, indaffarata tra pescatori illegali per far quadrare i conti, cacciatori, allevatori sconfitti dalle avversità e okie smarriti nel traffico di Long Island. Non resta che rifugiarsi nel privato delle relazioni sentimentali, unico argine alla fatica di vivere: “quando mi sveglio la notte in preda al panico e mi stringi così forte al petto, il tuo respiro sulla mia pelle mi riporta indietro fino a quando posso riposare leggero.”

I racconti brevi di Complicated Game prendono vita sottoforma di ballate mid-tempo sospese tra l’essenzialità folk di Copper Canteen e South Dakota, i dondolii blues di Forgotten Coast, le reminescenze country di Deaver’s Crossing e i minimalismi rock di These Things I’ve Come to Know, risolti in arrangiamenti stringati e mai eccessivamente roots. Il singolo How’m I Gonna Find You Now è l’episodio più modernista del lotto con l’ampio uso di campionature e un talkin’ spiazzante, mentre le cornamuse di Long Island Sound spostano all’indietro le lancette del tempo spruzzando d’Irlanda la melodia arcana del brano.

James McMurtry sa giocare bene le sue carte, questo lavoro ne è la prova! La scrittura solida, la tensione ideale, l’attenzione ai particolari, la musicalità asciutta estremamente personale sono elementi che collocano Complicated Game sul podio più alto insieme a Too Long in the Wasteland.

Track List

  • Copper Canteen
  • You Got To Me
  • Ain’t Got A Place
  • She Loves Me
  • How’m I Gonna Find You Now
  • These Things I Come To Know
  • Deaver’s Crossing
  • Carlisle’s Haul
  • Forgotten Coast
  • South Dakota
  • Long Island Sound
  • Cutter

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