Ha Ha Tonka Heart-Shaped Mountain
2017 - Bloodshot Records / IRD
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Ma quest'ultimo è solo un episodio: nel complesso, Heart-Shaped Mountain segna un ulteriore passo verso una musica meno rootsy, più aperta ad altre influenze, e in poco più di mezz'ora sfoggia anche qualche buona canzone, perché certo agli Ha Ha Tonka non difettano di impegno e personalità. Everything, cullata dagli arpeggi cristallini delle chitarre, sembra uscire dalla penna delicata di un Tom Petty; una ballata killer, corredata da un video dove i cinque suonano scivolando placidamente sullo Spring River, in Arkansas. È la seconda traccia del disco, racchiusa tra Race To The Bottom, che richiama lo stile dei Kings Of Leon, e All With You, che invece evoca, soprattutto nelle strofe, struggenti malinconie da pop inglese, con una smaccata deriva coldplayana (da Coldplay, sì proprio loro!) nel ritornello. Vale la pena resistere oltre? Sicuramente sì, perché i pezzi successivi rivelano le doti canore d'insieme del gruppo, di cui si faceva cenno all'inizio; gli impasti vocali di Going That Way e Height Of My Fears, che accompagnano impetuosi crescendo, hanno la forza degli inni da stadio, da cantare a squarciagola. A “tirare” il gruppo è Brian Roberts, sostenuto da Brett Anderson (chitarra e mandolino), Lucas Long (basso), Mike Reilly (batteria) e James Cleare, tastierista polivalente e imprescindibile “collante” sonoro della band. Anomalo è invece l'esperimento di Land Beyond, dove gli Ha Ha Tonka prendono in prestito le liriche di un vecchio gospel, Beyond This Land Of Parting (1876), e le rivestono di un incalzante e strambo ritmo simil-disco.
Opera imperfetta e un po' leggera, Heart-Shaped Mountain ha il pregio dell'entusiamo che sostiene un'indubbia capacità di scrittura. Per averne una sorprendente conferma basta godersi la finale Telluride, il brano più scuro e intenso, di taglio cantautorale e sporcato da decise influenze southern. È una prova abbastanza avulsa dal resto, e suona come un congedo benaugurante per il futuro.