Guido Maria Grillo Non e´ quasi mai quello che appare
2011 - AMProduction
Grande teatralità e lodevoli doti vocali, per Guido; virtuosismi ricchi di pathos che accentuano la drammaticità della sua musica. Parole avvolte in un sapiente arrangiamento conferiscono all’album un respiro quasi classico, di altre epoche.
Questo appare un viaggio introspettivo in un mondo scuro, con lo sguardo di chi ha già visto e capito tutto, alla ricerca di se stesso e di Dio.
E Guido Maria Grillo pare quasi un Jeff Buckley campano, tanto malinconico quanto capace di trasformare sentimenti e sensazioni in suoni.
Omaggia per ben due volte il cantautore genovese De Andrè, una volta dedicandogli la propria tesi di laurea e la seconda volta interpretando una cover intima e toccante de Il sogno di Maria. Critica la società, con il malinconico grido di chi sta per affogare nel brano Tango dei naufragati (schiavi di dio e della fame), e denuncia la società capitalista in L’età dell’oro nero. Fede e misticismo nella track 1, Preghiera. Strappalacrime è Avrò cura di te, racconto di un vuoto incolmabile. Un piano apre una dolcissima autodedica, Canzone per me,in cui ci si conforta e ci si lecca le ferite, perché “in fondo ogni cosa vive soltanto se ha un inizio e una fine”. Di fine si parla ancora nel brano Finirà: nessuno spiraglio di luce, non c’è speranza solo disillusione e paura, alternanza di urla e sussurri.
Di certo il personalissimo modo di far musica di Guido Maria Grillo si pone al di sopra della tradizione, ma ha le carte in regola per ritagliarsi uno spazio nel cosmo musicale d’autore. Ha talento, lo dimostra e si vede, e con questo secondo lavoro ha sicuramente trovato la sua identità.
Se il titolo dell’album recita Non è quasi mai quello che appare, mai come in questo caso l’apparenza coincide con la realtà.