Gioacchino Costa Miserie
2024 - Altafonte/Boc music/Lab22
Sarà che, se incontri Armando Corsi, umanamernte e artisticamente ti resta Sottopelle ben più di qualche arpeggio.
Per queste e altre manciate di considerazioni, questo disco, Miserie, è difficile da trattare con il distacco di chi deve promuoverlo.
Posso solo scrivere che, quando avvertiamo una suggestione che si svela, è sempre qualcosa in cui ci riconosciamo: un po’ come se Quei posti davanti al mare si somigliassero tutti e ci facessero scaturire pensieri dissimili da ogni costruzione razionale, un dolore intimo che ha l’odore della salsedine.
Il disco è ben strutturato; è il racconto di una storia d’amore, delle sue pieghe scomposte e profonde. Un viaggio nelle sonorità che vanno ben aldilà della forma cantautorale predefinita.
Perso è una sorta di piccola ouverture, che delinea gli spazi su cui danzare il tempo di certi sentimenti che potrebbero non sempre essere “sentimenti certi”.
E infatti Senza fiato somiglia a un giorno di “macaja”, dove una voce apparentemente fuori campo nomina Jannacci, e, come in un fotogramma sfuocato, ogni parola si cristallizza.
Un cane è la summa di tanta meraviglia. Dentro c’è Genova, la Via Aurelia in Vespa, le ragazze di Lombardia, l’amore che si trasforma come il mare di fronte a noi, che ci domanda cosa ci stiamo a fare a piedi nudi sulla riva della nostra provvisorietà.
L’amore e i suoi mille strati descritti come se bastasse confondere i pesci con le stelle. Di questo immagino Gioacchino Costa raccontarci in ogni canzone, che si srotola semplice e preziosa in questo lavoro ispirato.
Un album come questo, ce lo meritiamo; in questo tempo sbandato, canzoni che raccontano una storia di affetto sono le benvenute. Tra tanti racconti di rabbia, ascoltare parole di smarrimento per un sentimento positivo va appena bene.