Frank Turner England Keep My Bones
2011 - Epitaph Records
Ascoltando England Keep My Bones sembra di stare sul set di un´opera i cui costumi di scena sono settecenteschi, ma ognuno, oltre ai capelli colorati, ha un forte carisma punk e dissacrante: nonostante il loro aspetto hard-core, la sceneggiatura è comunque intellettuale ed elegante; proprio come l´opera a cui questo disco è stata dedicata ovvero Re Giovanni di William Shakespeare. Ed eccolo il nostro cuore ribelle, mettere in prima linea una chitarra acustica, quasi a voler rimarcare il tono folk del disco, senza rinunciare ad uno stile tipicamente punk rock, in cui, in maniera moderata, gli amplificatori si impennano distorcendo l´anima folk e facendola diventare di un tono più “stradaiolo”. I brani non presentano né spigolosità, né armonie scontate, si lasciano trasportare da questo spirito intellettuale, cedendo di tanto in tanto alle tentazioni del vizio (in One foot before the other rinuncia ad essere un democratico guida il suo sound maniera epica verso il tema centrale del disco). Certe mentalità sovversive a volte conducono all’ingenuità che vengono espresse nei falsi romanticismi come succede nel bellissimo punk folk If I Ever Stray. Frank Turner è un inglese oltre misura, un hooligan che ha messo la testa a posto, nonostante la sua tensione al punk, si lascia coinvolgere in questo omaggio alla cultura letteraria della sua nazione: fa un po’ specie sentirlo come un cantastorie e commediante moderno, in I Still Belive si ricopre songwriter provetto a volteggiare leggero in questo pop punk acustico davvero divertente e orecchiabile. Frank Turner in England Keep My Bones diventa anche scopritore delle tradizioni ottenendo ottimi risultati come nella folk ballad Rivers. Non è l´unico esempio del disco in cui in qualche modo guarda al passato rispolverando vecchi motivetti della musica folk inglese, come succede nel canto solitario e tradizionale di English Curse.
England Keep My Bones è un disco a suo modo affascinante, ha un equilibrio di fondo, è ricco di contaminazioni e presenta un pizzico di ricerca, ma nessuno di questi elementi domina la scena. Il suo suono ricorda si le sfuriate “casinare” del punk rock, ma tutto sommato è presentato in una copertina estetica e facilona che si lascia ascoltare piacevolmente ed è adatto oltremodo a tutte le stagioni.