Fausto Mesolella Taxidi
2017 - Fonè Records / IRD
Cinque suite di chitarra. Chitarra pura. La sua Insanguinata, come la chiamava lui. Classica e amplificata con quel tanto che basta di pedale per incidere nell’antica cantina del Palazzo di Scoto di Semifonte a Certaldo Alto (FI) un repertorio che va da se stesso a Satie, da Modugno ai “suoi” Avion Travel, e poi Sting, Jobim, Nino Rota, Di Giacomo. Sarebbe dovuto uscire con la forma di un documento in vinile, ma le sue dita non ce la fecero a smettere di arpeggiare dopo circa 20’ (cioè quanto più o meno può contenere un lato di un vinile).
Dolce e malinconico, Taxidi è l’anima del suo compositore. Termine mai più appropriato anche se si tratta di doverci imbattere, tanto per citare un solo esempio, nella trascrizione dal piano della celeberrima Gymnopedie n. 1, dopo il cui ascolto non siamo più certi che quella successione di note e accordi appartenga solo a Satie (in fin dei conti anche Bach trascrisse segretamente Vivaldi senza per questo perdere la nomea di compositore).
Mesolella procede con una serie di esili ma decise coloriture, declina l’abbellimento con un’opera di sottrazione sonora facendo pulsare l’essenziale delle partiture originali, gioca con le più disparate forme musicali, dalla bossa al blues, trattiene il ritmo dove sente che si debba percepire la liricità di quel particolare spunto melodico, lo lascia scorrere accentuandolo quando l’armonia gli consente con la progressione di sondare un tempo diverso senza perdere niente della ricchezza sonora che sta (ri)creando.
Meditazione e poesia, nostalgia e struggimento sono i quattro punti cardinali che conducono l’anima del musicista a esplorare il visibile e l’invisibile in questo suo personale viaggio nel tempo e nello spazio. Un cammino più che una corsa, lenti sorsi più che il bere d’un fiato. C’è tanto sangue dentro. Ma davvero tanto.
Corrado Ori Tanzi - lo trovi anche
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