Fabiana Palladino<small></small>
Rock Internazionale • Pop

Fabiana Palladino Fabiana Palladino

2024 - Paul Institute

12/08/2024 di Luca Di Pinto

#Fabiana Palladino#Rock Internazionale#Pop #pop-soul #alt-pop

Prima o poi il talento di Fabiana Palladino doveva sbocciare anche in modalità solitaria, dopo collaborazioni varie nel corso degli ultimi anni al fianco di artisti quali SBTRKT, Jessie Ware, Laura Groves e Sampha.

Non lascia indifferenti quel cognome, nel perimetro artistico, e infatti suo papà Pino (insignito della cittadinanza onoraria di Campobasso) ha trascorsi di un certo rilievo in qualità di bassista e produttore, dalla militanza negli Who al pantheon di progetti in studio e in tour con artisti di fama acclamata.

Fino allo zampino messo qui, nell'esordio omonimo discografico di Fabiana Palladino, assistito peraltro dall'altro figlio Rocco (per l'occasione da ricordare anche quale bassista di Yussef Dayes), dal co-produttore Harry Craze, dal batterista Steve Ferrone e dal fine arrangiatore d'archi Rob Moose. Il tutto al cospetto di una cabina di regia affidata a Jai Paul, co-fondatore insieme a suo fratello A. K. dell’etichetta che ne pubblica il disco e co-autore del pezzo I Care (appendice soul al ralenti più che mai gravida di sfumature suadenti e rarefatte).

Ulteriore e doverosissima menzione per Jamie Woon, accreditato alle backing vocals di Closer, traccia di apertura che fa il paio con la successiva Can You Look In The Mirror? nel definire perfettamente l'intera cifra stilistica votata a un blue-eyed soul ‘80-‘90, declinazione Lisa Stansfield, sorpresa a cimentarsi fra i singhiozzi di drum machine retro e scarnificate, il che va a renderne un profilo assimilabile alle atmosfere chamber della Nite Jewel di No Sun, alla quale Fabiana Palladino è curiosamente associabile pure per i tratti di un artwork affine a Liquid Cool della suddetta collega.

Emerge costante una certa sensibilità vocale tesa a carezzare parole alla maniera di Rosie Lowe, Kate Bollinger e Alice Phoebe Lou (I Can’t Dream Anymore), riproponendo toni soffusi e al chiaro di luna, preludi al servizio di splendidi groove r&b di là da venire (Stay With Me Through The Night).

In un lavoro solo in apparenza statico, si fanno largo le fiammate alt-rock di Shoulda (i cui semi già impiantati in Give Me A Sign lasciavano presagire nuovi guizzi) e grovigli di vintage synth dalle sonorità exotic/tropical (Deeper, In The Fire), prima di tornare alla base di un soul corredato da strings e falsetti (Forever), generatore di vibes e sofisticatezze memori degli episodi più compassati di Durand Jones & The Indications, nonché sigillo finale di una prelibatezza per palati fini.

Track List

  • Closer
  • Can You Look In The Mirror
  • I Can`t Dream Anymore
  • Give Me A Sign
  • I Care
  • Stay With Me Through The Night
  • Shoulda
  • Deeper
  • In The Fire
  • Forever