Emiliano Mazzoni Profondo blu
2016 - Private Stanze / Audioglobe
Già dal primo ascolto di questo lavoro tutto sparisce, catapultando l'ascoltatore in questo punto di incontro, rapito dalla ferocia poetica di dodici tracce che diventano un respiro profondo nell'immenso per poi perdere il fiato ancora, fino a voler ricercare queste sensazioni in ogni ascolto che continuano dimenticandosi che esistono tempo e spazio. Risulta difficile un discorso "tecnico" quando ogni brano è un momento della vita dalla rabbia alla nostalgia, dalla melanconia alla serenità, come ben sintetizza il singolo La metà che gioca su un passato visivo con un brano che è l'opposto, e sono le contraddizioni tra musica e testi che pongono l'ascoltatore in questo luogo di irrealtà tangibile, su quella linea immaginaria dell'emotività tra pace e forza, tra classico e sperimentale, ma così personale che si può solo vivere.
La voce calda e sicura, la parte musicale, l'immediato riconoscimento della produzione di Luca A.Rossi (Üstmamò, Giovanni Lindo Ferretti) creano un perfetto connubio che rende ogni traccia un momento unico, come lo è l'intero lavoro. Si respira aria pura anche quando sembra che manchi perchè si trattiene il fiato per non perdere il pathos, partecipando completamente all'ascolto, come rapiti una Sindrome di Stendhal musicale, totalmente positiva, quanto totalizzante.
La purezza del pianoforte che ci accompagna Al mio funerale poi passare a una "bucolica emilianità" ne L'arte che avrai diventano uno sfondo alla poesia intensa de Il cielo della scuola e al basso di Faccia da uomo che tendono a una nuova bellezza della musica cantautorale italiana che chiaramente esiste e la si può ritrovare in questo lavoro che sembra strizzare l'occhio a De Andrè per poi vivere di vita propria in chiave contemporanea. Ci si perde in questi brani e non si vuole lasciarli, diventano un rifugio fantastico di pace e tormento, in una mescolanza che nessuna parola riuscirà a spiegare perchè si è persi in quel punto di confine e scambio tra mare e cielo dove lo sguardo vuole solo spaziare e poter dire "c’è che sto bene, ma proprio bene,vacca come sto bene… da solo quaggiù".
Profondo blu permette di immaginare perchè, talvolta, non ha un significato immediato e ogni traccia ha una vita propria, che solo unita alle altre permette di navigare in questo Tiepido mare completo tra arrangiamenti, musica, testi che accompagnano un viaggio metaforico viscerale che vale la pena di essere intrapreso fino al punto di dire "e se annegheremo che male c'è?".