Elvis Costello My flame burns blue
2006 - Deutsche Grammophon
“My flame burns blue” è infatti un buon sunto dei progetti che Costello ha portato avanti parallelamente al suo percorso rock: gli album realizzati con Burt Bacharach, con Anne Sophie Von Otter, con il Brodsky Quartet o quelli pubblicati per la Deutsche Grammophon; le apparizioni a vari festival di musica classica e jazz piuttosto che il lavoro con la Charles Mingus Orchestra, senza considerare corsi, seminari e incarichi da direttore d’orchestra.
Per quanto molti appassionati rock possano rimanervi indifferenti, quello di Costello non è affatto materiale da curriculum e lo dimostra una volta di più questo live, registrato con la Metropole Orkest al North Sea Jazz Festival nel luglio 2004.
“My flame burns blue” non è prima di tutto una risposta al “Live in Memphis” pubblicato verso la fine del 2005 e non mira quindi a stuzzicare e soddisfare esclusivamente “palati fini”.
Costello interpreta brani classici con la stessa verve con cui si diletta a ripescare pezzi del suo vecchio repertorio: in scaletta compaiono gli spiriti di Charles Mingus, Chet Baker, Dave Bartholomew, Henry Purcell e Duke Ellington reincarnati dal piglio jazz-swing di una big band che si permette parti di latino-americana.
Costello dà sfoggio delle sue capacità di interprete mescolando classe e vitalità: da una parte offre una “Hora Decubitus” arricchita di un suo testo e di slanci di fiati e di chitarra elettrica molto rhythm’n’blues, mentre dall’altra dispensa prestazioni vocali cariche di un vibrato che non è solo da semplice crooner.
I pezzi migliori sono “Clubland”, “Almost Ideal Eyes” ,“ Episode Of Blonde” e “Watching The Detectives”, ovvero le tracce in cui le percussioni caricano il ritmo, ma, anche quando gli arrangiamenti si distendono sulla musica classica e da camera, Costello non suona mai scontato, anzi “My flame burns blue” riesce a vincere quella monotonia che permeava le canzoni di “North”. Le parti più orchestrali meritano infatti di essere ascoltate secondo la regola del “play it loud” in voga per i dischi rock e lo stesso vale per i passaggi più melodici come la conclusiva “God Give Me Strength”.
Allegato al disco c’è anche un bonus-cd con estratti della suite “Il sogno”, composta per il balletto del “Sogno di Una Notte di Mezza Estate”: l’opera andrebbe rappresentata a teatro, ma Costello convince più di McCartney e di tanti altri musicisti pop laureandi in musica classica.
“My flame burns blue” non ha la leggerezza di “Live at Town Hall” degli Eels, ma raggiunge comunque altezze notevoli.