
Colapesce e Dimartino Lux Eterna Beach
2023 - Numero Uno/Sony Music
Quello che i due musicisti – non dimentichiamolo, di grande esperienza, incontratisi nel 2010, riunitisi dieci anni dopo – hanno costruito nel loro secondo disco insieme oltrepassa la logica del "cavalchiamo l'onda del successo, perché abbiamo firmato un contratto", e la annichilisce, perché inocula, all'interno del formato di un disco pop, una serie di riferimenti a orizzonti musicali alieni al pop propriamente detto, pur mantenendo una coerenza di orecchiabilità e immediatezza, che lo sganciano anche dall'opera di avanguardia propriamente detta.
Questo era già evidente nella colonna sonora di quell'esperimento cinematografico che è La primavera della mia vita, di cui avevamo scritto qui, ma ora appare in piena luce ciò che i due stavano preparando: un esperimento – riuscito – di mix tra cantautorato tradizionalmente inteso (alla Niccolò Fabi, o, ancor prima, alla Battisti, per intenderci – come la provocatoria Ragazzo di destra), e avanguardia (e qui il riferimento al Maestro, il primo Battiato, è d'obbligo, ma anche ai contemporanei Baustelle – Sesso e Architettura a testimonianza), con una cultura musicale ampia, internazionale, che non teme la mescidanza di stili e generi, e mette al primo posto la cura per la parola.
Coraggioso e spericolato, il lavoro alterna momenti articolati, complessi quanto alcuni titoli (La luce che sfiora di taglio la spiaggia mise tutti d'accordo), ad altri più radiofonici, che però non rinunciano all'eleganza della scrittura e all'impegno (la sanremese Splash), mentre gli arrangiamenti impreziosiscono anche le partiture apparentemente più lineari (l'elettronica in Forse domani, con la voce intensa di Joan Thiele). La tradizione della ballata viene inoltre vivificata da una vena attuale, dall'allure vagamente esistenzialistica ("Considera che tutto può finire, lo sai che mi deprimo ma con stile", in Considera; "quelli come noi NonâŸsanno più restare in pace Neanche con Dio", in Neanche con Dio), che affronta i temi filosofici di petto, con ironia e profondità, come la sognante, rivoluzionaria 30000 euro, dall'atmosfera insieme tenchiana e futuribile, alla Tame Impala - "Sottovoce Dentro un uragano Quel che non capisco Non mi fa paura Se lo hai detto tu", oppure la morbidamente feroce Cose da pazzi.
Che i maestri siano le stelle guida del duo è indubbio anche da una scelta inconsueta, ma suggestiva: Filippo Graziani, il figlio dell'indimenticabile Ivan Graziani, ha scelto i due artisti per ri-comporrre I marinai, con la voce di Ivan incisa su nastri risalenti alla fine degli anni ’80, che riportavano le strofe e un ritornello, che essi hanno riproposto nel finale, aggiungendovi due ritornelli composti da loro. L'effetto è struggente e lirico, un momento di grande emozione.
E la musica troneggia ovunque, suonata con rispetto e sapienza, per ottenere la propria incoronazione definitiva nel viaggio sonoro della title track: degna chiusura di un album che merita ben più di un ascolto.