Claudio Fasoli Inner Sounds
2016 - Abeat / IRD
#Claudio Fasoli#Jazz Blues Black#Jazz #Jazz #spiritual jazz #Avant- Garde Jazz
Il mondo del jazz contemporaneo in generale (soprattutto quello europeo e contaminato) deve molto ad artisti come il veneziano (ma milanese d’adozione) Claudio Fasoli, mente dei mai dimenticati Perigeo e sassofonista dallo stile personalissimo in grado di collaborare nell’arco degli ultimi decenni con i nomi più in vista del panorama italiano e internazionale (tra i tanti si possono citare Giorgio Gaslini, Lee Konitz e Henri Texier).
La creatività fatta di ricerca sonora e compositiva di Claudio Fasoli emerge già guardando ai componenti che partecipano al progetto Inner Sounds: un doppio quartetto, si avete capito bene, un doppio quartetto capace di dare un sound assolutamente unico ad un disco che si inventa una serie di composizioni personali ispirate a una raccolta di sette poemi (Horae Canonicae), le “ore canoniche” del grande poeta inglese Wystan Hugh Auden, che trattano il tema combattuto dell’accettazione o della negazione divina. Per capire meglio a cosa ci troviamo davanti è importante elencare musicisti e strumenti: Gianni Bertoncini (drums, electronics), Lorenzo Calgaro (double sass), Michele Calgaro (electric guitar), Michele Decorato (piano), Claudio Fasoli (tenor e soprano sax), Michael Gassman (flugelhorn, trumpet), Andrea Lamacchia (piano), Marco Zanoli (drums).
L’impatto atmosferico del disco riesce a darti assuefazione ancor prima di rendertene conto; lo scorrere dei minuti, dei pezzi, fa si che questo sound contemplativo possa pian piano emergere, avvolgere, possedere la nostra mente e il nostro inconscio. Non ci sono passaggi banali o quelle cadute eccessivamente melodiche caratteristiche della tradizione fusion, Inner Sounds è un disco di sensoriale, profondo, arcano e contemplativo jazz moderno, tra Avant-garde e misurato equilibrio, in grado di percorrere nuovi sentieri, senza mai però svelare troppo di sé.
L’apertura di Prime è già spiazzante, si alternano congegni elettronici, deliri improvvisati di sax, classic jazz e ambient, ma anche una sensibilità generale coloratissima, frutto prelibato dalle tante variabili strumentali che si intrecciano continuamente. Se la rilassante morbidezza di Terce trova la sua anima nel cambiare continuamente umore e suoni, il pezzo successivo Sext si erge a capolavoro del disco; inizialmente sembra una ballad standard con dialogo romantico di piano, sax e contrabbasso ma di colpo si spezza tutto, nel silenzio, per poi risorgere in altra veste, in atmosfere affascinanti, stranianti, dove lo spirito del Coltrane periodo free sembra echeggiare in mezzo a minimali sibili elettronici che impreziosiscono una base sonora, di origine esotica; ogni strumento sembra ricamare voci, sussurri, partecipi di una trance notturna naturalistica e selvaggia, magari priva di stelle ma densa di vibrante, ammaliante, inafferrabile oscurità.
I suoni ambient iniziali e le ripetizioni sonore in divenire della intrigante Nones acquistano sempre più strumenti e varietà sonora (bellissimo il passaggio dalla tromba di Michael Gassman al soprano di Fasoli), ma anche ritmo e intensità; brano dotato di stimolante, progressiva liberatoria musicalità. A seguire, le piovigginanti note pianistiche che aprono la breve e incantata Vesper fanno da perfetto intro alla seguente Compline, una meditazione per sax tenore che sembra cullare ogni aspetto dello spiritual jazz ma con il mood personale che Claudio Fasoli ha sempre evidenziato nei suoi lavori. Louds conclude il disco con il passo circolare dei fiati e quello delicato di una ballerina post moderna, che sale e scende, che si eleva e che poi si adagia, pian piano, nella estatica immobilità del silenzio.