Boz Scaggs Boz Scaggs (remastering 1977) [Lost & Found]
1969 - Atlantic
Così, scrivendo di Boz Scaggs e del suo ultimo “Out of the Blues”, arriva un suggerimento per l’ascolto di quello che ha rappresentato il suo primo lavoro da solista, una chicca datata 1969.
Tra le definizioni che descrivono l’omonimo album, è ricorsa anche quella di essere un po’ “vaudeville”, ma dentro quel suo primo lavoro convivevano il passaggio da eccellente chitarrista che era nella Steve Miller Band ad aspirante cantante e la volontà di guardare a nuovi orizzonti, e non si può negare che, durante questo cammino, non abbia poi trovato strade luminose. Qualunque sia la ragione, nei primi due anni dall’uscita, l'album vendette solo circa 20.000 copie, una gemma sottovalutata.
Si potrebbe considerare una specie di esperimento, dove si annusano folk, soul, country e R’n’B. Gli occhi blu sono ancora alla ricerca della loro anima, ma esiste una bellezza nascosta nelle note di Boz Scaggs: quella linea “non conforme”, che mostra il sound di Muscle Shoals fin da I’m Easy, i colori black della Stax in I’ll Be Long Gone con quell’armonia discreta di fiati e cori che lasciano spazio alla voce protagonista e ad un sax sinuoso e avvolgente, la stretta parantela con Otis Redding sulla grande ispirazione emotiva di Another Day (Another Letter) e il folk alla Dylan di Look What I Got che parte con quello slide sporco e si trasforma, sul finale, in un soul caldo e confortevole…. e ancora gli spazi lasciati a sapori zeppeliani nell’inquietante Finding Her, drogata da uno slide lamentoso e un ossessionante organo barocco, e l’opus magnum di tutto il disco Loan Me a Dime un capolavoro di 13 minuti pieno di sentimento, dove la chitarra sensuale e raffinata di Duane Allman versa lacrime blues sposandosi con la languida e dolente voce di Boz Scaggs, per finire con quella ballata alla Van Morrison, Sweet Relase, che porta il pensiero fra le braccia di un amore perduto…
L’album assume le sembianze di una tavola dipinta con molti colori, dove i toni dominanti sono davvero fantastici, ma inadeguati, a mio avviso, i pezzi stile country che, pur ben eseguiti, mal si adattano al resto del disegno e non danno la giusta luce alla voce di Boz.
Per quanto però possa venire considerato da diverse angolature o nei suoi aspetti più sfaccettati, personalmente mi sento di ritenere indubbio il valore dell'opera. Sarà per l’elettronica primitiva, il calore analogico, l’odore ancora un po’ lontano di blues, la favolosa sezione ritmica dei Muscle Shoals musicians, gli arrangiamenti sobri ma efficaci e la splendida chitarra di Duane Allman o il prezioso supporto di Eddie Hinton, ma questo album rimane uno di quei classici da riscoprire.
Amore e rimpianti, sensi di colpa e disperazione, misericordia e speranza si trasformano, a turno, in vibrazioni toniche, languide e commoventi e mentre le note dell’ultimo pezzo suonano nell’aria, la sensazione è quella di essere emotivamente prosciugati, ma con una sorta di delizia dell’animo che è il regalo di una musica senza tempo.