Lui sull’Oceano non ci faceva surf. No. Ci si tuffava dentro. E ogni volta che andava giù ritornava con un tesoro di canzoni che aveva sentito dai pesci, diceva. Non tutti possono farlo, diceva, solo ad alcuni è concesso bagnarsi in quelle acque e recepirne i doni. Tipo strano, Brian.
Dopo un po’ i ragazzi se ne sono andati e la spiaggia è rimasta a lungo deserta.
Un giorno altri ragazzi sono capitati chissà come su quella vecchia spiaggia che nessuno frequentava più. Era davvero un bel posto dove stare. Ancora risuonavano canzoni sulla sabbia. La risacca dell’Oceano era un respiro maestoso. Meraviglia. Una lunga rincorsa, una gran boccata d’aria, un tuffo. Degli strani pesci. Meraviglia. Conoscevano canzoni bellissime quei pesci. E la gente a pensare che siano muti. Nel frattempo era calata la notte e al posto del giallissimo sole del pomeriggio estivo c’erano le stelle del firmamento. I ragazzi sono riemersi, hanno acceso un fuoco sulla spiaggia e con le stelle negli occhi, ancora bagnati, si sono messi a cantare quello che i pesci avevano loro insegnato. Meraviglia.
Deve essere andata così, altrimenti non si spiega quanto forte sia il richiamo ai Beach Boys ascoltando questo disco degli Animal Collective, finora mai così cantabili e così dannatamente piacevoli. Diamine, è impossibile non pensare a God Only Knows e a tutto Pet Sounds. Bluish, Guy’s Eyes e Taste, sembrano scritte da Brian e cantate dai suoi fratelli e amici. Per non parlare del resto della scaletta.
Di Lion In A Coma dapprima incuriosisce l’incipit di marranzano e tamburello, poi arrivano le voci, filtrate, e cominciano a vorticare le tastiere. E si decolla. Sotto tutta la coltre di suoni elettronici e beat inusuali ci sono progressioni armoniche solidissime, che risaltano soprattutto nelle linee vocali, come succede in Summertime Clothes, decisamente l’hit single dell’album: linea di synth pulsante tipo Il Vento Caldo Dell’Estate (avete presente?), beat squadrato in cassa dritta, tastiere che punteggiano sapienti sgocciolature, voci che si dispiegano in vertiginoso saliscendi. Brian Wilson in fattanza alla console per un rave sulla spiaggia, in sintesi.
Il paragone non vuole essere affatto riduttivo, ma di lode: gli Animal Collective di questo disco si candidano a Beach Boys del secondo millennio.
Ai più ricettivi si spalancheranno le porte del Cosmo.
Dall’Oceano alle stelle.