Se invece amate il genere di certo apprezzerete Tradizione commerciale di Ance e i Fatti quotidiani, quattro canzoni più un’introduzione e una coda incentrate sul tema del consumismo della società odierna. Il tutto decantato con ironia da Andrea Lovito (vero nome di Ance) sostenuto in tutte le sue esplorazioni in più generi musicali dai suoi Fatti quotidiani: Daniele Bianconi al basso elettrico, Dario Gozzini al pianoforte, organo e synth, Michele Trentacosti alla batteria, Massimiliano Lami al sax tenore e soprano e Federica Amato ai cori e al flauto traverso.
Attingendo dalle sue origini, Tradizione commerciale affonda le sue radici negli stornelli toscani, influenza che si sente molto in A pancia piena; passando per un sentiero di cantautorato dal sapore pop con Tradizione commerciale, il brano non a caso più orecchiabile del disco contenente sfumature alla Rino Gaetano, riferimento più sentito in Penso che ritornerai, nostalgico brano che chiude il disco.
In un sali scendi musicale continuo in cui l’ascoltatore viene trasportato in generi musicali differenti ecco che si passa a Il dittatore in cui si ritorna alla tradizione popolare tipica delle feste di paese. Il testo di questo brano, l’unico non scritto da Andrea Lovito, è di Gianni Rodari che ben si adatta al contesto ironico e tematico del disco: "Un punto piccoletto superbioso e iracondo, "dopo di me" gridava "verrà la fine del mondo!". Le parole protestavano: "ma che grilli ha per il capo? Si crede un punto e basta e non è che un punto e a capo". Tutto solo a mezzapagina lo piantarono in asso, e il mondo continuò una riga più in basso".
Prodotto dallo stesso Ance grazie alla raccolta fondi su internet, Tradizione commerciale si colloca nella cerchia dischi ben eseguiti guardando al genere di appartenenza, contributo che deriva soprattutto dalla bravura della band. Ma come si diceva all’inizio questo resta un disco confinato a se stesso, che difficilmente può essere apprezzato dai non appassionati del folk popolare.