Alberto Arcangeli Farfalle notturne
2024 - Autoprodotto
Il ruscello è di per sé il primo campanello che avvisa che un ospite gradito è alla porta. Ci sono echi di parole complesse e una composizione attenta e assolutamente non banale. E scivola via la seguente Piove sabbia nel fango, una canzone talmente leggera da spiegare da sola la bellissima copertina, che impreziosisce tutto il lavoro.
Certo, non mancano tante e tante suggestioni, che mi ricordano il tocco del mai dimenticato Albert Radius in alcuni passaggi, ma non fraintendete: qui di originalità ce n’è a vagonate, con testi che si sposano alla perfezione, lasciando intuire quanta ispirazione deve esserci stata nella gestazione di un progetto minuzioso come questo.
Aspettando Godot è un concentrato di emozioni da conservare, mentre la successiva Ricorrenti e irriverenti è talmente trascinante da ricordare certi suoni di Anthony Phillips. Pochi altri lavori rapiscono fin dal primo ascolto, come è accaduto con Farfalle notturne, e lo scrivo consapevole di riconoscermi nei suoni e nelle parole che lo compongono come una tavolozza adornata dei colori giusti per dipingere lo spazio che c’è.
Bisognerà, prima o poi, accorgersi che esiste una moltitudine di artisti che sfornano prodotti di una tale intensità e ispirazione da oscurare tutto il mercato discografico imperante; un mercato fatto di improbabili talent show, che stanno togliendo luce a chi invece (come farfalle notturne, appunto) sa volare con ali sottili.
Non c’è che dire: se questo è il primo disco di Alberto Arcangeli in italiano, vale la pena di insistere su questo sentiero perché il risultato è eccellente (con buona pace di Calvino).
Ascoltatelo e sappiatemi dire se non è davvero così.