Above The Tree & Drum Ensemble Du Beat Afrofulu
2024 - Bloody Sound
#Above The Tree & Drum Ensemble Du Beat#Derive#Suoni #World #tribal #afro-house
Afrofulu, questo il titolo del novello rilascio pubblicato sulla label marchigiana Bloody Sound (a proposito, la versione cd è presentata in due succulenti varianti: la jewel box e la handmade deluxe edition), porta con sé un significato (letteralmente “afro spazzatura”) che, come i diretti interessati dichiarano, “nasce dall’idea di utilizzare registrazioni casuali di batteria per poi rimontarle utilizzando come riferimento estetico un immaginario legato alle corse d’auto clandestine, alle nuvole di sabbia, alle gare di macchine truccate in maniera artigianale, alle foreste tropicali, ai graffiti scoloriti, con forti riferimenti al collasso dell’occidente. Una sorta di Blade Runner nelle sabbie (…)”.
Niente male come bigliettino da visita. E già in odore di atmosfere esotiche, il disco affida a Bufalo l’entrée dal clima wild, ritmiche impigliate in tensioni inesplose, frastuoni ancora lì in divenire, ovattati nelle viscere di turbolenze timbriche dalle parti di Clap! Clap!, Ariwo e Feater.
Il duo funziona a meraviglia e apre subito a un incedere più irrequieto, esplorando il gusto un po’ selvaggio di rituali dai toni trance (Talker X, $abbie), fra sarabande afro-house e tropicalismi festaioli (come se a dirigere il baccano fossero Flock e cabezadenego).
Più aspri e sediziosi sono i toni, quando Afrofulu cala in quella selva i beat serrati di danze oscure, e poi grandiosi sample di canti tradizionali africani e subsahariani (Lagos), ideale humus per chiassate all’indirizzo di intemperie quasi estreme e fragorose (F. C. Lampedusa, calibrata sui rave cupi di MC Yallah & Debmaster, e, perché no, frullata anche nel dub avvolgente di SPAZA e Auntie Flo).
Un’estasi di poco più di mezz’ora, quella siglata Above The Tree & Drum Ensemble du Beat, partnership sapientemente al timone di un’anima dall’identità mai smarrita, pur in preda talvolta al turnover della sezione ritmica (l’alternanza fra Luca Rizzoli, Enrico Mao Bocchini, Stefano Orzes e Michele Grossi). Motivo in più per sancirne un'abilità non comune, che, con cognizione autorevole, adagia ritmi e trame assortite su uno spleen tumultuoso, in perenne tensione.