Above The Tree & Drum Ensemble Du Beat Cave Man
2014 - Bloody Sound Fucktory/Locomotiv Records
#Above The Tree & Drum Ensemble Du Beat#Derive#Avantgarde #Folk #Ambient
Se si volesse saper qualcosa su Above the tree, l'eterogeneo uomo-pollo, vi consiglierei di studiare le pagine di Ondarock dedicategli e in particolare l'intervista di Lancia e le recensioni di Saran. Tutto il resto è noia o potenzialmente tale, dunque io di che scrivo? degli input ricevuti ascoltando Cave man, suo ultimo lavoro e poi sopravaluterò l'autore nei suoi tratti figurativi poiché se l'è cercata, ma restiamo ai fatti. Marco Bernacchia aka Above the tree giunge al suo quinto lavoro, il precedente Wild di due anni fa, esportato in mini tour in Francia e Spagna, ha avuto un discreto successo in giro per l'Europa. Sempre mascherato da pollo cartonato (non riesco a togliermi dalla testa l'associazione con il Fabrizio Testa de Il lungo addio) pronto per ogni situazionismo underground, dimostra abilità nell'ottenere stima di pubblico e addetti ai lavori oltre a guadagnarsi la pagnotta, e mi sembra logico. Gavetta traforata di passione, l'autore rivendica una vita tutta votata all'arte e non sembra poterne fare a meno. Arte intesa in senso lato, di sicuro come spiccata creatività. In Cave man le minime trame pinkfloydiane che colgono monadi nelle melodie e i sospesi dei fader sono solo indicatori di massima. Andando più a fondo - e qui chi ha già scritto bene di lui mi viene in aiuto – quartomondismo e animismo sostengono andature e alambicchi. Non scomoderei invece il neo tropicalismo (forse trance, si in alcuni casi ci si avvicina) che di suo già ammicca a un benchmark funzionale. Se pare azzardato citare l'Eno più ritualistico, direi che, se pilastri dell'elettronica in passato scolpirono sculture sonore, Above the tree si smarca dal totalismo dedicandosi per lo più al taglio di statuine nok musicali. In queste sei tracce Marco aduna il Drum ensemble du beat (Grisolani-Bocchini) più amici vari come Nicola Manzan, Glauco Salvo e Roberto Villa. La lievitazione è diy, analogico rigorosamente, un bell'analogico a dirla tutta. Down-wind song o Black spirits, trasudando Africa via pigmenti islandesi o natività americana da una mc del '72, non nascono a cuor leggero e crescono sostenuti da sovraincisioni più in rima. Sempre dall'intervista emerge dalle parole di Marco una sua pretesa autonomia creativa che dice tutt'altro che egocentrismo. Bernacchia concede spazi e riesce a crescere grazie agli altri, apprende voracemente dalle jam e accumula dati. Questo, per chi è parco nei think tank, vale svariati attestati di stima. In più usa l'happening a suo vantaggio anche se lui non lo ammetterà sostanzialmente mai: il travestimento simbolico non è solo mimetica dei freni inibitori, è la massima critica sociale che il suo tratto permofmativo stabilisce e ordina ad una probabile folla rincoglionita di misture. Ho ascoltato, rischiando un transfert, Minimal love invece Wild e Cave man l'ho accolti con discernimento, ora proverò ad ascoltare il resto della sua produzione, ma quel poco che mi è sembrato di capire riguardo al suo futuro, credo di averlo intercettato nell'ibrido spettrale di End of era, brano in cui mi piacerebbe capire dove finisce il talento di Bernacchia e a che punto ha inizio l'andatura degli archi disegnati da Manzan.