live report
Edward Abbiati Milano / Spazio Teatro 89
Concerto del 14/10/2023
Edward Abbiati e la sua banda accendono gli amplificatori dell'anima, perché, dopo anni bui, freddi, incerti, angoscianti e senza speranza, la risposta è tutta su quel palco, su quella platea, sulla galleria e sulle balconate. C'è un disco nuovo da presentare, To The Light, di cui Mescalina ha scritto qui, ma soprattutto c'è da urlare al mondo intero che ci sei, che ci siamo, ancora e più di prima. L'emozione è tangibile e sgorga impetuosa con le prime note di Three Chords & The Truth che apre il concerto, seguita da Nothing Left To Say, come sul lato A del disco. Il suono è pieno, corposo, potente e morbido allo stesso tempo. La voce di Ed non tradisce sia nei pezzi morbidi, sia nelle ballads, potente e roca al punto giusto, mentre quel groppo che attanagliava il cuore si scioglie e viene spazzato via dai primi riff.
Maurizio "Gnola" Glielmo prende il comando delle operazioni e la sua chitarra inanella uno dopo l'altro assoli da vero fuoriclasse, anche se la vittoria stasera scaturisce dal gioco di squadra. Enrico Fossati pompa come una locomotiva con il suo basso punk, Mattia Martini on drums picchia senza pietà, mentre Francesco Bonfiglio disegna poesia tra organo e piano.
Ma non c'è solo musica su quel palco; ci sono, fondamentalmente, uomini con le loro vite, piene di gioie e dolori, ma soprattutto di passioni condivise, tra chilometri e chilometri di palchi, viaggi, pioggia, vento, freddo, caldo, sole, birre e poche ore di sonno. Ecco allora Stiv Cantarelli pronto a sfoderare chitarra e voce per Never Gave Up, tratta dal progetto ACC. Look At Me é un'oasi semiacustica dal precedente Beat The Night, poi si riaccendono i motori e via con Coast Of Barcelona, ritmata e accattivante. I Get Hurt e Beat The Night riaprono una finestra sul lavoro del 2019.
Per la title track sale come special guest Chris Peet, amico di vecchia data dei ragazzi. Con Friday Night arriva il primo sussulto al cuore, perché il pezzo esce dritto da quel piccolo gioiello che è stato ed è tuttora The Last Call, primo disco dei Lowlands, anno di grazia 2008. Di lì a poco mi sarei perdutamente innamorato di una band pavese che sembrava uscita direttamente da un pub di Dublino. Ballate folk rock piovose e sognanti, paesaggi brumosi e sogni sospesi, i ragazzi mi tennero compagnia per tanto tempo. Stasera tornano in circolo emozioni che pensavi sopite, nascoste in qualche cassetto che non ricordavi.
Going Downtown riporta in pista la realtà con un rock urbano tosto e potente, da qualche parte tra Bruce, Mellencamp, Lou Reed e Paul Westerberg. Alla seconda voce stasera è presente Alosi dei Pan del Diavolo, mentre sul disco compare Marco Diamantini dei Cheap Wine. Dalla collaborazione con Chris Cacavas per Me and The Devil arriva Oh Baby Please, pezzo tinto di blues e impreziosito dal sax di Fausto Oldani. La volata finale vede in pista To The Light e tre dei suoi brani migliori. Stairs To The Stars profuma di rock lontano un miglio, mentre Just About Now e Love Note sono due perle soul e r&b sporche di Asbury Sound e passeggiate under the boardwalk.
La chitarra di Marco Andrea "Francis" Carnelli della Mama Bluegrass Band si unisce alla festa, tra chitarre assassine, piano e sax sparati verso il cielo. Il palco del teatro milanese decolla, per atterrare esattamente tra lo Stone Pony e la Convention Hall. Love Note contiene nel testo una sincera ed esplicita dichiarazione di appartenenza, un vero e proprio messaggio di Amore, che Ed invia agli Amici con cui da anni ha condiviso gioie e dolori, cadute e rinascite: "Sending a love note to my friends/Sending a love note because this is not the end/We're going to meet up around the bend".
Il primo bis vede on stage Ed in duo acustico con Jimmy Ragazzon dei Mandolin' Brothers, che, armato della sua fedele armonica, colora di blues I Can't Tell Ya. Nuovo scossone al cuore e ulteriore giro attraverso The Last Call con That's Me On The Page, il basso nelle mani di Manuel Pili e un altro frammento dei Lowlands che torna in pista. Il finale non poteva che essere To The Light, vera e propria dichiarazione d'intenti e manifesto sonoro "We are walking to the light". È davvero finita? Certo che no, perché non si va a casa senza In The End. Di nuovo i Lowlands e quel disco, tutti sotto al palco, mani al cielo e cuori ancora più su: " It's alright, it's alright in the end".
Game, set, match!