live report
Taylor Swift Milano / Stadio San Siro
Concerto del 13/07/2024
Non pensavo di andarci. Ma la curiosità era tanta. E mia figlia ha trovato un biglietto su Ticketone la mattina, visibilità limitata, prezzo bassissimo. Ho deciso: la curiosità e l'assenza di pregiudizi hanno prevalso. E meno male...)
Taylor Swift, stasera a Milano, dopo dodici anni e una serie impressionante di record, è una, nessuna e sessantacinquemila. Poche artiste al mondo (anzi, non me ne viene in mente nessuna) sanno essere divine e vicine come lei, proporre se stesse senza filtri, eppure apparire come Cenerentola al ballo, donna fatale, ispirata folksinger chitarra a tracolla, sognante e meditativa al piano, scatenata show girl da dance floor, consumata attrice di musical, e amica del cuore che si illumina quando le dici come sta bene con quel vestito, o si incupisce quando tu le racconti le tue pene d'amore.
Taylor Swift ha trentaquattro anni, ha quattordici anni, ne ha ottanta di esperienza, cambia pelle con la stessa velocità e convinzione con cui cambia costume di scena, e le canzoni che ha composto cambiano con lei, eppure tutta San Siro le canta.
Tutta, tranne me, e pochi altri, che sono qui spinti da diverse urgenze: accompagnare i figli, il partner, o - come me - vedere un po' se questa Swift è davvero brava, o se è un fenomeno costruito, una bambola commerciale, una roba per teenagers asfittiche.
Ecco. La Swift che vedo è DAVVERO brava. Non è facile tenere il palco - spesso sola - per tre ore e venti senza interruzione, ballare, cantare, correre per il lunghissimo palco e l'altrettanto infinita passerella che si spinge fino a metà parterre, cambiarsi abito decine di volte, apparire e scomparire dentro la complessa e semovente struttura scenografica, interagire col (bravissimo) corpo di ballo e col coro, abbracciare i fans, presentare i brani, suonare la chitarra o il piano, ricordarsi tutte le parole delle quarantacinque canzoni (niente teleprompter, niente auricolari, solo memoria, disciplina e professionalità). Una maratona che la performer affronta con una naturalezza, una passione, una scioltezza uniche.
Spettacolo totale, tra video, elaborazioni digitali, pedane che si alzano e si abbassano, proiezioni di luce, coreografie degne di Broadway e sottotesti nemmeno troppo impliciti, che rimandano alla chiave del successo di Swift: un empowerment non aggressivamente femminista, ma inclusivo e dichiarato, che sottolinea l'unicità della persona, la sua dignità, quali che siano il suo genere, aspetto fisico, estrazione sociale, orientamento sessuale, scelte di vita. Il suo pubblico l'ha capito da tempo, e forma una parte integrante del suo successo, non solo comprando dischi, biglietti, gadget (la fila al merchandising è eterna), e facendo girare la famosa swifteconomics (sui mezzi, per strada, si parlano davvero tutte le lingue, l'italiano sembra minoritario), ma - e questo è il punto - facendo un'altra cosa inedita.
Ogni swiftie, infatti, interpreta il personaggio TS secondo la propria personalità, restando fedele a esso, ma soprattutto a se stesso. I ragazzi indossano magliette con la scritta I AM KARMA, e FEARLESS REPUTATION, una sorta di proclama nei confronti di quanti pensano che il fenomeno TS sia solo "roba da femmine"; le ragazze dimostrano il proprio estro con trucchi e outfit uno diverso dall'altro, dal tubino in paillettes alla gonna di tulle, dagli anfibi e t shirt lunga con la scritta FEMALE RAGE ai costumi da burlesque con tanto di giarrettiera.
La differenza tra queste ragazze e quelle che, sessant'anni fa si scioglievano per i Beatles, o che, quarant'anni fa, si esaltavano per i Duran Duran, o che, vent'anni fa, adoravano i Take That, sta in questo: per Swift le ragazze non svengono, non sognano una love story con lei, non orientano su lei i propri gusti sessuali. In Swift le ragazze - e molti ragazzi - leggono un role model, qualcuno che sappia dare voce alle loro (tante) incertezze e alle loro (poche) certezze, prima tra tutte l'amicizia. Così, anche nel look, spazio a cuori dipinti sulla guancia, perline sulle palpebre, capelli colorati di tinte arcobaleno (è noto l'impegno di TS per i diritti LGBTQ+), o raccolti in treccine; il tutto senza nessuna preclusione né complesso. Non c'è body shaming nel popolo degli swifties, né ageing, e lo dimostra una ragazza che, prima dell'inizio, mi avvicina e mi regala un braccialettino, piccolo rito di accoglienza che include chiunque sia presente al concerto, anche se over sessanta. E c'è un altro bracciale che viene consegnato dagli addetti all'ingresso: ha una luce che si accenderà durante lo show, cambiando colore a seconda delle scene e dei costumi e creando una scenografia luminosa e coinvolgente, perché già di solito il pubblico di San Siro è noto per il suo calore e la partecipazione, ma stasera è proprio l'artista che ci chiede di essere parte attiva nell'illuminare e colorare lo stadio, con effetti impressionanti.
E la musica? C'è anche quella, suonata live da una band compatta, senza basi né campionamenti, e cantata da lei senza alcun cedimento vocale, a parte quando, in un intermezzo piano e voce, Swift si interrompe, perché ha ingoiato un moscerino ("ne ho mangiati tanti stasera, ma questo era più grosso!", si scusa lei). Del resto, le collaborazioni con Jack Antonoff (non a caso del New Jersey e ammiratore dello Springsteen di Tunnel of Love) e Aaron Dessner dei National lasciano il segno, tra elaborazioni synth pop (l'inquietante willow, sottolineata da una coreografia quasi demoniaca) e afflati indie (come nella struggente betty). Ma anche i brani più pop, presentati nella veste musical - riduttivo chiamarlo concerto - , trovano la loro collocazione ideale, coinvolgendo ulteriormente il pubblico, in un'interazione straordinaria; perché anche l'anima più tormentata deve poter trovare la propria dose di gioia, anche se momentanea.
E i testi? Ci sono anche quelli, e parlano della vita di una ragazzina che diventa donna, che racconta le proprie delusioni e speranze e le intreccia con quelle di tante e tanti, se non di tutti. Come nell'emozionante Champagne Problems, quella del video riportato, che tratta della salute mentale, ritenuta da molti "problemi di poco conto", appunto, diversivo superficiale per chi vive nel benessere, e quindi meno gravi di altri più concreti. Eppure, il trasporto con cui Swift la interpreta determina la più lunga standing ovation della serata; evidentemente quello della salute mentale non è proprio uno champagne problem. Oppure, in But Daddy I Love Him è facile immedesimarsi in lei, e nella lotta assolutamente legittima per reclamare la validità di una relazione che gli altri intendono sabotare; il titolo è preso da La Sirenetta, quando Ariel protesta il proprio amore per Eric, e si riferisce, nella fattispecie, alla love story di Swift col cantante dei The 1975 Matt Healy.
Le diverse ere del percorso artistico della cantautrice (e infatti il tour si chiama proprio The Eras Tour, e abbraccia i diciotto anni di carriera) sono tutte rappresentate e riconoscibili, anche se quella dell'ultimo, pletorico disco The Tortured Poets Department ha convinto meno i fans della prima ora (qui la recensione di Mescalina); ma la liberatoria, esaltante Karma della conclusione mette tutti d'accordo: Taylor Swift è DAVVERO brava.
SETLIST
Miss Americana & the Heartbreak Prince (Shortened)
Cruel Summer (extended outro)
The Man (spoken intro)
You Need to Calm Down (shortened)
Lover (spoken intro; extended outro)
Fearless (shortened)
You Belong With Me
Love Story
Red - Intro (contains elements of "State of Grace", "Holy Ground" and "Red")
22
We Are Never Ever Getting Back Together (Kam Saunders: "col cazzo!")
I Knew You Were Trouble (shortened)
All Too Well (10 Minute Version; spoken intro)
Speak Now - Intro (contains elements of "Castles Crumbling")
Enchanted(Shortened)
...Ready for It?
Delicate
Don't Blame Me (shortened)
Look What You Made Me Do (extended outro)
cardigan (shortened)
betty (spoken intro; shortened)
champagne problems (spoken intro)
august
illicit affairs (shortened)
my tears ricochet
marjorie (shortened)
willow (extended)
Style (shortened)
Blank Space
Shake It Off
Wildest Dreams (shortened)
Bad Blood (shortened)
Female Rage: The Musical (contains elements of "MBOBHFT", "WAOLOM", "loml", "So Long, London" and "BDILH")
But Daddy I Love Him / So High School
Who's Afraid of Little Old Me? (shortened)
Down Bad (shortened, with "Fortnight" outro)
Fortnight
The Smallest Man Who Ever Lived (shortened)
I Can Do It With a Broken Heart (extended intro)
Surprise Songs
the 1 / Wonderland (spoken intro; mashup on guitar)
I Almost Do / The Moment I Knew (mashup on piano)
Lavender Haze
Antiâ€Hero
Midnight Rain
Vigilante Shit
Bejeweled
Mastermind
Karma