Giuseppe Righini

interviste

Giuseppe Righini Houdini, tra fede, amore, leggerezza, strategia e destino

19/07/2015 di Veronica Eracleo

#Giuseppe Righini#Italiana#Alternative

Cosa lega Houdini, Federico Fellini, Wim Wenders, Rimini e Berlino? All’apparenza nulla, in realtà dietro questi nomi si cela il contenuto del terzo disco del cantautore romagnolo Giuseppe Righini che prende il titolo dal famoso illusionista e che al suo interno lega tutto il suo vissuto e le sue passioni: i tanto amati film, le due città in cui ha lavorato per questo nuovo disco e in cui lui stesso sta vivendo, il mistero nella scelta di una citazione tanto importante come titolo del disco. Il cantautore di Rimini ci ha detto la sua, inoltre, sull’attuale scena musicale indie italiana e sui tanto denigrati talent show. Il tutto con tanta sincerità e un pizzico di ironia finale.
Mescalina: Il titolo del tuo disco è Houdini: cosa pensi di avere in comune con l’illusionista e cosa pensi di aver messo di lui nelle tue canzoni?

Giuseppe Righini: Abbiamo in comune semplicemente il numero delle lettere e l'assonanza dei cognomi. E un desiderio incontrollabile di fuga dal mondo reale e virtuale. Scherzi a parte, ho scelto questa figura come icona del disco per ragioni di varia natura, sia ponderata che leggera. Non c'è stata comunque un'intenzione particolare nel voler mettere e pianificare strategie o trucchi nei pezzi dell'album, scippati alla biografia, all'arte di Houdini. Mi affascina il suo essere probabilmente la figura pop per eccellenza di un illusionismo che guardava assolutamente altrove. Per un disco come il mio, che vuole unire canzoni d'amore, luce, ombra e spirito con una produzione tutt'altro che tradizionale pareva un rappresentante irresistibile.

Mescalina: Tra le informazioni legate al tuo disco si leggono i nomi di due registi molto noti: Fellini e Wenders. Ci spieghi un po’ questo legame?

GR: E' un legame più veduto e arrivato spontaneamente che voluto e intenzionale da parte mia. Sono appassionato cinefilo da sempre, e forse il lavoro di questi due celebri registi viene alla mente facilmente a chi legge e ascolta, complice un'associazione d'idee molto diretta. Se poi consideriamo il fatto che il disco è figlio di Rimini e Berlino, dove è stato rispettivamente registrato e concepito, il gioco è fatto. E' un legame, un riferimento più suggerito ed affiorato che propriamente cercato. Ma da qualche parte, batte certamente qualche colpo. Possiamo nascondere il trucco nella scatola degli esperimenti meno noti di Houdini, magari. Ecco, mettiamola così sì.

Mescalina: Da Rimini, tua città d’origine, sei finito a Berlino per scrivere “Houdini”: perché proprio questa città, cosa trovi che Berlino abbia rispetto a Rimini e all’Italia in generale dal punto di vista di un cantautore che si accinge a scrivere un disco?

GR: Sono due realtà talmente differenti, peculiari tra loro e al momento per me irrinunciabili che non mi ci metto nemmeno a iniziare un confronto, peraltro impossibile da fare! Rimini è la mia città e la mia casa, Berlino la mia seconda città e casa, letteralmente, dove da qualche anno divido con la riviera buona parte del mio tempo a mo' di pendolare. Là, in questo momento, è arrivata parte della mia vita prima della mia musica, molto banalmente. Che da quel punto è ripartita, con queste nuove dieci canzoni. Tutto qua. Poteva essere qualunque altro luogo, oltre a Rimini. Magari il prossimo disco lo faccio a Kyoto, a Gerusalemme. Oppure qui in spiaggia, o tra le vigne in campagna. Sentiremo poi come suonerà. Houdini parla questa lingua.

Mescalina: Una delle cose che colpiscono del tuo disco sono le sonorità: uno pensa che sia stato registrato e arrangiato all’estero, complice la scrittura a Berlino e le sonorità tutt’altro che italiane, e poi scopre che hai fatto tutto in Italia. Registrare e arrangiare il disco in Italia è stata una scelta casuale o voluta?

GR: E' stata una scelta naturale, complice anche il fatto che il produttore artistico dell'album, Fulvio Mennella, lavora e opera per La Stanza 107, uno studio che ha sede in Romagna. Fulvio ha messo molto di suo in questo lavoro, ed era del tutto logico lavorare lì dunque. Ho scritto tutto a Berlino durante la scorsa estate, in autunno/inverno sono rientrato in Italia e abbiamo registrato, in aprile il disco è stato pubblicato dal produttore esecutivo del progetto, Ribéss Records.

Mescalina: Ci si lamenta spesso che in Italia non si producano più cose interessanti, gli addetti ai lavori scaricano la colpa sui reality e sulla gente considerata spesso ignorante perché ascolta le hit da classifica, si dà spesso la colpa alle riviste di settore dicendo che parlano sempre dei soliti noti. Cosa ne pensi di questa situazione e cosa pensi si possa fare per smuovere un po’ le acque nello scenario musicale attuale?

GR: Penso sia tutto fondamentalmente vero, almeno a livello di dinamiche. Penso sia sempre stato un poco così. C'è poi così tanta differenza tra il Cantagiro, X Factor e i festivals indie di tendenza, e tutto quel che c'è nel mezzo? Ogni realtà mediatica di massa o di nicchia riflette le platee e le epoche di relativo riferimento. Clientelismi e protezionismi inclusi. Non penso poi si produca solo fuffa tra le cose leggere, e che ascoltare cose leggere sia necessariamente sinonimo di ignoranza del pubblico, così come credo che buona parte della musica indie alternativa considerata buona oggi in Italia sia da buttare. Voglio dire, non ci sono così tanti artisti e dischi italiani di livello in giro tra quelli che fan numeri, piccoli o grandi che siano, diciamoci la verità. Ma questo vale per molti paesi e molti mercati. E alcune cose realmente interessanti fanno fatica a uscire sì, per decine delle solite ragioni legate a qualità, fortuna, tenacia, rete e visibilità. Quello che vedo intorno a me e intorno a molti artisti di cui stimo il lavoro è una fondamentale assenza di solida strategia di mercato. Ed è un vero peccato. Certo, è un'epoca in cui il mercato non aiuta, e spinge tutti a diventare cani sciolti, affamati e rognosi. Come un poco in tutti i campi ci vuole fede, amore, leggerezza, strategia e destino. Chi trova queste carte vince.

Mescalina: Sei al tuo terzo disco e hai rotto un po’ i ponti con il tuo passato giocando più con i suoni, soprattutto avvicinandoti molto all’elettronica. Qual è stato il fattore scatenante di questa propensione verso nuovi mondi sonori?

GR: Nulla di forzato. Nel mezzo c'è stato anche un doppio cofanetto in tiratura limitatissima, Enciclpedia completa di uno sconosciuto, contenete 31 remixes di tutte le tracce dei miei primi due albums. Già quello era un segnale credo. Comunque sia l'elettronica è sempre stata in primissima linea tra i miei ascolti, e per questo album sia io che i produttori sentivamo la naturale esigenza di muovere un passo deciso in quella direzione. Questo vale oggi però. Poi magari il prossimo album sarà per arpa e lamiere, oppure piano e koto, oppure voce e rebab chissà. Ora per le mie canzoni e me l'elettronica è il nostro vestito, almeno quello che crediamo ci stia meglio così come in passato ne abbiamo indossati altri. Sono un fan di Bowie, il cambiamento non mi spaventa.

Mescalina: Cosa ti aspettavi dall’uscita di questo disco che si è verificato e cosa speri ancora che succeda?

GR: Mi auguravo che il lavoro venisse accolto, ascoltato e soprattutto compreso, cosa che sta accadendo. Vorrei che il disco avesse lunga vita. Stiamo lavorando molto diligentemente su tutti i fronti promozionali e performativi affinché questo accada.

Mescalina: Quali sono i tuoi progetti nell’immediato futuro?

GR: Stiamo programmando il tour che mi vedrà on stage con Stefano Spada e Marco Pandolfini in una formazione per voce, chitarra elettrica e doppio laptop. Dunque il sound di Houdini, anche dal vivo, non verrà tradito. Con Ribèss Records abbiamo appena festeggiato l'arrivo del vinile in edizione limitata dell'album con le grafiche esclusive delle visual artists Alexa e Johanna Invrea. Con Daniele Quadrelli, autore del video di Magdalène, stiamo editando un teaser promozionale del disco e il video del secondo singolo. Siamo dunque indaffarati e felicemente ingombri di progetti per Houdini. Avanti Savoia. Eredi esclusi naturalmente.

Info:

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Si ringraziano Giuseppe Righini e Luca Barachetti di Macramè – Trame comunicative http://www.macrameufficiostampa.it/