
Niccolò Ammaniti Anna
Einaudi, 2015 Narrativa Italiana | Romanzo
16/10/2015 di Corrado Ori Tanzi
Ma prima di portare a termine questo compito Anna lo deve ritrovare. Astor infatti, mentre lei era fuori a raccattare da qualche parte delle medicine per lui, è stato rapito. La sua ricerca diventa la prima spinta per conoscere più da vicino desolazioni e pericoli di una terra ormai abbandonata a se stessa. Il ritrovamento diventerà un motivo ulteriore a non fermarsi. I ragazzi entrano in gironi danteschi dove, tra una maceria ed episodi vari di rabbia famelica, nasce un’esistenza nuova, dove quattordici anni sono pari agli ottanta di quella appena lasciata.
Indagatore del mondo adolescenziale nelle sue vene più oscure, Niccolò Ammaniti cresce il proprio tomo letterario con Anna, romanzo di formazione che prende le fattezze di una favola nera dal profilo a la McCarthy (nel senso di Corman) e dal respiro ballardiano, dove l’apocalisse non s’intuisce bene se è appena terminata o testé cominciata.
Non si sente il bisogno degli adulti in Anna e i bambini, preadolescenti e adolescenti rimasti sulla terra sembrano aver capito da subito sulla propria pelle che, come si ripete nella storia, “la vita non ci appartiene ci attraversa”. La realtà s’imputridisce, l’urgenza di trovare un altro lido nella speranza che il virus non abbia toccato è il segno che l’utopia non muore (qui è il viaggio da profughi per tastare se in Calabria la morìa non ha toccato la terraferma), la speranza che questi giovani si organizzino invece di cercare la sola propria sopravvivenza è l’obiettivo ideale per tornare a rendere utilizzabile un giorno oggetti e azioni che al momento hanno perduto ogni senso concreto.
Un romanzo la cui lettura ultraletteraria ci porta a ridosso del presente e del destino prossimo del paese in cui la storia si svolge. Quale il futuro lasciato in sorte agli under 14 da chi oggi, classe dirigente, muove in maniera insensata la carretta dello Stivale? In Anna non affrontiamo zombie nel classico significato. Quelli al massimo hanno permesso alla Rossa di nascere ed espandersi. Ma quasi a ogni angolo prendiamo in mano oggetti pop che, fatta fuori la vanità umana che li deificava, oggi non riescono che a farsi vedere per quello che sono: mummie di cui è difficile ricordarne l’anima.
Ecco una delle grandi voci del libro. Se l’uomo moderno è quello che è riuscito a dilatare fino alla morte lo stato adolescenziale, la Modernità è quel periodo che, più di ogni Era passata, uccide alla radice l’infanzia. A tal punto quasi da non renderla mai presente in chi si è appena presentato alla vita. Questo il delitto numero uno per Ammaniti. Poi, che il virus faccia quello che vuole.
Niccolò Ammaniti, Anna, Einaudi, pagg. 288, 19 euro
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