Roberto Minervini Louisiana - The Other Side
2015 » RECENSIONE DOCUMENTARIO | Documentario | Drammatico
Con Mark Kelley, Lisa Allen, James Lee Miller
05/10/2015 di Paolo Ronchetti
Sono questi i soggetti del quarto lungometraggio di Roberto Minervini (e del suo secondo docufiction dopo l'esordio/capolavoro Stop The Pounding Heart del 2013) presentato a Cannes 2015 nella sezione Un Certain Regard. Minervini in questo Louisiana-The Other Side continua a indagare l’altra America facendo del suo cinema un corpo solo con chi sta filmando. Ore e ore di girato continuo e senza sceneggiatura mimetizzandosi e confondendosi per mesi con i luoghi e le persone sino a scomparire, in un’indagine sull’altra America che non nasconde nulla e non mira mai a assoluzioni o condanne. E poi il lavoro certosino del montaggio: del tagliare e del costruire una nuova storia che colga il soggetto del girato in una storia che sappia della sua vita senza necessariamente esserlo. Al punto di chiedersi per tutto il film se gli attori stessero recitando se stessi o un copione.
E allora, in questa America tossica, ubriaca, sporca e vera, diventa sporco e vero ciò che è la vita: gli affetti per la madre e la nonna malate; le liti e la sessualità con la compagna; il mutuo aiuto tra disperati (le dosi gratis per la sorella a cui hanno tagliato la luce) che diventa follia quando - in una scena che è difficile da sostenere e che per giorni ha perseguitato, con dolore, la mia retina e la mia mente – il protagonista droga l’amica spogliarellista incinta al settimo mese prima di vederla salire sul palco circondata da uomini “normalmente abbruttiti” che le infilano ovunque quei dollari che vogliono dire sopravvivenza. E allora l’altra America pulita, razzista e guerrafondaia, dei “difensori della patria” contro lo stato americano, Obama, la NATO. Gente che passa il tempo libero a imparare a combattere con armi e motivazione da fare invidia a quelle dell’Isis. Famiglie di combattenti solidali e fraterni che accanto a ragionamenti da regime totalitario sognano una donna presidente che si prenda cura dell’America e ragionano sulla follia dell’andare loro, americani con una storia di duecento anni, a dare lezioni di democrazia a popolazioni che hanno storie di civiltà lunghe più di duemila anni.
In qualche modo, soprattutto nella prima parte, non può non venire in mente Anna (1975 di Grifi e Sarchielli) film capostipite in Italia per un certo tipo di cinema, ma è solo una sensazione. La distanza, la consapevolezza e l’idea filmica sono fortunatamente diverse.
Per il regista di Fermo un nuovo capitolo straordinario: frutto di un modo personale, intimo, empatico (ma non assolvente) e, a suo modo, inequivocabilmente politico, di fare Cinema di finzione partendo dalla realtà. Un cinema che "ruba l'anima" e lascia senza fiato!
Capolavoro radicale non per tutti