Se non fosse per la comparsa nell’ultima sequenza del titolo “Miami Vice”, per tutte le due ore e quindici minuti del nuovo avvincente film di Michael Mann si resterebbe convinti di aver assistito ad un’altra delle sue pellicole di gran classe e mestiere del livello di veri capolavori come “Manhunter”, “Heat”, “The Insider” e “Collateral”. Invece ci si ritrova dinanzi all’ennesima trasposizione cinematografica di una serie televisiva di culto degli anni ottanta (ma con tutti distinguo del caso!) e che per l’appunto nelle “esperti” mani di Mann – ne diresse alcuni episodi agli esordi - diventa un altro fondamentale tassello della sua cinematografia dove al centro della narrazione regna sovrana un’umanità in pericoloso ed ambiguo confine tra bene e male. L’intrigante trama che vede i mitici poliziotti-detective Sonny Crockett (un bravissimo Colin Farrell) e Ricardo Tubbs (un Jamie Foxx un po’ svogliato!) infiltrati in una potente organizzazione criminale internazionale diventa un sorprendente excursus negli inferi di un sottobosco umano dove i chiaroscuri e le mezze tinte sono le uniche sfumature concesse. Mann, anche sceneggiatore della pellicola, si muove a proprio agio in questi ambienti torbidi ed anche perché aiutato da un cast tecnico di ottimo livello (su tutti menzione speciale per il direttore della fotografia Dion Memorie di una Geisha Beeb), da interpreti convincenti e “veri” (anche l’outsider Gong Li non sfigura affatto!) e da uno scenario naturale incredibilmente affascinante come la città di Miami ci regala il gusto e vero piacere del grande cinema capace di attingere risorse e linfa da un genere sottovalutato come quello delle serie televisive spesso bistrattate da trasposizioni cinematografiche ridicole e superficiali.