Dopo aver visto l’ultimo film dei fratelli Coen, “Burn after reading – A prova di spia” (ma non bastava lasciare il titolo originale?), ci sorge un dubbio: ma saremo davvero tutti così stupidi sulla faccia della Terra? Naturalmente la tesi del duo registico, fresco fresco di Oscar vinto grazie al grande film “Non è un paese per vecchi”, è una provocazione bella e buona. E durante i 95 minuti della pellicola, le avventure (e le disavventure) degli strampalati personaggi (tutti, non se ne salva uno) creati dai Coen sembrano stare lì apposta a confermare il loro pregiudizio. La storia, a dir poco intricata, è questa: l’agente della CIA Osbourne Cox (interpretato da John Malkovich) viene licenziato a causa dei suoi trascorsi da alcolizzato, la moglie Katie (Tilda Swinton) lo tradisce con lo sceriffo federale Harry Pfarrer (George Clooney), un tipo fissato con il jogging e con relazioni sessuali (molto) altalenanti. Di personaggi ce ne sono ancora, ma il tutto parte dalla perdita di un cd nel quale l’ex agente Cox ha trascritto le sue memorie, e che finisce nelle mani di Linda (Frances McDormand) e Chad (Brad Pitt), due dipendenti di una palestra l’uno più strampalato dell’altro. Lei alle ricerca disperata di un prestito per potersi permettere un’operazione di chirurgia plastica, e lui sempre lì pronto ad esibire il suo corpo atletico e il ciuffo a dir poco ribelle, con delle perenni cuffie nelle orecchie tanto per confermare – se ce ne fosse bisogno – la sua completa estraneità dalla realtà del mondo. Il personaggio sembra, infatti, un bambino un po’ troppo cresciuto (solo fisicamente, però). Quale migliore idea – pensano allora Linda e Chad – di ricattare il proprietario del cd in cambio di una lauta ricompensa? Così ben presto i due si rendono conto di essersi immischiati in un gioco più grande di loro, dove alla fine dei conti non si sa bene se ha contato di più l’astuzia, la stupidità o il cinismo. Magari tutti e tre insieme. E questo sembra essere il maggior problema del nuovo film dei fratelli Coen, alle prese con un soggetto un po’ troppo confusionario, a tratti anche divertente ma di una comicità spesso alimentata artificiosamente da parolacce e da situazioni non particolarmente stuzzicanti. E al termine della storia uno si chiede: di sicuro registi, attori & troupe si saranno divertiti, ma noi invece?