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Clint Eastwood Giurato numero 2
2024 » RECENSIONE | Drammatico
Con Nicholas Hoult, Toni Collette. J.K. Simmons, Kiefer Sutherland, Leslie Bibb
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01/12/2024 di Roberto Codini
E intanto Clint Eastwood non sbaglia un film. Parafrasando il titolo dell’album di esordio di Luca Carboni, che aveva in mente Dustin Hoffman, altro mostro del cinema, si può tranquillamente affermare che l’ultranovantenne regista ha fatto centro anche stavolta, confermando che negli ultimi tempi alcune delle cose più interessanti che abbiamo visto sul grande schermo provengono da registi ultraottantenni. Eastwood di anni ne ha 94 e, a distanza di tre anni da Cry macho, ci regala Giurato numero 2, film sulla giustizia e sulla verità, confermandosi il “giurato numero uno”, come quando, da giurato, Presidente della Giuria del Festival di Cannes, nel 2004 decise di premiare, oltre a Quentin Tarantino con la Palma d’oro
per “Pulp fiction”, Nanni Moretti con il Premio Speciale della Giuria per “Caro diario”, spiegando di essere stato colpito dal racconto; uno sceriffo del west che premia “qualcuno di sinistra”.
In un recente film (recensito qui) interpretato e diretto da Daniel Auteuil, “La misura del dubbio”, Jean Monier è un avvocato che, dopo aver fatto assolvere un assassino, ha deciso di non accettare più casi di giustizia penale, ma una sera sua moglie, anche lei avvocata, gli chiede di accettare la difesa di ufficio di Nicolas Milik, accusato di aver ucciso la moglie. Convinto della sua innocenza, Moiner farà di tutto per farlo
assolvere in Corte di Assise. Da che parte stare? Un omicida ha davvero il diritto di essere difeso? E come
deve comportarsi un avvocato di fronte ad una ammissione di colpevolezza? La giustizia è appesa a un filo (“Le fil” del titolo originale) e la presunzione magari non ammette prova contraria, ma è comunque obbligatoria.
La giustizia, la colpa, il dilemma morale sono gli elementi anche di questo bel film del buon vecchio Eastwood, che spiega subito tutto dall’inizio: non è un giallo, ma sulla giustizia, che apre il film e lo accompagnerà per tutta la durata.
Justin sta per diventare padre e, mentre la sua ragazza sta affrontando le ultime settimane di una gravidanza, viene chiamato a fare il giurato in un processo per omicidio: si renderà ben presto conto di aver ucciso lui incidentalmente la giovane vittima, investendola con l'auto in una buia notte di pioggia, e tenterà di scagionare l’imputato, un innocente che per la giustizia pare già condannato. Ma fino a che punto Justin è deciso a spingersi?
La domanda è d’obbligo: come ci saremmo comportati noi al suo posto? Questo è quello che lo spettatore si chiederà per tutto il film, fino all’ultima scena, che non possiamo svelare, per cui lasciamo volentieri la sorpresa. Resta il dubbio su quello che ci viene raccontato, con un’unica certezza: che l’imputato è innocente e che il colpevole potrebbe farla franca, come il protagonista di “Match Point” di Woody Allen.
Clint Eastwood non smette di credere nella giustizia e nella verità. E nel suo cinema, così reale e così umano.