redazione cinema

25x25 Cinema: il primo quarto di secolo

01/01/2025 di Redazione Cinema

25 anni di questo nuovo secolo! Che serie di sensazioni contrastanti. Da una parte sembra ieri quando si entrava in quello che pareva essere irraggiungibile: il nuovo secolo, anzi di più, il nuovo millennio. Sembrano invece lontani i giorni in cui si temeva un virus informatico (millennium bug) che avrebbe bloccato il mondo, e ancora, distante anni luce quell’11 settembre che spezzava un sogno di un mondo pacifico e pacificato post guerra fredda; pare però vicina quell’epoca di grandi speranze alimentata da un sogno di controllo della tecnologia (e non il contrario), lontani anche dalla concretizzazione del concetto di Intelligenza Artificiale. E il cinema? Quando ci è venuta l’idea di questo special, sembrava una cosa esagerata: trovare 25+25 film in questi -tutto sommato- aridi anni era forse un po’ troppo, ma poi, a conti fatti, ci si è resi conto che i capolavori, o anche solo i film degni di nota, sono in realtà tantissimi.

È una sorta di gioco, o forse di esercizio fondamentale, mettere un paletto alla fine di questo primo quarto di secolo, concentrarsi e magari capire cosa è stato il cinema in questi 25 anni. La risposta forse non c’è, in quanto la produzione è stata sterminata, ma la grande novità, la grande rivoluzione che il cinema ha subìto più volte nel secolo scorso (vedi per il sonoro, per il colore, l’animazione e per l’CGI per gli effetti speciali)…non c’è in effetti stata. Rimangono però grandi opere, grandi autori e grandi storie.

La redazione cinema (più qualche illustre ospite) si è riunita per fornire una lista di 25 film italiani e 25 internazionali, con 5 opere principali (TOP 5/migliori 5) per le due “categorie”, e dei brevi commenti. L’augurio è che ne possiate prendere ispirazione, divertirvi, fare la vostra personale lista, e forse condividerli.

Fortunatamente, rimaniamo esseri pensanti in maniera autonoma, e le liste prodotte sono abbastanza eterogenee e legate alla propria sensibilità: c’è chi è indirizzato più verso il mainstream, chi all’indipendente, chi ai grandi registi, chi ad autori più di nicchia, generi, etc… E siamo così arrivati a ben 127 opere segnalate per l’internazionale e 102 per l’Italia!

Prima di lasciarvi agli interventi dei sette collaboratori che hanno partecipato, possiamo stilare un breve elenco dei film che sono risultati presenti in più liste, in una sorta di ideale classifica.

Internazionali

4 segnalazioni: PARASITE; POVERE CREATURE; THE WOLF OF WALL STREET

3 segnalazioni: BIG FISH ; BIRDMAN; IN THE MOOD FOR LOVE; INTERSTELLAR; LA 25ESIMA ORA; LA CITTÀ INCANTATA; LA LA LAND; MOONRISE KINGDOM; RITRATTO DELLA GIOVANE IN FIAMME

Italia

7 segnalazioni: LA GRANDE BELLEZZA

5 segnalazioni: PERFETTI SCONOSCIUTI

4 segnalazioni: C’È ANCORA DOMANI; E’ STATA LA MANO DI DIO; LA MEGLIO GIOVENTU’; IL DIVO; IO CAPITANO; LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT; LA CHIMERA

Invece gli autori/registi più frequenti sono stati tra gli italiani Sorrentino (4 film e ben 18 segnalazioni) e Garrone (5 e 14), seguiti da Moretti, Virzì, Bellocchio e poi Diritti, Martone e Sibilia, mentre per gli internazionali Wes Anderson (4 film per 6 segnalazioni) seguito da Lanthimos, Almodòvar, Nolan, Tarantino, Allen, Fahradi, Loach e Paul Thomas Anderson.

Buona lettura e buon divertimento!

La redazione cinema di mescalina.it

 

CINEMA INTERNAZIONALE

 

Laura Bianchi:

I TOP 5

-The Social Network (2011), David Fincher (USA): perché c'è un prima e un dopo questo film, che scardina il concetto di genere e trasforma la storia in un mosaico di punti di vista. E perché Fincher non è più stato così ispirato.

-Povere creature! (2023) Yorgos Lanthimos (USA/UK/IRE): perché come Lanthimos sa prendere un romanzo e farlo diventare una visione, nessuno mai. E perché il cast è in stato di grazia.

-La zona d'interesse (The zone of interest), (2024), Jonathan Glazer (UK) perché dallo schermo non escono solo immagini, ma odori, sospiri, suoni, materia. E perché nessun regista ha mai parlato dei lager senza farne vedere nemmeno una parte.

-Aftersun (2022) Charlotte Wells, (USA): perché il rapporto tra passato e presente, tra padre e figlia, tra ricordo e rimpianto è dipinto con una tecnica che sa diventare poesia. E perché Paul Mescal è un grande attore, che parla con lo sguardo.

-Interstellar (2014) Christopher Nolan(USA): perché Nolan dimostra una volta di più che lo spettacolo si può unire a temi profondi, e che la tecnica può essere al servizio di messaggi complessi e non solo del puro intrattenimento.

Gli “altri” 20

-In the mood for love (2000) Wong kar-wai (USA)- emozionante interpretazione per un film elegante e misterioso

-La città incantata (2001) Miyazaki (JAP) - il maestro dell’animazione al suo meglio

-Donnie Darko (2001) Richard Kelly (USA) enigmatico, filosofico, seminale

-Big Fish (2004) Tim Burton (USA) il mondo di Burton in una storia fantastica eppure comune

-Eternal sunshine of spotless mind (2004) Michel Grondy (USA) regia impeccabile, attori superbi, colpisce al cuore

-Into the wild (2007) Sean Penn (USA) generazionale e ispiratore di un movimento

-Up (2010) Docter e Peterson (USA) quando Disney incontra la poesia

-The Wolf of Wall Street (2013) Martin Scorsese (USA) puro Scorsese: satira, ritmo indiavolato, e un Di Caprio sfavillante

-Birdman (2014) Alejandro González Iñárritu (USA) Oscar meritatissimo per un film metanarrativo

-Nebraska (2014), Alexander Payne (USA) l’America di Payne: storie minori, con grandi interpreti, provincia ed emozioni

-Paterson (2016) Jim Jarmusch (USA) dopo averlo visto, scrutate bene lo sguardo degli autisti di autobus: forse c’è nascosto un poeta…

-Lady Bird, (2016) Greta Gerwig (USA) altro che Barbie: è questo il film più autentico di Gerwig!

-La la land (2016) Damien Chazelle musica, sentimento, grandi attori, e un piano sequenza iniziale da antologia

-Nomadland (2020) Chloé Zhao (USA) il postcapitalismo e la recessione spiegati in 107 minuti, con McDormand eccelsa

-Moonrise Kingdom (2012) Wes Anderson (USA) Anderson, uno dei suoi migliori, giusto per sceglierne uno

-C'era una volta a...Hollywood (2019) Tarantino tra omaggi al cinema, riscrittura postmoderna della storia, e colonna sonora da urlo

-Parasite (2019) Bong Joon Ho (Corea) tensioni sociali, satira, ironia e critica: il nuovo cinema coreano

-Ritratto della giovane in fiamme (2019) Céline Sciamma (FRA) chiaroscuri, natura selvaggia e passione, per un film di formazione tutto al femminile

-Everything Everywhere All at Once (2022) Daniels (USA) fin dove si può spingere la tecnica cinematografica? fino a qui, e oltre

-All of us are strangers (2024), Andrew Haigh,UK/USA due attori eccellenti, una storia di solitudini e di rinascite tutta da interpretare.

 

Claudio Mariani:

I TOP 5

Eternal suneshine of spotless mind (2004) Michel Grondy (USA): il più creativo degli sceneggiatori, Charlie Kauffman, insieme a Gondry, un mix micidiale e un risultato memorabile, con degli attori in stato di grazia.

Ferro 3 (2004) Kim Ki-duk (COREA/GIAPPONE): la poesia in salsa orientale. Grande cinema di un autore importante nel suo momento migliore. Scene indimenticabili.

Match Point (2005) Woody Allen (USA/UK): il Maestro cambia registro e fa il suo capolavoro del nuovo millennio e dimostra a tutti che, commedia o non commedia, riesce a fare comunque dei film importanti.

Into the wild (2007) Sean Penn (USA): un’opera che ti fa viaggiare con gli occhi ma soprattutto con la mente. Un’esperienza quasi seminale.

The tree of life (2011) Terence Malik (USA): era dai tempi di Tarkowskij che non si vedevano delle immagini così belle. In questo film c’è tutto, dal particolare all’universale. Capolavoro, ma non per tutti.

Gli “altri” 20

Parla con lei (2002) Pedro Almodovar (SPA): film importante degli anni d’oro del regista spagnolo, tra melò e dramma

Il pianista (2002) Roman Polanski (RU/FR/POL/GE): altro tassello cinematografico sull’Olocausto

La 25esima ora (2002) Spike Lee (USA): con questo capolavoro, Lee ci porta -splendidamente- nella New York del 1977

City of god (2002) Fernando Meirelles, Kátia Lund (BRA e altri): dal Brasile, un film che è un’esperienza emozionale (occhi/cuore)

I segreti di Brokeback Mountain (2005) Ang Lee (USA): delicatezza nel raccontare l’amore omosessuale

Gran torino (2008) Clint Eastwood (USA): tanto per sceglierne uno del vero e unico erede di John Ford. Film minore, ma perfetto.

Avatar (2009) James Cameron (USA): fantascienza=spettacolo come mai nella storia

The wolf of wall street (2013) Scorsese (USA): uno Scorsese carico/caricato come negli anni 70 e 90, con Di Caprio a dir poco sopra le righe

Interstellar (2014) Christopher Nolan (USA/UK): la fantascienza colta, che va oltre…

Birdman (2014) Alejandro González Iñárritu (USA): metacinema del regista che viene dal paese dei registi (Messico)

Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza (2014), regia di Roy Andersson (svezia e altri): in quella galassia dei film nordici (europei)…il film più “strano”

Paterson (2016) Jim Jarmusch (USA): poesia pura del più grande regista indipendente della storia

Dunkirk (2017) Christopher Nolan (USA/UK/FR): rivitalizza un genere in realtà mai morto con una maestria unica

Tre manifesti a Ebbing, Missouri (2017) Martin McDonagh (USA/UK): un film che è una “botta”!

L’isola dei cani (2018) Wes Anderson (USA/GER): in mezzo a tanti capolavori di Andreson, una chicca in animazione in stop-motion

Green Book (2018) Peter Farrelly (USA): una storia importante, raccontata con grande stile

Parasite (2019)  Bong Joon-ho (Corea del Sud): grande intrattenimento, come e forse più di Hollywood dalla Corea

1917 (2019) Sam Mendes (USA/UK): altro grande tassello sul film di genere guerra, trattato stavolta come un videogioco

The Fabelmans (2022) Steven Spielberg (USA): Spielberg crea il suo capolavoro, parlando di se stesso

Povere creature! (2023) Yorgos Lanthimos (USA/UK/IRE): Film di rottura, come tutto il cinema di Lanthimos

 

Arianna Marsico:

I TOP 5

  • Perfect days, Wim Wenders (2023) La grazia del Giappone, la meraviglia delle piccole routine e il senso della dignità. Wim Wenders ci racconta attraverso Hirayama la capacità di resistere e splendere, di essere in qualche modo comunque fieri di sé. Un dare un senso ad ogni piccolo gesto che si scontra con la forma mentis occidentale che misura il valore delle persone con il successo e spesso la prevaricazione.
  • Little miss sunshine, Jonathan Dayton e Valeria Faris (2006). Dietro la patinata (e inquietante per certi versi) storia dei concorsi di bellezza per bambine c’è la vicenda di una famiglia disfunzionale ma alla fine unita e affettuosa a modo suo. Un rapporto nonno – nipote che va oltre tutto e una voglia di rivalsa nel mostrarsi autenticamente sé stessi. Da vedere e rivedere
  • Big Fish – Le storie di una vita incredibile, Tim Burton (2003). Un rapporto padre – figlio complicato. Una figura paterna a cui a tratti risulta difficile credere. Eppure l’amore per le storie e per la vita e il potere della fantasia possono fare miracoli…Un sogno ad occhi aperti
  • Sorry we missed you, Ken Loach (2019) Il regista britannico ha sempre mantenuto uno sguardo lucido su ogni tema storico e sociale trattato. Non fa eccezione questo film, in cui mostra come algoritmi e piattaforme di e – commerce possano creare lavoro povero e stritolare vite e sogni. Un film più vero del vero, distopico per quanto aderisce alla realtà e ce la sbatte in faccia costringendoci a osservarla.
  • Povere Creature Povere creature! (Poor Things), Yorgos Lanthimos (2023) Emma Stone in stato di grazia interpreta Bella per un film colorato e gotico che mescola femminismo, Frankenstein, socialismo. Willem Dafoe è un padre creatore folle ed amorevole. I dialoghi tra lui e Bella sono da incorniciare.
Gli “altri” 20

  • Barbie, Greta Gerwig (2023) Divertente e colorato, il film trasmette un messaggio femminista in salsa pop, con l’indubbio merito di poter potenzialmente raggiungere anche chi è meno sensibilizzato su certi temi.
  • Frances Ha, Noah Baumbach (2012) Greta Gerwig oltre ad essere la protagonista ha contribuito a scrivere questa storia di malinconica ed umoristica
  • Blow, Ted Demme (2001) Ispirato alla storia vera di George Jung, il film è un caleidoscopio di colori e frasi iconiche.
  • La mala educación, Pedro Almodóvar (2004). L’ipocrisia che copre gli atti di pedofilia commessi da parte di chi dovrebbe educare, vite scombinate, un amore che in fondo resiste. Un Gael García Bernal uno e trino.
  • Volver Pedro Almodóvar (2006) Dietro un quasi noir, un film anticipatore inconsapevole (o no?) di certe tematiche e delle meravigliose Carmen Maura e Penelope Cruz.
  • Il treno per il Darjeeling (The Darjeeling Limited), Wes Anderson (2007) Le famiglie complicate e l’India, una magnifica Anjelica Huston e una colonna sonora con This time tomorrow dei The Kinks.
  • Grand Budapest Hotel, Wes Anderson (2014) intensamente mitteleuropeo, una storia imprevedibile e una infinita successione di camei d’autore.
  • Moonrise Kingdom - Una fuga d'amore, Wes Anderson (2012) Quando la purezza dei bambini vince sulle logiche dei grandi
  • Nebeska tema, Mladen Maticevic (2019) La vita e la musica di Vlada Divljan in un documentario che permette di uscire dalla visione occidentalocentrico della musica… basta guardare appena più ad Est.
  • Madres parallelas Pedro Almodóvar (2021) Il peso del Franchismo nella storia spagnola si mescola con le vite di due giovani donne e madri.
  • City of God, Fernando Meirellese Kátia Lund (2002) Il Brasile oltre le spiagge da sogno e il Carnevale, nei contrasti delle favelas.
  • Old Boy, Park Chan-wook (2003). Il primo film della cosiddetta Trilogia della vendetta, sorprendente crudele e mai banale.
  • Kill Bill 1, Quentin Tarantino (2003). Un’altra storia di vendetta, stavolta quella de La Sposa (Uma Thurman), a colpi di katana.
  • La sposa cadavere, Tim Burton e Mike Johnson (2005) La stop motion regala una delicata storia gotica piena di grazia
  • Moulin rouge, Baz Luhrmann (2001) Lo stile colorato di Luhrmann si sposa alla perfezione con Parigi, il can can e il Moulin Rouge. Strepitosa la versione di Lady Marmalade.
  • Past Lives, Celine Song (2023) Un debutto alla regia per la sotria di due vite prima intrecciate e poi separate irrimediabilmente, che tuttavia continuano in qualche modo a orbitare sui ricordi.
  • Quasi amici – Intouchables, Olivier Nakache e Éric Toledano (2011) la commovente storia, ispirata a fatti realmente accaduti, di un’amicizia fuori da ogni schema e convenzione. Si ride e piange in ugual misura.
  • Quasi famosi (Almost famous), Cameron Crowe (2000) Dietro i lustrini della triade sex, drugs e rock’n’roll non è tutto oro quel che luccica, nemmeno per le groupie. Solo il tenero William mostrerà affetto a Penny Lane.
  • Alta fedeltà Stephen Frears, (2000) Tratto dall'omonimo romanzo di Nick Hornby, un film imperdibile per tutti i musicomani
  • Il favoloso mondo di Amelie (Le Fabuleux Destin d'Amélie Poulain), Jean-Pierre Jeunet (2001) La gentilezza forse non salverà il mondo, ma qualche anima in pena sì.
 

Pietro Cozzi:

I TOP 5

Mulholland Drive (2001), David Lynch (Francia, Usa)

Due aspiranti attrici sbarcano a Hollywood con il loro carico di illusioni e speranze e finiscono dritte dentro un puzzle spazio-temporale fatto di flashback, intrecci e scambi di persona. Un lungo e affascinante incubo noir il miglior Lynch del terzo millennio. 

Mystic River (2003), Clint Eastwood (Usa)

La tragedia di un bimbo rapito da un pedofilo sotto gli occhi dei suoi due amici si riverbera senza possibilità di riscatto sulla vita adulta dei tre. Un Clint cupo e pessimista sui rapporti umani, il destino, l'America. Capolavoro.

Amour (2012), Michael Haneke (Francia, Austria, Germania)

Una lunghissima storia d'amore tra due insegnanti di musica, turbata da una doppia paralisi di lei, arriva fino al compimento di un'estrema promessa... Dietro lo sguardo freddo di Haneke affiorano passioni ed emozioni tumultuose. 

The Wolf Of Wall Street (2013), Martin Scorsese (Usa)

Ascesa e declino di Jordan Belfort, ex telefonista di una società di brokeraggio diventato uno dei più ricchi venditori di prodotti finanziari d'America. Più che un film, tre ore di esperienza acida e lisergica sulla scia del protagonista, girate con un caleidoscopio di stili.

Nomadland (2020), Chloe Zhao (Usa)

Rimasta disoccupata e senza marito, Fern comincia una vita da nomade nel Midwest alla guida di una roulotte usata. Inizia così un viaggio nel post-capitalismo americano, terra di incertezza e precarietà ma forse anche di nuovi rapporti e solidarietà.

Gli “altri” 20

In The Mood For Love (2000), Wong Kar-Wai (Hong Kong, Cina)

A Hong Kong una segretaria e un giornalista scoprono che i loro coniugi sono amanti e nonostante la reciproca attrazione decidono di non tradire a loro volta. Confezione magistrale, pochissime parole e un erotismo controllato e raffinatissimo.

Canicola (2001) Ulrich Seidl (Austria)

Tristi storie di solitudine, grettezza e infelicità umana si intrecciano nella calda estate di un condominio austriaco. La fredda e disperata disamina di un mondo sazio e disperato. 

La 25esima Ora (2002), Spike Lee (Usa)

L'ultimo giorno di libertà di uno spacciatore prima di finire in galera nell'America sotto shock post 11 settembre. Piccola storia e grande Storia cercano di mettersi a fuoco a vicenda in un film magistralmente composto e dolente, forse il capolavoro di Lee.

Revolutionary Road (2008), Sam Mendes (Usa)

Una coppia nell'America di provincia degli anni 50 assiste al tramonto inesorabile dei suoi sogni di libertà e anticonformismo. Di Caprio & Winslet di nuovo insieme, così belli e così inevitabilmente destinati a una lenta consunzione. 

Bastardi senza gloria (2009), Quentin Tarantino (Usa)

Scuoiando nazisti, il Tarantino più “classico” e più ricco di trama si diverte a riscrivere la storia (e noi con lui!) trascinandola dalla parte del bene. “Pipponi” verbali, esplosioni violente, piedi di donna e cinefilia spinta: della consueta ricetta non manca nulla. 

Il nastro bianco (2009), Michael Haneke (Austria, Germania, Francia, Italia)

In un villaggio della Germania pre-nazista, piccoli mostri crescono, ma nulla deve turbare l'ordine cristiano-borghese. Bianco e nero livido e rivelatore per un maestro assoluto del cinema europeo.

Melancholia (2011), Lars von Trier (Danimarca)

Mentre un asteroide sta per schiantarsi sulla terra, un ricevimento di nozze in Svezia deflagra violentemente: il padre si ubriaca, la madre scappa, la sposa (depressa) tradisce il marito con un collega. Wagner introduce al meglio le tragedie e la Tragedia, tra influssi astrali e terrene crisi borghesi. Discutibile, ma carico di magnetica suggestione.

Una separazione (2011), Asghar Farhadi (Iran)

Le contraddizioni dell'Iran contemporaneo si rispecchiano nelle contraddizioni di una coppia che rischia di divorziare. La complessità delle vicende e della varia umanità in gioco stride con il rigido impianto politico-religioso, ormai del tutto insufficiente. 

Shame (2011), Steve McQueen (Regno Unito)

La discesa negli inferi del sesso  (pornografia, masturbazione compulsiva, rapporti usa e getta...) di un trentenne di successo inciampa nell'improvvisa apparizione della sorella e sul suo bisogno d'affetto e attenzioni. Per stomaci forti, uno sguardo sul vuoto e sull'annientamento.

L'amore bugiardo-Gone Girl (2014), David Fincher (Usa)

Una donna sparisce al quinto anniversario di matrimonio: la colpa sembra ricadere sul marito, che è invece vittima di una gigantesca messinscena della moglie. Colpi di scena à gogo in un film profondamente cerebrale, ricchissimo di “materia prima” (come da tradizione dell'autore) e in bilico tra misoginia e femminismo. 

The Revenant-Redivivo (2015), Alejandro González Iñárritu (Usa)

Di Caprio cacciatore di pelli nel 1823 esce miracolosamente vivo da un corpo a corpo con un orso e percorre 300 chilometri da solo per compiere una vendetta. Visivamente mirabile: a volte basta questo...

Il figlio di Saul (2015), Laszlo Nemes (Ungheria)

Un “operaio” nella fabbrica del Male di Auschwitz si occupa di smistare i prigionieri e disperdere le ceneri. La routine viene interrotta quando gli sembra riconoscere suo figlio nel corpo di un ragazzo.... Il più bel film sull'Olocausto del terzo millennio lascia fuori campo il contesto e inquadra solo le facce dei personaggi.

Elle (2016), Paul Verhoeven (Francia, Belgio, Germania)

A capo di un'azienda di videogiochi, una donna violentata in casa decide di non sporgere denuncia e di indagare di persona. Tutto gira intorno a “Lei”, Isabelle Huppert, anima e corpo, fredda e determinata quanto il suo aggressore. 

La La Land (2016), Damien Chazelle (Usa)

L'aspirante attrice e il jazzista spiantato si incontrano a LA: quel che l'amore (tenero, malinconico) unisce, il successo dividerà. Il musical riveduto, corretto e attualizzato, dai fasti di un tempo alla più prosaica contemporaneità. Ma la poesia resta.

The Square (2017), Ruben Ostlund (Svezia, Germania, Francia, Danimarca)

A partire da un banale furto si snodano le vicissitudini del curatore di un museo di arte contemporanea a Stoccolma. In un linguaggio sempre sul crinale dell'assurdo e del grottesco, da sotto la superficie perbenista del politically correct affiorano le contraddizioni che vogliamo nascondere.

La vita nascosta (2019), Terence Malick (Germania, Usa)

1938: nell'Alta Austria un contadino vive serenamente con moglie e figlie, finché non arriva la chiamata alle armi della Wehrmacht. Un altro passo nel cammino di ricerca estetica e filosofica di Malick, ricchissimo di rispondenze tra uomo e la “grande natura” circostante, accogliente ma anche cinicamente indifferente.

Licorice Pizza (2021), Paul Thomas Anderson (Usa)

Una storia vintage d'amore e di “piccola imprenditoria” nella San Fernando Valley degli anni Settanta: protagonisti un 15enne e una 25enne. Strambo, sgangherato e genialmente vitale.

The Whale (2022), Darren Aronofsky (Usa)

Costretto sulla carrozzina, un prof. obeso ma recidivo fa i conti con i suoi fantasmi e quelli della sua famiglia. Un eroe alla deriva, terribilmente coerente con il suo dramma.

Oppenheimer (2023), Christopher Nolan (Usa, Regno Unito)

Tre diversi “blocchi” della vita del fisico americano si intrecciano con mirabile fluidità, tra colore e bianco e nero, sfidando costantemente la successione cronologica degli eventi.

Povere creature! (2023), Yorgos Lanthimos (Usa, Regno Unito, Irlanda)

In una Londra vittoriana e grottescamente positivista, una scienziato riporta in vita una suicida impiantandogli il cervello del bambino che porta in grembo. La donna-bambina che ne scaturisce è un'inedita “tabula rasa” che parte alla conquista del mondo. Avvincente, colmo di riferimenti filosofici, femminile e femminista.

 

Roberto Codini:

I TOP 5

 “Sulla infinitezza” di Roy Andersson (2019): dal regista di “Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza” Una dichiarazione d’amore al mondo, perchè “è tutto fantastico”.

 “Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza” (Roy Andresson, 2014). Film a vignette sul senso della vita. Il piccione non si vede.

 “Il robot selvaggio” (2024) di Chris Sanders, tratto dal libro di Peter Brown, sulla famiglia e sull’adozione di una anatra da parte di una mamma robot. Perchè a volte animali e macchine sono meglio degli umani.

 “Avengers, Infinity War” (2018), film della Marvel diretto dai fratelli Russo con i supereroi “umani troppo umani”) che devono affrontare Thanos, film profetico e ancora attuale.

 “Il cliente” (Ashgar Fahradi, 2016), giallo ambientato a Teheran che è anche una riflessione sulla vita e il teatro.

Gli “altri” 20

“Mullholland Drive” (David Lynch, 2001)

“Il mio amico Eric” (Ken Loach, 2009)

“La parte degli angeli” (Ken Loach, 2012)

“Io, Daniel Blake” (Ken Loach, 2016)

“Sorry, we missed you” (Ken Loach, 2019)

“The Old Oak” (Ken Loach, 2023)

“C’era una volta a Hollywood” (Q. Tarantino, 2019)

“Joker” (Todd Philips, 2019)

“Joker. Folie a deux” (Todd Philips, 2024)

“Parasite” (Bong Jon Woo, 2019)

“Dolor Y Gloria” (Almodovar, 2019)

“Il Gladiatore 2” (Ridley Scott, 2024)

“Alien, Romulus” (Fede Alvarez, 2024)

“Megalopolis” (Francis Ford Coppola, 2024)

“La città incantata” (Hayao Miyazaki, 2001)

“Ponyo” (Hayao Miyazaki, 2008)

“I guardiani della Galassia 3” (James Gunn, 2023)

“Kung Fu Panda 4” (M. Mitchell, S. Stine, 2024)

“La maledizione dello scorpione di Giada” (Woody Allen, 2001)

“Anything else” (Woody Allen, 2003)

 

Giovanna Mentasti:

I TOP 5

  • The Social Network (2011), David Fincher (USA): un film perfetto sotto ogni punto di vista. Performance eccelse da ogni membro del cast su una sceneggiatura senza errori di Aaron Sorkin, tutto filtrato dallo sguardo chirurgico di David Fincher, in una cronaca che era moderna per i tempi, e che è ancora capace di descrivere il presente in divenire.
  • La zona d'interesse (The zone of interest) (2024), Jonathan Glazer (UK): per avere sfruttato le potenzialità visive e sonore del mezzo cinematografico ai fini di raccontare il dramma dell’Olocausto dalla parte dell’oppressore, senza fare provare empatia nello spettatore. Terribile e drammatico, ma completamente privo di morbosità.
  • Parasite (2019), Bong Joon-Ho (Corea del Sud): un film tecnicamente perfetto, oltre che una eccellente critica sociale al sistema classista coreano. Primo film non in lingua inglese a vincere un Oscar, nella loro 92° edizione. Come disse lo stesso regista: “Once you overcome the one-inch tall barrier of subtitles, you will be introduced to so many more amazing films”.
  • Ritratto della giovane in fiamme (2019), Céline Sciamma (Francia): una galleria di quadri lunga due ore, che racconta con dolcezza e delicatezza disarmanti una storia di desiderio e rimpianto.
  • La città incantata (2001), Hayao Miyazaki (Giappone): il capolavoro assoluto di Miyazaki. Un viaggio nell’infanzia e nel surreale, con animazioni eteree ed evocative. In tutta sincerità, questa lista potrebbe comprendere l’intera carriera del regista.
Gli “altri” 20

  • Aftersun (2022), Charlotte Wells, (USA): cattura in modo personale e universale il complesso e profondo rapporto tra un padre e una figlia, sia nel presente sia nel ricordo, attraverso diversi livelli di metacinema. Unico nel suo genere.
  • Arrival (2016), Denis Villeneuve (USA): cinema filosofico, sociologico, linguistico, fantascientifico; e lo stile di Villeneuve è già distinguibile.
  • Big Fish (2004), Tim Burton (USA): sogno e realtà si fondono nella visione magica di Burton.
  • Birdman, or the unexpected virtue of ignorance (2014), Alejandro González Iñárritu (USA): a distanza di 10 anni, non ho ancora dimenticato il mio stupore adolescente davanti a questo singolo piano sequenza.
  • Donnie Darko (2001), Richard Kelly (USA): perturbante e contorto, un film stratificato che ha lasciato un’impronta in tutto il cinema di genere a seguire.
  • Everything Everywhere All at Once (2022) Daniels (USA): come dice il titolo stesso, un film così denso da essere irriducibile. Nulla ha senso nel mondo, quindi tutto è possibile; la libertà che ne deriva è ciò che dà equilibrio all’esistenza.
  • In the mood for love (2000), Wong Kar-wai (USA): per avere saputo raccontare la forza della passione senza avere bisogno di mostrare nemmeno un singolo bacio.
  • Interstellar (2014), Christopher Nolan (USA): un’odissea nello spazio alla ricerca del futuro e del senso stesso dell’esistenza.
  • La la land (2016), Damien Chazelle (USA): una lettera d’amore ai musical, al cinema e soprattutto ai folli che amano e sognano il cinema.
  • Lady Bird (2016), Greta Gerwig (USA): al suo esordio alla regia è stata in grado di raccontare in modo quasi inquietantemente accurato i pensieri e le emozioni delle ragazze adolescenti. Lunga vita ai coming of age.
  • Dogtooth (2009), Yorgos Lanthimos (Grecia): già pietra miliare della new wave greca, ricalca la tragedia arcaica nella sua narrazione, trasponendo l’inquietante nel moderno.
  • Mad Max Fury Road (2015), George Miller (Australia): il roadtrip movie definitivo. Postapocalittico, ecologista, steampunk. Ci stanno le macchine corazzate che vanno veloci e una chitarra elettrica con il lanciafiamme. Euforia pura.
  • Mommy (2014), Xavier Dolan (Canada): a 25 anni Dolan ha diretto un film già entrato nella storia del cinema, a 24 io sto scrivendo questa lista.
  • Moonrise Kingdom (2012), Wes Anderson (USA): forse non il miglior film di Anderson da un punto di vista formale, ma quello che meglio racchiude il senso di libertà e gioventù della sua poetica.
  • Oldboy (2003), Park Chan-wook (Corea del Sud): uno dei colpi di scena finali che mi hanno più spiazzata in assoluto, preceduto da una costruzione dell’intreccio di una minuzia impressionante.
  • Spiderman into the spiderverse (2018), Bob Persichetti, Peter Ramsey e Rodney Rothman (USA): il film che ha segnato un prima e un dopo nel cinema d’animazione, la rivoluzione di cui c’era bisogno e che sta riscrivendo l’intero canone.
  • Synecdoche New York (2008), Charlie Kaufman (USA): il film più bello, complesso e intenso, che però non rivedrò mai più.
  • There will be blood (Il petroliere) (2007), Paul Thomas Anderson (USA): l’epica politica e la spietata natura del potere umano e divino, i film di PTA sono completamente su un altro livello.
  • The Wolf of Wall Street (2013), Martin Scorsese (USA): una cronaca rise-and-fall del sogno americano, ma quando l’ambizione non impedisce ai nodi di venire al pettine.
  • Up (2010), Docter e Peterson (USA): chi non si emoziona nei primi 10 minuti di film, semplicemente non ha un cuore.
 

Paolo Ronchetti:

I TOP 5

Anomalisa, regia di Charlie Kaufman e Duke Johnson · Stati Uniti 2015

Chi siamo, chi sono le persone che abbiamo intorno, cosa le rende diverse una dall’altra e cosa le fa sembrare uguali. Cos’è l’amore? Cosa sono l’insoddisfazione e le aspettative sociali? Nessuna risposta da questo film ma una complessità narrativa volutamente criptica: unica possibilità per chi ha bisogno di domande ben poste piuttosto che di risposte.

Arca Russa Aleksandr Sokurov Russia 2002

Se solamente tutti avessero visto questo film forse i destini dei rapporti tra Europa e Russia sarebbero diversi, perché, al di là del virtuosismo del piano sequenza, di questo, e di tutti noi, parla Arca Russa. Un film che è una lezione di filosofia, arte, storia, geopolitica, drammaturgia, regia… Indispensabile

Goodbye, Dragon Inn di Tsai Minj-liang Taiwan 2003

Cos’è il Cinema? E cos’è stato il Cinema. Dove era il suo fascino decadente (prima che i multisala, le piattaforme e il proprio cellulare lo facessero diventare semplice “cinema”)? Il Cinema come luogo in cui perdersi e trovarsi: con Antonioni a scrutare da lontano e il maestro di Taiwan a scrutare da vicino nel nostro animo.

Un eroe (Qahremān) Asghar Farhadi Iran/Francia 2021

Tutto il cinema di Farhadi (il Cliente o Una Separazione sarebbero stati titoli quasi uguali) si basa sulla contrapposizione e il dubbio etico: sulla critica ad una umanità (e società) che non va mai oltre l’atto oppure che costruisce, sull’atto, solo teorie e colpevolezze: una società incapace di inserire l’uomo all’interno della complessità e del contesto.

Yi yi di Edward Yang Taiwan 2000

In una società in radicale trasformazione la morte della matriarca obbliga una famiglia a ripensarsi non solo individualmente. Un ritratto di famiglia impietoso ma carico di dolcezza: e la figura del bambino che fotografa le nuche delle persone (perché unica parte che le persone non possono vedere di sé stesse) è tra le più indimenticabili e poetiche del cinema moderno

Gli “altri” 20

Ap'rili, di Dea K'ulumbegashvili · Georgia 2024

Tra povertà sociale, ingiustizia, frustrazione e contraddizioni la vita di una ginecologa georgiana in un film rigoroso: duro come un pugno nello stomaco e bello come pochi film in questi 25 anni!

Atlantis di Valentyn Vasjanovyc Ukraina 2019 (prima dell’allargamento del conflitto).

2025: fine del conflitto tra Russia e Ucraina per il Donbass. Le acciaierie di Mariupol sono il regno capitalistico dell’alienazione e dello sfruttamento degli ex soldati. Al suicidio del suo migliore amico Serhij parte per dare un nome a soldati e civili di ambo le parti sepolti nelle fosse comuni: in una terra resa grigia, sterile ed avvelenata dallo sfruttamento e da secoli di guerre. Potrà nascere qualcosa tra i veleni e la decomposizione dei corpi? Capolavoro indispensabile!

L’atto di Uccidere (2012)/The Look of Silence (2014), regia di Joshua Oppenheimer · Danimarca/Indonesia

Due opere sconvolgenti sulla feroce repressione anticomunista in Indonesia tra il 1965 e il 1966. Un milione di persone uccise brutalmente da chi oggi comanda ancora il Paese, i suoi apparati e villaggi. Crudo e pieno di fantasia. Prodotto da Herzog

La favorita (The Favourite), regia di Yorgos Lanthimos · Stati Uniti/ Grecia/

Il cinema di Lantimos mi fa pensare a Berger e Luckmann:  “La societaÌ€ effettivamente possiede una oggettiva fattualitaÌ€, e la societaÌ€ eÌ€ davvero costruita da un’attivitaÌ€ che esprime significati soggettivi”. Folle, rigoroso, parossistico, paradossale, bizzarro e vero. Lantimos, e il cinema greco di questi anni, colpisce ed affonda come probabilmente colpiva e affondava il cinema di Ferreri, Bunuel o De Olivera.

Ferro 3 Kim Ki-duk Corea del Sud 2004

Tra filosofie orientali, retaggio cattolico, poca paura di suggerire l’atto violento o quello di cura/amore (atti spesso intimamente legati), Kim Ki-duk in Ferro 3 ci insegna ad abitare l’altro (e la sua casa) con il rispetto che gli altri, spesso, non hanno.

Il figlio di Saul (Saul fia) László Nemes Ungheria 2015

l’unico film che io possa ritenere in qualche modo “definitivo”. Gli ultimi giorni del regime Nazista visti dalla babele di un campo di concentramento. Un film sulla speranza e sull’orrore di chi è senza speranza. Assolutamente da vedere in Vos.

Il filo nascosto (Phantom Thread), di Paul Thomas Anderson USA 2017

Purezza formale e senso. Cos’è il processo amoroso; cos’è una coppia; attraverso quali meccanismi si salvaguarda o si perde l’amore. Una inestricabilità di atti e relazioni per un film straordinario e doloroso: come l’Amore

Gran Tour Miguel Gomes Portogallo 2024

Una fuga e una rincorsa che si trasformano in un doppio Grand Tour dell’oriente mischiando commedia e dramma; inizio 900 e l’oggi; documentario e finzione. Un film pieno di arti, ironie, drammi coloniali, incomprensioni, doppie letture, vita e morte, viaggi, luoghi, domande, formati diversi, B/N e colore, tempi (1917 e 2023) e luoghi. Un gioiello splendente e il maestro De Olivera che guarda da lontano beffardo!

Grizzly Man Werner Herzog Usa 2005

Mentre il mondo impazzisce per la favola di “Into The Wild”, Herzog da lezione di cinema come atto morale tra “il cosa fare e cosa non fare vedere” raccontando la storia di una coppia sbranata dagli orsi: ed è una lezione sull’”atto del vedere” indimenticabile.

L'insulto (L'insulte), regia di Ziad Doueiri (Libano) 2017

Da dove nasce un conflitto; come può non nascere un incendio giocando con i cerini in piena estate in un prato di sterpaglie? La guerra e la pace hanno i loro tempi e codici. La pace (è un atto che) ha bisogno di un paradosso che rimetta a posto cose completamente fuori posto. Se no sarà solo spunto per altro rancore e una guerra successiva. Una commedia drammatica straordinaria

Leviathan (Leviafan), regia di Andrej Petrovič Zvjagincev (Russia) 2014

Kolia - un Giobbe abbandonato dallo stato, dalla giustizia e da dio - diventa vittima predestinata del Potere, dei poteri. La sconfitta dell’uomo davanti a tutto. Zvjagincev lancia contro l’umanità l’ennesimo suo film senza speranza. Un film che vale per la Russia come per qualsiasi altra parte del mondo

Melancholia Lars Von Trier Danimarca 2011

Justine e Claire: due sorelle e l’inevitabilità della fine dei tempi. La depressione come strumento per resistere all’innominabile; per prendersi, sino alla fine, cura del più debole; la bugia per arrivare senza paura davanti alla morte.

Il Nastro Bianco (Das weiße Band - Eine deutsche Kindergeschichte), di Michael Haneke. Austria Germania 2009

Tra Ignavia ed Accidia: la società preferisce farsi struzzo piuttosto che vedere ciò che cova sotto gli occhi di tutti: quello che Haneke racconta del villaggio tedesco del 1913 lo racconta a noi 100 anni dopo. La, fine, temo sarà la stessa: odio razziale, guerra e la nostra cieca colpevolezza!

Post Mortem Pablo Larrain 2010 Cile

L’orrore. Cile 1974: mentre Pinochet fa carneficina tra il popolo cileno un funzionario dell’obitorio cerca la ragazza di cui è innamorato. Ma l’orrore di questa passione è forse ancora più grande dell’orrore collettivo (perché lo rivela). Larrain sceglie cosa fare e non fare vedere con maestria agghiacciante.

Roma, regia di Alfonso Cuarón · Messico 2018

“Non importa quello che ti dicono, noi donne saremo sempre sole!” una memoria domestica “maschile” che si trasforma in riflessione dura sulla libertà e sul corpo delle donne! Film di perfezione e imperfezione che rimane attaccato al cervello come le deiezioni dei cani rimangono attaccate al cortile e alle suole delle scarpe. Indelebile

Rimini regia di Ulrich Seidl · Austria 2022

Seild continua ad analizzare la crudeltà dell’uomo e a fare in modo che il cinico protagonista di Rimini acquisti una pietas inaspettata che rende questo film ancora più potente degli altri capolavori della sua filmografia. La banalità del male quotidiano?

Ritratto Della Giovane In Fiamme. Cèline Sciamma 2019 Francia

Se oggi dovessi consigliare un film su “che cosa è l’amore” questo gioiello sarebbe il primo. Un film sul senso dell’essere donna nella società e una educazione sentimentale senza paragone (se non con altri film della Sciamma stessa)

Sierranevada di Cristi Puiu Romania 2017

Un esempio della gigantesca qualità del cinema Rumeno di questi 25 anni: probabilmente il più interessante in Europa. La morte del capofamiglia e una famiglia che cerca di ritrovarsi tra tradizioni e insofferenza (esattamente come la Romania). Un film girato con maestria all’interno di una piccola stanza colma di persone, pensieri, atti e tensioni. Da studiare a memoria.

Tesnota di Kantemir Balagov Russia 2017

Bagalov, 34 anni e allievo, dai 17, di Sokurov, ha firmato due film straordinari come regista e uno, Soficka, come sceneggiatore. Tutte le complessità della società russa, i conflitti etnici e politici, la violenza e la sopraffazione…anche arrivando ad un niente dal “non raffigurabile”. Un talento da seguire!

Voglio Anch’io di Aleksej Balavanov Russia 2012

Balavanov, come nessuno, ha saputo filmare il pre e post perestroika indicando colpe individuali e collettive. Dopo il violentissimo Cargo 200 ci saluta con un film mistico e senza speranza in qualche modo debitore di Tarkovski. Voglio Anch’Io è il corrispettivo brutale (ma con la stessa poesia) del Magician di Lou Reed (ma da leggersi anche in prospettiva politica)

 

 

CINEMA ITALIANO

 

Laura Bianchi:

I MIGLIORI 5

-Le Conseguenze dell'amore, Sorrentino, 2005 Perché ci sono tutta la tecnica di Sorrentino prima che diventasse sorrentiniana; l’interpretazione di un Toni Servillo prima che diventasse servilliano; una Svizzera realistica ed emblematica; una storia sospesa tra amarezza e dignità.

-La stanza del figlio, Moretti, 2001: perché il dolore in cui sprofonda Moretti diventa di tutti noi, che siamo genitori o meno; e perché il polso lucido e scarno con cui il regista tratta materia e attori non si troverà più nei film successivi.

-Esterno notte, Bellocchio, 2023: perché vederlo al cinema, in due parti, dà spessore epico a una storia italiana, diretta magistralmente, con un cast ispirato; e perché il documento storico diventa autentica poesia per immagini.

-La chimera, Rohrwacher, 2023: perché lei è una regista che sa coinvolgerci con il suo mondo visionario, ma anche con un uso sapiente ed evocativo di colori e luci, inquadrature e montaggio. E questo film è una conferma.

-Vermiglio, Delpero, 2024: perché è la dimostrazione che si può parlare di patriarcato, di femminismo e di impegno anche senza urlare slogan abusati; e che, tra uomo e natura, forse è meglio scegliere la seconda.

GLI “ALTRI” 20

-La meglio gioventù Giordana 2003 film corale, appassionato e con un cast di attori che avrebbero scritto la storia del cinema italiano.

-Il caimano Moretti 2006 profetico, amaro e con un Silvio Orlando bravissimo

-Il Divo Sorrentino 2009 Andreotti come non l’avete mai visto, ma forse come l’avete immaginato

-Buongiorno notte Bellocchio 2003 romanzo, o documento? finzione, o realtà? Gli anni di piombo senza vincitori né vinti

-L'uomo che verrà Diritti 2009 il punto di vista, a cui il regista ci costringe a legarci, è quello di una bambina, muta testimone dell'indicibilità delle stragi fasciste nella Seconda guerra mondiale.

-Reality Garrone 2012 quando un film anticipa i tempi

-Smetto quando voglio 1, Sibilia, 2014 "Sono laureato, ma guardi è un errore di gioventù del quale sono profondamente consapevole."

-La grande bellezza Sorrentino 2014 celebratissimo, forse sopravvalutato, di sicuro innovatore

-Il giovane favoloso Martone 2014 Germano recita solo testi originali di Leopardi. E questo potrebbe già bastare

-Il capitale umano Virzì 2015 Durissimo e violento, pur nelle sue atmosfere ovattate da upper class.

-Veloce come il vento Rovere 2016 L’amore per le corse unisce due fratelli, e i due attori sanno unirci a loro

-Perfetti sconosciuti Genovese 2016 un film teatrale, con attori perfetti

-Le otto montagne Van Groeningen e Vandermeersch 2022 meglio il libro o il film? in questo caso, sono emozionanti entrambi, grazie a due grandi attori.

-Chiamami col tuo nome Guadagnino 2019 un romanzo di formazione, un film nostalgico e potente

-Ariaferma Di Costanzo 2021 due attori misurati e una tematica di grande spessore

-È stata la mano di Dio Sorrentino 2022 Fabietto, non ti disunire! Napoli e il suo grande cuore, in una dichiarazione d’amore

-Ennio Tornatore 2023 un docufilm appassionato e dolce, con un Morricone che si racconta e un Tornatore che lo racconta attraverso i suoi capolavori

-Rapito Bellocchio 2023 storia cupa e inquietante, dal montaggio serrato e perfetto

-C'è ancora domani Cortellesi 2023 il sentimento, la retorica, l’impegno, per un film campione d'incassi che ha fatto molto discutere

-Io capitano Garrone 2023 si può raccontare l’odissea dei migranti in modo poetico, senza nulla togliere alla crudezza: Garrone l’ha dimostrato.

 

Claudio Mariani:

I MIGLIORI 5

-Pane e tulipani, regia di Silvio Soldini (2000) una commedia che ha fatto scuola. Perfetta opera per aprire il millennio.

-La meglio gioventù, regia di Marco Tullio Giordana (2004) il film generazionale, anzi, un viaggio che appartiene a più generazioni. Film iconico.

-Martin Eden, regia di Pietro Marcello (2019) quando arte e cinema si confondono, vengono fuori opere così ispirate, e i confini cadono. Necessario farsi ispirare e…inspirare profondamente!

-È stata la mano di Dio, regia di Paolo Sorrentino (2022) il film perfetto di sorrentino dovrebbe essere un sunto di tutte le sue straordinarie opere, ma questa invece è ben altro, fuori dagli schemi logici.

-Il tempo che ci vuole, regia di francesca Comencini (2024), per chiudere i 25 anni, un film di una qualità superiore a moltissimi altri. Poesia pura e realtà, in un modo unico di raccontare sé stessi e un genitore

GLI “ALTRI” 20

-L'ultimo bacio, regia di Gabriele Muccino (2001), piaccia o non piaccia, un ottimo film che parla di amori etc…

-Le fate ignoranti, regia di Ferzan Özpetek (2001), grande film manifesto della poetica di Ozpetek, struggente e in parte anche divertente

-Io non ho paura, regia di Gabriele Salvatores (2003) ottima trasposizione da un libro, con il solito stile di Salvatores

Romanzo criminale, regia di Michele Placido (2006) anche se poi pareggiato/superato dalla serie, un gran film sulla cirminalità

-Pranzo di ferragosto, regia di Di Gregorio (2008) piccola opera di una delicatezza assoluta

-Io sono l’amore, regia di Luca Guadagnino (2009) se un film fosse un arredamento d’interni…eccolo!

-10 inverni, regia di Valerio Mieli (2009) poesia e inventiva nel parlare del trascorrere del tempo

-La prima cosa bella, regia di Paolo Virzì (2010) una musicalità, un film pieno di passione, una Ramazzotti ispirata

Io e te, regia di Bernardo Bertolucci (2013) ultimo freschissimo, timido atto del Maestro.

La grande bellezza, regia di Paolo Sorrentino (2014) ormai un classico della poetica sorrentiniana

Lo chiamavano Jeeg Robot, regia di Gabriele Mainetti (2015) divertente film che sconfina nell’internazionale

Perfetti sconosciuti, regia di Paolo Genovese (2016): successo planetario ma in fondo meritatissimo

La pazza gioia, regia di Paolo Virzì (2017): altro film piacevolissimo con una coppia unica

L’incredibile storia dell’isola delle rose, regia di Sidney Sibilia (2020): la storia meriterebbe da sola, poi col tocco magico di Sibilia…

Freaks Out, regia di Gabriele Mainetti (2021) film che meriterebbe molto di più dei campioni di incasso della Marvel

Le otto montagne, regia di Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch (2022) viaggio degno del libro, con una coppia di attori in perfetta sintonia

Io capitano, regia di Matteo Garrone (2024) tecnicamente, film straordinario, il top di Garrone, che è sempre garanzia

C'è ancora domani, regia di Paola Cortellesi (2024) successo meritato e esordio unico

Il sol dell'avvenire, regia di Nanni Moretti (2024) degno nuovo capitolo di un autore sempre in primo piano

La chimera, regia di Alice Rohrwacher (2024) delicatezza nel raccontare una storia all’apparenza inenarrabile

 

Arianna Marsico:

I MIGLIORI 5

  • Le fate ignoranti,Ferzan Ozpetek (2001) La scoperta di una vita nascosta ma piena di calore e amore. Un cast in stato di grazia benedetto dallo sguardo non giudicante di Ferzan Ozpetek. Una colonna sonora indimenticabile, da Gracias a la vida interpretata da Joan Baez al suggello della sigla finale con Due Destini dei Tiromancino
  • Il Sol dell'avvenire, Nanni Moretti (2023) La storia non si fa con i se e i ma, ma l’immaginario di Nanni Moretti può questo ed altro. Tanto il regista si mostra sarcastico e ironico verso il “suo” mondo inteso come quello del cinema, tanto diventa commovente nel finale, con un maestoso affresco tra storia utopia e Quarto Stato.
  • Palazzina Laf, Michele Riondino (2023) Esordio magistrale alla regia di Michele Riondino per la storia del primo caso riconosciuto di mobbing di massa. Storia che porta in sé tutti i semi del male che continuerà ad essere generato dall’Ilva dei Riva.
  • Diaz – Don’t clean up this blood, Daniele Vicari (2012) “Generazioni intere ingannate per sempre, a sangue freddo” (Teatro degli orrori) quelle che nel 2001 ai tempi del G8 di Genova si affacciavano alla maggiore età. La fine di un sogno con uno Stato che da Garante si fa macellaio.
  • C'è ancora domani, Paola Cortellesi (2023) Paola Cortellesi “a bocca chiusa” ci ricorda, attraverso Delia, il coraggio di tante donne che votarono per la prima volta nel 1946, se non per sé, per un domani migliore per le proprie figlie, resistendo a ogni violenza pur di preservarle.
GLI “ALTRI” 20

  • Lavorare con lentezza, Guido Chiesa (2004) Un altro sogno che finisce, stavolta quello delle radio libere e del Movimento del 1977. Con Manuel Agnelli a interpretare Demetrio Stratos.
  • Acab – All cops are bastards, Stefano Sollima (2012) “Police on my back “ cantano I Clash, in una storia in cui bene o male hanno confini tutt’altro che definiti
  • La meglio gioventù, Marco Tullio Giordana (2003) Marco Tullio Giordana attraverso la famiglia Carati racconta l’Italia, tra speranze e cadute.
  • Paz!, Renato De Maria (2002) I personaggi disegnati dal genio malinconico di Andrea Pazienza prendono vita a Bologna. Colonna sonora con CCCP e Ustmamò.
  • La grande bellezza, Paolo Sorrentino (2013) Quando Roma, che cercare di capirla “è inutile” (Cit. Roberto D’Agostino) ruba la scena a Gep Gambardella.
  • La prima cosa bella, Paolo Virzì (2010) La tenerezza di una donna che rimane piena d’amore, in una Livorno brulicante di vita.
  • Saturno contro, Ferzan Ozpetek (2007). Affrontare il dolore, annegarvi, e capire che sopravvivere si può.
  • Tre piani, Nanni Moretti (2021) Un’occasione per riflettere sulla genitorialità in tutte le sue sfaccettature, su cosa si mette da parte di sé e cosa si vorrebbe offrire ai figli
  • Canone inverso – Making Love, Ricky Tognazzi (2000) La musica di Ennio Morricone impreziosisce questo gioiellino in cui la musica è più forte della morte.
  • Gli ultimi saranno gli ultimi, Massimiliano Bruno (2015) La vicenda di Luciana è ancora troppo attuale, l’aut aut tra maternità e lavoro.
  • Fino a qui tutto bene, Roan Johnson (2014) La fine dell’università coincide con il dover lasciare la casa dove si è vissuti tutti insieme. Narrazione tra risate e commozione.
  • Non essere cattivo, Claudio Caligari (2015) Il testamento di Claudio Caligari, ultimato con un atto d’amore da Valerio Mastandrea. Coppia inossidabile quella tra Alessandro Borghi e Luca Marinelli
  • Santa Maradona, Marco Ponti (2001) Il film che ancora oggi non fa che far pensare a Libero Di Rienzo, che ci sa salutati troppo presto.
  • La felicità è un sistema complesso Gianni Zanasi (2015) L’interpretazione misurata di Valero Mastandrea che vola su Ça plane pour noi
  • Io non ho paura, Gabriele Salvatores (2003) “Tutti i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano” ma Michele probabilmente non lo dimenticherà.
  • Dogman, Matteo Garrone (2018). Una storia di orrore che però ha fatto scoprire al mondo, dal palco di Cannes, Marcello Fonte.
  • Aspromonte – La terra degli ultimi, Mimmo Calopresti (2019) Di nuovo Marcello Fonte, con la grazia del suo sorriso, per raccontare la storia di Africo, in Aspromonte.
  • Perfetti sconosciuti, Paolo Genovese (2016). Gli smartphone come scatole nere dell’anima. Un maestoso Marco Giallini.
  • Ennio, Giuseppe Tornatore (2021). Ennio Morricone è stato sinonimo di musica nel cinema, e il racconto di Tornatore toglie il respiro
  • La mafia uccide solo d'estate, Pif (2015) L’educazione politica e sentimentale del piccolo Arturo, in una Palermo che nel 1992 si ribella a Cosa Nostra.
 

Pietro Cozzi:

I MIGLIORI 5

Il mestiere delle armi (2001), Ermanno Olmi

La lenta agonia di Giovanni delle Bande Nere, il capitano di ventura ferito a tradimento alle porte di Mantova. All'epoca delle signorie (siamo nel 1526), l'eroismo di un uomo e l'eterna ambiguità del potere italiano.

Buongiorno, notte (2003), Marco Bellocchio

Il racconto del sequestro Moro visto dalla parte dei brigatisti, chiusi nel loro “covo” di incomunicabilità ideologica. L'onirica liberazione dello statista dalla sua prigionia, sulle note dei Pink Floyd, è una delle pagine più belle del cinema italiano del terzo millennio.

Gomorra (2008), Matteo Garrone

Cinque storie di ordinaria criminalità nel sottobosco napoletano e casertano. La freddezza descrittiva, senza eccessi gangsteristici o folkloristici, e la coscienza della contiguità tra legale e illegale si perderanno nei (troppi) tentativi di imitazione.

L'uomo che verrà (2009), Giorgio Diritti

Dieci mesi (dicembre 1943-ottobre 1944) nella vita di una famiglia contadina di Marzabotto culminano nel famigerato eccidio di Monte Sole. Un racconto senza retorica e senza ideologia che intreccia il duro lavoro quotidiano, le richieste dei partigiani e le incursioni dei nazisti. Ma alla fine vince la vita.

La grande bellezza (2013), Paolo Sorrentino

Viaggio nella Roma mondana e godereccia in compagnia di Jep Gambardella, giornalista e scrittore da un solo libro. Dietro la volgarità e la vacuità diffusa si nasconde la bellezza, ma forse anche la Grazia e la Redenzione. Fellini dietro l'angolo.

GLI “ALTRI” 20

La stanza del figlio (2001), Nanni Moretti

La vita di uno psicanalista di Ancona viene sconvolta dalla tragedia del figlio, vittima di un'immersione in mare. Moretti molla (in parte) le piccole nevrosi quotidiane per affrontare il dramma della morte improvvisa e le sue conseguenze.

L'imbalsamatore (2002), Matteo Garrone

La relazione tra un imbalsamatore nano e un affascinante aiuto-cuoco viene messa in crisi dall'apparizione di una donna. Lo squallore di chi vive di espedienti, in connivenza con la malavita, si confronta con la meschinità piccolo borghese.

Le conseguenze dell'amore (2004), Paolo Sorrentino

Un maniacale e meticoloso contabile della mafia ricicla il denaro sporco in Svizzera, ma l'amore manderà all'aria la sua routine, con tutte le “conseguenze” del caso. Sorrentino, qui ancora al lavoro nei confini di una storia tradizionale, lavora magistralmente per sottrazione. 

Il vento fa il suo giro (2005), Giorgio Diritti

Un pastore francese, ex professore di filosofia, si trasferisce con la famiglia in un villaggio delle Alpi Cozie, affrontando i pregiudizi e le chiusure dei locali. Il film che ha fatto scoprire la montagna cuneese e la val Maira all'Italia intera.

Nuovomondo (2006), Emanuele Crialese

Una storia di immigrazione di una famiglia siciliana, all'inizio del Novecento, dalla terra natia America. L'ignoto del “nuovomondo”, con tutti i disagi e le lacerazioni che porta con sé, raccontato in chiave intimista e antirealista.

Centochiodi (2007), Ermanno Olmi

Un professore di storia delle religioni, dopo aver inchiodato gli antichi libri di una biblioteca al pavimento, lascia tutto e si trasferisce in una catapecchia sulle rive del Po. Un mondo alternativo alle regole tradizionali – ma anche alle certezze intellettuali – può esistere.

Il Divo (2008), Paolo Sorrentino

Il declino del “divo” Giulio (Andreotti), dalla fine del suo ultimo governo al processo per mafia, riletto in chiave grottesca. L'ambiguità del personaggio non viene sciolta, ma la verità di tanta gestione del potere in Italia è perfettamente messa a fuoco: bisogna che si accetti un po' di male, affinché il vero Bene trionfi... 

Noi credevamo (2010), Mario Martone

Ambientato durante il Risorgimento, il film segue le vicende di tre giovani cilentani che si uniscono alla Giovine Italia animati da ideali patriottici. Un coraggioso tentativo di raccontare la storia patria vista da Sud, mettendo a fuoco i nodi irrisolti, dallo scarso coinvolgimento delle masse alla rottura tra le due parti del Paese.

Cesare deve morire (2012), Paolo e Vittorio Taviani

I detenuti di Rebibbia mettono in scena il “Giulio Cesare” guidati dai due registi, e il film ne documenta le prove e lo spettacolo, registrando anche le profonde risonanze che il testo provoca in loro. Un inno alla forza catartica del teatro e del cinema: quello a cui assistiamo è un vero film, non un documentario.

Io e te (2012), Bernardo Bertolucci

Un quattordicenne introverso finge di partire per la settimana bianca e si chiude nella cantina di casa, dove viene raggiunto dalla sorellastra Olivia, in fuga dalla tossicodipendenza. La convivenza forzata sarà dolorosa ma proficua, e i due si apriranno al futuro e alla vita.

Reality (2012), Matteo Garrone

Un pescivendolo napoletano partecipa ai provini del Grande Fratello: nell'attesa spasmodica della chiamata, precipita nella paranoia che lo porta a una visione distorta della realtà. In tono farsesco e senza fare prediche, Garrone racconta il precipitare di un popolo intero in una vacua e inconsistente identità televisiva. 

Il capitale umano (2013), Paolo Virzì

Cinici, annoiati e disperati ricchi di varia estrazione, in Brianza, sono disposti a tradire qualsiasi scrupolo morale in nome del denaro, anche se c'è di mezzo un morto. Duro ritratto del capitalismo di provincia che strangola il futuro del Paese e “scommette sul suo fallimento”.

Il giovane favoloso (2014), Mario Martone

La biografia leopardiana, tra la natia Recanati, Firenze e Napoli, riletta come un faticoso percorso di liberazione dalla famiglia e dal conservatorismo della politica e della letteratura contemporanea. Elio Germano da antologia.

Lo chiamavano Jeeg Robot (2015), Gabriele Mainetti

Caduto nel Tevere e contaminatosi con dei rifiuti tossici, un ladruncolo borgataro acquista degli inaspettati superpoteri da cartone animato giapponese. Dichiaratamente eccentrico e anticonvenzionale, il film dà il meglio quando mostra i contrasti tra le potenzialità da supereroe e la povertà umana del protagonista.

Perfetti sconosciuti (2016), Paolo Genovese

Una cena tra amici viene sconvolta da un gioco: ogni partecipante dovrà rivelare il contenuto dei messaggi e delle chiamate ricevute durante la serata. Trama arcinota e morale agghiacciante: la “scatola nera” delle nostre vite è diventata il cellulare, vaso di Pandora di troppe verità nascoste e inconfessabili.

Dogman (2018), Matteo Garrone

Marcello, mite toelettatore di cani, è al servizio di Simoncino, un ex pugile che terrorizza il quartiere. Stufo dei suoi abusi, metterà in atto una terribile vendetta. Tra la fiaba e il noir, Garrone mette in scena a modo suo un'altra storia di marginalità criminale. Con un riscatto drammatico, sullo sfondo di un Paese perduto.

Marx può aspettare (2021), Marco Bellocchio

Bellocchio rievoca, in un accorato memoriale che coinvolge tutti i membri della sua famiglia, la tragedia del suicidio del fratello. Vengono a galla (anche) la superficialità e gli errori di una generazione impegnata ma forse distratta. Marx può attendere, la vita no.

Ariaferma (2021), Leonardo Di Costanzo

La chiusura di un carcere ottocentesco nella Sardegna interna viene rimandata a sorpresa. Nell'inaspettato “tempo supplementare”, guardie e ladri saranno costretti a cambiare procedure e relazioni tra loro, dando vita a un inedito tentativo di convivenza.  

Nostalgia (2022), Mario Martone

Dopo quarant'anni vissuti tra il Libano, il Sudafrica e l'Egitto, Felice Lasco torna nel luogo dov'è nato, il rione Sanità di Napoli, sprofondando in un passato controverso. L'ambiente plasma caratteri e umanità, come in questa trasformazione a ritroso magistralmente interpretata da Pierfrancesco Favino.

Rapito (2023), Marco Bellocchio

La conversione forzata di un bambino ebreo bolognese, sottratto alla famiglia nel 1858. Oltre ai riti dell'indottrinamento resta la speranza della libertà dell'uomo, capace comunque di costruirsi una sua strada.

 

Roberto Codini:

I MIGLIORI 5

 “Smetto quando voglio” di Sydney Sibilia (2014), che affronta un tema drammatico (il precariato) con il registro della commedia (e con una trilogia).

 “Habemus Papam” di Nanni Moretti (2011), film profetico (come molti film di Moretti) che racconta l’inadeguatezza.

 “Il posto dell’anima” (Riccardo Milani, 2003), film che racconta il dramma del mondo del lavoro come pochi in Italia.

 “La giusta distanza” (Carlo Mazzacurati, 2007), film solo apparentemente un giallo, in realtà spaccato straordinario sul mondo del lavoro e sulla integrazione degli stranieri.

 “La guerra del Tiburtino Terzo” (Luna Gualano, 2023), film di fantascienza ambientato nella periferia romana, un omaggio all’Invasione degli Ultracorpi e alla fantascienza classica. Film cult.

GLI “ALTRI” 20

“Il Sol dell’avvenire” (Nanni Moretti, 2024)

“Il Divo” (Paolo Sorrentino, 2008)

“Easy, un viaggio facile facile” (Andrea Magnani, 2017)

“La profezia dell’Armadillo” (Emanuele Scaringi, 2018)

“Mixed by Erry” (Sidney Sibilia, 2023)

“L’ultimo Ferragosto” (Paolo Virzì, 2024)

“Zamora” (Neri Marcorè, 2023)

“Non essere cattivo” (Claudio Caligari, 2015)

“Lo chiamavano Jeeg Robot” (Gabriele Mainetti, 2015)

“La felicità è un sistema complesso” (Gianni Zanasi 2015)

“Io sono tempesta” (Daniele Lucchetti, 2018)

“L’abbiamo fatta grossa” (Carlo Verdone, 2016)

“La grande bellezza” (Paolo Sorrentino, 2013)

“E’stata la mano di Dio” (Paolo Sorrentino, 2021)

“Io Capitano” (Matteo Garrone, 2023)

“Dogman” (Matteo Garrone, 2018)

“L’imbalsamatore” (Matteo Garrone, 2002)

“L’ultimo bacio” (Gabriele Muccino, 2001)

“Le fate ignoranti” (Ferzan Ozpetek, 2001)

“Noi e la Giulia” (Edoardo Leo, 2015)

 

Giovanna Mentasti:

I MIGLIORI 5

  • È stata la mano di Dio, Sorrentino, 2021: la sua carriera l’ha portato fino a qui, a ripercorrere la tragedia della sua adolescenza per riuscire a trovare una chiave di lettura nella sua maturità. E tutto ritorna sempre al cinema, a Napoli, e a Maradona.
  • La chimera, Rohrwacher 2023: confermandosi come una delle voci più rilevanti del cinema italiano contemporaneo, la regista costruisce una storia di poesia e natura, un ponte fra esistente e aldilà, attraverso il mito di Orfeo ed Euridice.
  • La grande bellezza, Sorrentino, 2013: la Roma dello spettacolo e degli eccessi, filtrata dallo sguardo di uno scrittore alla ricerca della vera bellezza. Oscar al miglior film internazionale, ha portato il regista, e l’Italia, sul tetto del mondo.
  • Chiamami con il tuo nome, Guadagnino, 2017: il racconto di un’estate italiana in cui l’innocenza lascia spazio alla consapevolezza di sé e della propria identità. Una trasposizione del romanzo di Aciman capace di emanciparsi da esso, ormai cementata nell’immaginario comune.
  • Vermiglio, Delpero, 2023: per avere raccontato con ferocia e delicatezza la realtà dell’essere una donna di paese durante la guerra, e in fondo una donna in qualsiasi luogo, in qualsiasi momento. Una cronaca familiare scandita dalla lentezza della vita montana, in cui proprio per questo ogni gesto e ogni parola, detta e non detta, hanno delle conseguenze fondamentali.
GLI “ALTRI” 20

  • Ariaferma, Di Costanzo, 2021: due attori immensi che volano nella gabbia soffocante di un carcere.
  • Atlantide, Ancarani, 2021: uno psichedelico docufiction sulla disillusione dei giovani nella laguna veneziana, che cercano una forma di libertà sfrecciando con i barchini.
  • C'è ancora domani, Cortellesi, 2023: un fenomeno culturale femminile e femminista, un’ode alla sorellanza e all’importanza della democrazia, allora come oggi.
  • Ennio, Tornatore, 2023: perché Morricone è stato capace di elevare la musica per il cinema, e sarà ricordato come uno dei migliori compositori di sempre. Non solo di colonne sonore, ma in assoluto.
  • Esterno notte, Bellocchio, 2023: più di un film, più di una serie tv, è un’immersione totale nel caso Moro nelle sue molteplici facce e sfaccettature.
  • Gli ultimi giorni dell’umanità, Gagliardo e Ghezzi, 2022: metacinema allo stato puro, l’odissea dell’esistenza attraverso un montaggio d’archivio concordante e discordante.
  • Il buco, Frammartino, 2021: il vuoto, il silenzio, la forza dell’uomo e l’immensità della natura, attraverso una catabasi nel centro della terra.
  • Il Divo, Sorrentino, 2008: Andreotti è Servillo, Servillo è Andreotti, in un film in cui verità e narrazione si incontrano e respingono.
  • Io capitano, Garrone, 2023: l’Italia come utopia alla fine di un viaggio impossibile e terribile, quello delle migrazioni africane. Un film che parla profondamente del nostro Paese senza mostrarne nulla, se non il sogno della costa all’orizzonte.
  • La stanza del figlio, Moretti, 2001: l’equilibrio spezzato di una famiglia imperfetta, nel film che fece vincere al regista la Palma d’Oro a Cannes.
  • Lazzaro felice, Rohrwacher, 2018: il mistico e l’innocenza nello sguardo di Lazzaro, che risorge dai morti per ricordarci il significato della virtù.
  • Le conseguenze dell'amore, Sorrentino, 2005: la disperata ricerca di un contatto umano da parte di un uomo che ha perso tutto, tranne la propria integrità.
  • Le otto montagne, Van Groeningen e Vandermeersch, 2022: un toccante ritratto della solitudine e dell’amicizia maschile.
  • Margini, Falsetti, 2022: un film indipendente su un gruppo punk di Grosseto è la cosa più punk che possa esistere. È infinitamente bello sapere che in Italia si riesca a finanziare e creare progetti del genere riguardo storie tanto uniche quanto folli.
  • Perfetti sconosciuti, Genovese, 2016: una commedia tragicomica che è stata capace di anticipare l’immenso impatto della tecnologia sulle relazioni interpersonali.
  • Segnali di vita, Picarella, 2023: perché c’è curiosità anche nei luoghi più remoti, e la cultura è alla portata di tutti.
  • Smetto quando voglio 1, Sibilia, 2014: Breaking bad, se fosse una commedia italiana.
  • Un’ora sola ti vorrei, Marazzi, 2002: ricostruire il ricordo a partire dall’archivio, quando le immagini sopperiscono alle mancanze della memoria.
  • Vittoria, Kauffman e Cassigoli, 2024: una toccante storia di maternità e determinazione, oltre che una denuncia verso la complessità delle procedure di adozione italiane.
  • Volevo nascondermi, Diritti, 2020: Elio Germano si reincarna nella bestialità di Ligabue, sotto la regia precisa di Diritti che ne sottolinea il lato più umano.
 

Paolo Ronchetti:

I MIGLIORI 5

Che Fare Quando Il Mondo È In Fiamme di Roberto Minervini 2018

Il Cinema di Minervini è probabilmente il più grande segreto del cinema italiano degli ultimi 50 anni. Un cinema che analizza la società (Lotta di Classe, Ultradestra armata, Marginalità sociale, Lotta per i diritti, libertà, vita morte guerra) e le espressioni con cui si esprimono (Pedagogie popolari come il call and response, musiche, solidarietà tra gli ultimi, famiglie armate, chiacchierate notturne). Senza moralismi ma con una precisa visione politica. Il cinema di Minervini è documentario perché documenta la società nel profondo: Louisiana; Stop a Pounding Heart, I Dannati sono opere senza uguali!

Gostanza da Libbiano di Paolo Benvenuti 2000

Capitolo finale di una trilogia potente in un film in B/N rigoroso e inesorabile con una Lucia Poli che è carne plastica torturata e mente fertile che rimanda all’inquisitore (all’uomo) ciò che lui vuole: il suo peggior pensiero. Gioiello sin troppo dimenticato e assolutamente da recuperare

La Chimera, regia di Alice Rohrwacher (2023)

Magia, etruschi, amore, tradimento, trance, cultura popolare e sfruttamento. Ennesimo film di una regista tra le migliori al mondo e che in Italia sembra essere snobbata quando le cose si fanno serie. Un cinema trascendente e alla ricerca di una purezza senza tempo.

La Grande Bellezza, regia di Paolo Sorrentino (2013)

Quando un film di qualità e di non immediata fruibilità diventa un “modo di dire” (e pazienza se ogniuno ha capito cose diverse vedendolo) è impossibile ignorarlo. Un gioiello contorto e (solo) apparentemente semplice: come i grandi capolavori!

L'imbalsamatore, regia di Matteo Garrone (2002)

Assieme a Primo Amore (2004) un “uno/due” tramortente per un Autore che si inserisce come nessuno tra le pieghe di ossessioni così vicine a noi da non riuscire, talvolta, a farcele leggerle con la giusta lucidità. Imperdibili!

GLI “ALTRI” 20

Belluscone – Una Storia Siciliana di Franco Maresco 2014

Un film che si perde e riparte infinite volte come solo i jazzisti sanno fare partendo da un tema unico. La presenza/scomparsa di Berlusconi (e/o di Maresco) come analisi di una società inconsapevole del suo grottesco.

Esterno Notte, regia di Marco Bellocchio (2022)

Assieme a L’ora Di Religione il punto più alto degli ultimi 25 anni di Bellocchio, Un cinema che non ha paura di lottare come di smarrirsi.

Gomorra, regia di Matteo Garrone (2008)

Una fotografia grottescamente più vera del vero. Uno spartiacque per un certo cinema che, avendo preso il peggio di Gomorra e non avendo il talento di Garrone, farà film sempre più inutili e dannosi sul tema.

Il caimano, regia di Nanni Moretti (2008)

Forse non il più bel film di Moretti ma quello che più ho amato negli ultimi anni. Pieno di colpi geniali e passaggi a vuoto. Ma rimasto indelebile nel senso e nel titolo.

Il Ritorno di Cagliostro Daniele Cipri e Franco Maresco 2003

Con un film meno estremo dei precedenti capolavori Cipri & Maresco riescono comunque ad essere a migliaia di chilometri dalla triste quotidianità del cinema italiano.

Il Signore Delle Formiche, regia di Gianni Amelio (2022)

L’omosessualità (dichiarata) e la pedagogia. Un film su un caso per nulla superato. Pensate (ancora oggi nel 2025) alle facce dell’Italia perbenista davanti ad un pedagogo omosessuale alle prese con i suoi figli.

Il Vento Fa Il Suo Giro, regia di Giorgio Diritti (2005)

Diritti costruisce un film ricco di povertà apparente; di fatica degli atti e della relazione con l’altro. Un affresco vero e popolare in cui però non troviamo nessuna povertà culturale. Anzi!

Io Sono L’amore Guadagnino 2009

Folgora questo film: folgora di citazioni e folgora i sensi. Costruisce perfette ragnatele di rapporti e di lotte di classe: ragnatele che si appiccicano ai corpi e a una Villa Necchi Campiglio che sembra costruita per fare da contenitore al film e ai suoi drammi. Poi verrà un cinema sempre meno interessante e sempre più incensato. Peccato.

L’intervallo Leonardo Di Costanzo (2012)

Film piccolo come mezza giornata di intervallo nella vita di due adolescenti e grande come il mondo che si può scoprire fuori dalla propria abituale vita quotidiana. Una idea sviluppata attraverso un lungo laboratorio con i ragazzi del luogo e una delle location più belle degli ultimi anni (un intervallo all’interno della città di Napoli)!

La Meglio Gioventù, regia di Marco Tullio Giordana (2003)

Un film che, al di la dei suoi difetti, diventa segno di qualcosa: di un tempo e dei suoi ideali per viverlo. Certamente non è Haimat ma ha una dignità e passione che manca alla gran parte del cinema italiano. Un racconto che colma vuoti e lascia felici e commossi di esserci stati!

Le Quattro Volte di Michelangelo Frammartino (2010)

Un film senza tempo, che aspetta gli avvenimenti svolgersi con il rispetto dei tempi della natura. Un ciclo vitale che sembra infinito e la sensazione della consapevolezza che ogni sequenza girata contenga vita!

Lo Chiamavano Jeeg Robot Gabriele Mainetti (2015)

Il cinema Commerciale e Pop come in Italia non eravamo più abituati a vede e a produrre.

Luna Rossa di Antonio Capuano (2001)

Quando in “E’ Stata La Mano Di Dio” riconosco Capuano ho i brividi. Luna Rossa, con le musiche splendide di Rais, era un film che mi aveva colpito per coraggio (unire i temi della camorra alla tragedia greca con una perfezione e misura unica) e risultato.  Prima di tutti e sopra tutti: prima che il gusto per “la fascinazione del male” colpisse autori, registi, produttori, attori e pubblico. Insuperabile!

Nemmeno Il Destino di Daniele Gaglianone (2004)

Infinite storie e un destino doloroso. Gaglianone indovina tutto a partire da attori che sembrano “essere” il film con una pietà infinita.

Noi Credevamo, regia di Mario Martone (2010)

Basterebbero le immagini dei ruderi del 900, inserite con profondo senso profetico della storia all'interno di una vicenda solo apparentemente ottocentesca, per capire che il dramma raccontato con così tanta passione non è un dramma del passato ma un dramma che è esattamente quello di oggi e dei nostri tempi. Un film doloroso che infiamma il cuore.

"... E vorrei trovare il Bandolo della matassa capire se un'errata interpretazione delle idee che ho sostenuto sia responsabile o no di quel che è successo: l'Italia di oggi gretta superba e assassina!

... Eravamo tanti, eravamo insieme. Il carcere non bastava. Noi la lotta dovevamo cominciarla quando ne uscimmo! Noi, dolce parola: NOI CREDEVAMO"

Non Essere Cattivo, regia di Claudio Caligari (2015)

L’ultimo film di Caligari ne definisce, una volta di più, la grandezza e la caratura. Il passaggio dell’Accattone Pasoliniano nella Roma borgatare degli anni 90; il superamento degli ideali per cadere sulla nuda terra (di nuovo) senza nessuna speranza.

Pane e Tulipani, regia di Silvio Soldini (2000) 

Un modo nuovo di fare commedia intelligente e popolare con personaggi ancora dolcemente indimenticabili a distanza di anni. Tutti in stato di grazia e un grande film al femminile.

Poesia Che Mi Guardi (Antonia Pozzi) Marina Spada (2009)

Un documentario che è carne poetica scritta con il dolore e la vita di Antonia Pozzi: Donna e Poetessa colma di Grazia e Sofferenza. Il documentario che ha riscoperto l’arte di Antonia Pozzi.

Still Life Umberto Pasolini (2013)

Umberto Pasolini traccia la vita partendo dalla sua apparente assenza dalla/nella società. Un film profondo, leggero e commuovente.

Un’ora Sola Ti Vorrei di Alina Marazzi (2002)

Ridare dignità ad una vita (e al suo dolore) utilizzando materiale d’archivio e l’affetto di una figlia. Da recuperare assolutamente.