Una ricerca pianistica trascolorante
07/12/2024 - News di Anna Laura Longo
Una ricerca pianistica trascolorante
(La valorizzazione di un micro-luogo e la libertà nelle procedure artistiche e musicali)
Il mio nome è Anna Laura Longo, sono pianista-performer, indagatrice sonora e inoltre poetessa, saggista e artista visiva. Quella che mi accingo con piacere a delineare è una micro-storia di un luogo di natura dinamica e trascolorante, denominato "Territorio di stimolazione sonora", la cui inaugurazione, nel quartiere Pigneto in Roma, risale all'anno 2007. Si tratta propriamente di uno studio professionale musicale tutt'ora operativo che si avvicina, in termini di ispirazione, all'idea tipicamente cinquecentesca di studiolo d'artista e che privilegia, pertanto, le risorse poetiche e strutturali tipiche del micro-ambiente, puntando a determinare una valorizzazione degli aspetti relazionali in virtù dell'esperienza sonora (e più ampiamente in virtù delle pratiche di ascolto), con ulteriori addentellati che vanno in direzione delle arti e della letteratura, dando enfasi ai molteplici risvolti creativi che possono riguardare la sfera disciplinare vera e propria, trovando tuttavia un'utile infiltrazione e attestazione nel quotidiano.
Lo scopo è dunque quello di formulare dei tentativi per provvedere a una possibile dinamizzazione del presente attraverso le arti e inoltre attraverso la costruzione di una musicalità allargata.
Per comprendere appieno le scelte ruotanti intorno a tale "costruzione progettuale" specifica, che per l'appunto vede al centro il suono e gli aspetti poetici e artistico-visivi, addentrati - nel loro insieme - nella tipicità di un ambiente peculiare, sarà utile segnalare come siano rientrati nel mio iter di studi diversi e interessanti approfondimenti, compiuti nell'ambito di corsi monografici incentrati sulla storia e sull'estetica dell'arte moderna e contemporanea, con particolare riferimento proprio al concetto di studiolo e di wunderkammer.
Quello della wunderkammer fu in realtà un fenomeno tipico del Cinquecento, che però affonda le radici negli studioli degli umanisti rinascimentali. Ci fu poi uno sviluppo lungo tutto il Seicento, alimentato anche in epoca barocca, raggiungendo il Settecento.
Si trattava, già in quell'epoca, di luoghi di curiosità e di meraviglie, attenti a ogni forma di rarità. La nozione di wunderkammer (camera delle meraviglie per l'appunto) è dunque, di per sé, portatrice di fascinazione e di una sottile suggestione.
Merita attenzione, storicamente, la figura di Luca Pacioli nella configurazione della nozione di studiolo (in riferimento al passato), ma importanti e notevoli sono state le esperienze compiute in area tedesca ed europea, ampiamente documentabili e attualmente conoscibili attraverso fonti attendibili e corpose. Anche nella contemporaneità si riscontrano - e potrebbero essere elencati - numerosi casi e progetti di particolare interesse. Le intenzioni sottese hanno subìto naturalmente un'evoluzione e sono state volta per volta sottoposte ad espansioni e a necessari allargamenti di campo e di prospettive.
Il passaggio per me desiderabile, nel delineare i contorni di uno studiolo contemporaneo, che fosse al contempo personale ma altresì fruibile da visitatrici e visitatori esterni, è consistito nel connettere arte, scrittura e linguaggi sonori, arrivando a concepire una fluente intersecazione, riguardante le estetiche e segnatamente i linguaggi.
Inseguendo così l'idea di una costruzione sinergica e soprattutto variegata, la magia del micro-ambiente è stata portata fattivamente alla ribalta, rientrando nella mia personale esperienza come fatto oltremodo concreto.
La necessità di attivarsi per dare forma a un luogo che avesse una natura simile a quella precedentemente descritta ha preso corpo in modo via via più vivido. Ho infatti rilevato, nel quartiere Pigneto in Roma al civico 39 di Via Filippo Scolari, un locale adatto allo scopo ed è lì che, in seguito a una breve ristrutturazione, è stato avviato e gradatamente costruito uno spigliato progetto di lunga durata, su cui continuo ad essere propositivamente impegnata, grazie ad alcune interazioni e "intersezioni" con diversi altri artisti e artiste e, soprattutto, grazie ai frequentatori e alle frequentatrici delle attività culturali, formative e performative, organizzate volta per volta con cura e con volontà di perfezionamento.
Molte delle mie pubblicazioni (libri, articoli, saggi, raccolte poetiche) sono maturati in loco. Il discorso risulta valido anche per quanto concerne l'elaborazione di azioni performative e la concezione di installazioni sonore inedite o récital musicali veri e propri di tipo pianistico. Tra tutte mi interessa qui segnalare l'esplorazione sui pianoforti tellurici, abissali e sculturali su cui sono stata concentrata assiduamente per alcuni anni consecutivi, a cui si aggiunge l'indagine multiforme compiuta sui pianoforti "coltellati", che ha avuto un'esplicitazione in senso propriamente teatrale e, ancora, l'investigazione, sia teorica, sia esperienziale, ruotante intorno ai pianoforti- piantagioni. Tali diciture e definizioni originali e ben circostanziate contengono evidentemente numerosi riferimenti di tipo metaforico e poetico. Ed è ciò che mi interessa far emergere.
I resoconti puntuali di questi esperimenti, per me fondamentali e oltremodo arricchenti, sono confluiti nelle pagine del libro-catalogo intitolato Viaggio nell'entroterra [Moviment-azioni pianistiche] dell'anno 2021. Mi piace però fare menzione anche di una precedente pubblicazione in volume, vincitrice di un primo premio nell'ambito del Concorso letterario Internazionale Lago Gerundo, nella sezione saggistica e critica musicale. Mi riferisco al volume titolato Apparati di suoni metodicamente cruciali, pubblicato dalle edizioni La città e le stelle nell'anno 2015 e di cui sono per l'appunto autrice. Proseguono attualmente le mie indagini sonore con un nuovo corpus di musiche di ricerca che definisco "striate" e "tubolari" e con il progetto Perno di libertà, che vede la mano pianistica come fulcro ineludibile.
La libertà nella costruzione del gesto pianistico è stata sin dall'inizio vista come una meta da perseguire. Ogni fase, ogni porzione di percorso che viene ad essere attivata prevede, come è facile immaginare, un lungo lavorìo e una necessaria dedizione.
Nell'anno 2018 ho avvertito il desiderio di lavorare anche allo sviluppo di un ulteriore progetto pianistico-performativo sperimentale legato, ancora una volta, agli abitacoli e ai micro-ambienti, questa volta sulla scorta di alcune letture di volumi di architettura connessi con il tema in questione e più che altro avvalendomi di suggestioni molteplici ricevute grazie alla conoscenza dell'architettura modulare e dei suoi principali esponenti.
Ho portato così a compimento un brano intitolato Nella pienezza si fa strada un sogno. In questo particolare brano, marcatamente performativo, ognuna delle mani - in diversi momenti dell'azione suddetta - viene ad essere avvolta in rotoli plastificati di consistenza semi-trasparente e di colorazioni contrastanti, per eseguire sui tasti cluster di varia natura ed estensione (che si caricano di particolare intensità al contempo musicale e visiva) o per praticare azioni sonore ulteriori, che sono in grado di condurre in una dimensione onirica, salvo poi tornare disinvoltamente a dispiegare un'abilità tecnica ed espressiva consueta sulla tastiera, mostrando come sia possibile riformulare, anche radicalmente, i gesti pianistici, muovendosi, con agilità, tra rinnovamento da una parte e adesione a stilemi già appresi o conosciuti dall'altra.
Mantenendo viva la tematica di ispirazione, nelle pieghe del brano intitolato Nella pienezza si fa strada un sogno vengono dunque ad essere costruiti a ridosso degli avambracci, nel corso dell'esecuzione pianistica stessa e sulla base di una prassi precedentemente predisposta (e articolata con meticolosità), degli appositi abitacoli in miniatura che si attengono costruttivamente a una curvatura e rotondità delle forme, con un apposito richiamo alla natura progettuale che trova spazio e maturazione proprio nell'architettura. Il tutto ha luogo, in ogni caso, ritrovandosi nei contorni mobili che sono tipici di una flessibilità realizzativa, la quale confluisce in un'azione scenica ben determinata e stilisticamente riconoscibile, al seguito di un'attivazione concreta e malleabile del pensiero.
Abitabilità della parola, abitabilità del suono e ancora vivibilità delo spazio o vivibilità di uno strumento sono, del resto, concetti che mi ritrovo ampiamente a indagare tutt'ora, in modo esplicito e in forme molteplici.
Le realizzazioni musicali e performative che mi riguardano tendono a muoversi flessibilmente tra scrittura ed estemporaneità e prevedono sostanzialmente una necessaria metamorfosi e un fertile rinnovamento sul piano fisico, scenico e gestuale. In sintesi, i gesti e la musicalità, nelle mie esperienze ed esplicitazioni artistiche e sonore, vengono ad essere inseriti e quasi disciolti proficuamente all'interno di un discorso ampio e fluente, riguardante il valore dello spazio e, ancor meglio, la caratterizzazione spaziale nella sua complessità.
Ci tengo a sottolineare come il brano precedentemente descritto sia infatti rientrato in un récital più esteso, intitolato Lo spazio sorge- Primo stadio di vicinanza-mistero.
A tale proposito va detto che, il ridimensionamento dello spazio stesso o di contro il suo eventuale ampliamento, discreto o massiccio, possono spingere proprio a riformulare le azioni e a ideare soluzioni inattese.
Ho potuto verificare in ogni caso come, nel micro-luogo, sia possibile un'accensione di istanti magici e un incremento di sensazioni degne di attenzione sul piano della "metabolizzazione" e memorizzazione a breve e lungo termine e inoltre sul piano dell'introiezione e dell'interiorizzazione. Questo discorso di certo ha valore per l'interprete convolto ma anche per chi si ritrovi a ricevere e vivere l'esperienza come spettatrice o spettatore. L'ambiente in fondo, per le sue caratteristiche peculiari, può esser visto come un dispositivo mobile e inarrestabilmente cangiante.
Anche sul piano della percezione le conseguenze possono rivelarsi oltremodo diversificate e, spesso, sorprendenti.
Lo studio-atelier Territorio di stimolazione sonora, in quanto luogo ricolmo di idee e di realizzazioni, nel corso del tempo, è divenuto anche un micro-luogo espositivo: uno squarcio aperto e vivibile destinato alle arti, dove è possibile anche conoscere - in particolari momenti dell'anno - gli elementi modulari di una collezione progressivamente in fase di incremento e ampliamento, che comprende oggetti scenici, installazioni e opere di carattere visivo, tra cui libri d'artista (definiti libri-organismo), sculture in ferro di piccolo e medio formato, lavori basati sulla tecnica del collage, partiture di stampo visuale, pannelli in eco-pelle con nervature, impianti in materiali organici tra cui calzari in pane combusto e ulteriori opere derivanti da manipolazioni materiche, blocchi e porzioni di strutture derivanti da esperienze di drammaturgia, opere da parete in materali tessili e plastificati e, più in generale, opere multimateriche.
Un sottile vento surrealista spira in questo luogo dall'impostazione mutevole, pronto a offrire vere e proprie "traiettorie di imprevedibilità". Per quanto riguarda gli itinerari formativi di stampo prettamente musicale sono attivi i seguenti percorsi: Pianoforte e aspetti dell'arte interpretativa, Musica da camera. Teoria e grammatiche musicali, Ritmica riconducibile al movimento, ll corpo come strumento di indagine ritmica, Estetica del suono ed estetica comparativa, Analisi e storia delle pratiche performative contemporanee. Lo spazio accoglie abitualmente anche strumentisti e strumentiste per prove e sessioni di studio. L'invito dunque è quello di visitare e addentrarsi in questa atipica wunderkammer dell'oggi, dove costantemente trovano maturazione realizzazioni sonore, letterarie e artistico-visive, per coglierne le tipicità e l'ambientazione decisamente singolare e contemporanea. Ne è protagonista - ed elegante guardiano-: un pianoforte a coda di marchio Schulze Pollmann di colore nero lucido, ammantato di per sé di poeticità e di vibrante mistero.
Indirizzo:
Via Filippo Scolari n.39 - Roma
Anna Laura Longo