
special
Massimo Coppola Aspettando Godot con Brand:New
Massimo Coppola torna con Brand:New. O meglio, più che con una versione “reloaded” si potrebbe dire che porti sul palco del Monk di Roma una sua trasformazione in spettacolo teatrale. A distanza di venticinque anni il conduttore e autore entra in scena divertito, ma forse anche un po’ incredulo…ed è subito nostalgia, e l’età degli spettatori parla chiaro.
I motivi per essere assaliti dalla nostalgia canaglia non sono pochi. Innanzitutto perché MTV, quella bomba di divulgazione musicale che coniugava mainstream e artisti di nicchia, che ti portava a Londra e nel resto d’Europa (quando l’Europa sembrava una cosa fatta) in un attimo, non c’è più. E non c’è niente che ne abbia preso il posto. Poi perché Brand:New coniugava ricerca musicale e satira in un modo unico. Coppola sorride, esordisce parlando della reunion degli Oasis, e chiedendo chi tra i presenti preferisca questi ultimi o i Blur. Alla vista di mani alzate in favore dei fratelli Gallagher, seppure in minoranza, ridendo dirà “Ma allora non vi ho insegnato niente!”. Questo è l’inizio scoppiettante di una serata che alternerà spezzoni di video presi dalle VHS (quanti di noi hanno passato pomeriggi e serate a registrare su videocassetta qualcosa da MTV?) degli aficionados di Brand:New, videoclip e monologhi, tra Godot, filosofia e politica. Che belli gli anni Zero…
Massimo Coppola è però troppo intelligente per limitarsi a un viaggio a ritroso nel tempo, e, dopo perle come quella del “timido creativo”, subito riesce ad agganciarsi al presente, e forse anche all’incerto futuro che ci si prospetta. Il punto di partenza è un’intervista che all’epoca fece a Giorgia Meloni, in cui la futura premier parlava della “reazione emotiva” per la quale, ai tempi della scuola, si era avvicinata alla destra, respinta dai collettivi studenteschi di sinistra. E, tra il serio e il sarcastico, ripropone filmati della rubrica di posta che teneva all’interno della trasmissione, pensando a come sarebbe andata se da adolescente, già militante in Azione Giovani, Giorgia Meloni avesse avuto modo di rivolgervisi.
Il conduttore affronta anche, in modo comico e dissacrante ma al contempo serio, il tema della cittadinanza e dello ius soli e poi arriva al TEMA. Uso le maiuscole perché è ormai, nel bene e nel male, il fil rouge delle nostre vite. Parlo dell’algoritmo. Secondo Coppola le prime avvisaglie potevano essere scorte già nella funzione shuffle dei lettori CD, che mandava all’aria l’ordine dei brani faticosamente studiato dall’artista di turno. Poi, quando Amazon ha cominciato a proporre consigli di acquisto legati a bene comprati da altri utenti. Da lì… una rovinosa caduta verso l’omologazione. Un guilty pleasure come la passione smodata per Perdere l’amore di Massimo Ranieri diventa pubblico, non più un piccolo segreto sussurrato a un caro amico. La libertà di scelta, il gusto del passaparola tra amici effettivamente vanno affievolendosi. La perdita del possesso del supporto ha solo anticipato la perdita del controllo?
Coppola ci lascia con questi dubbi, uscendo di scena tra gli applausi. Ed effettivamente, se da un lato il famigerato algoritmo fa da guida in una produzione musicale pressoché sterminata (e si viene assaliti dal senso di colpa perché non si ascolta tutto…), dall’altro manca il gusto di imbattersi in una bella canzone sconosciuta per caso. Come anche quella di sentirsi parte di una piccola nicchia, di trovarsi uno spazio nel mondo attraverso la musica. E chissà se oggi Brand: New funzionerebbe. Pensaci, Massimo…