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Note Di Donne Note di donne: As Madalenas, Elisa Ridolfi e Kjara Chiara Raggi

16/08/2023 di Ambrosia J. S. Imbornone

#Note Di Donne#Italiana#Canzone d`autore

Vi proponiamo tre dischi dalle sonorità dolci e ammalianti, tra cantautorato, etnofolk, world e raffinato easy listening: questa volta si tratta degli ultimi lavori del duo As Madalenas (Tatiana Valle e Cristina Renzetti), al terzo disco, di Elisa Ridolfi all'esordio come cantautrice dopo un lungo percorso per la diffusione del fado, e Chiara Raggi, con il suo nuovo EP in esperanto come Kjara.

Terzo album per il duo As Madalenas (As Madalenas, Jando Music / Via Veneto Jazz), composto dalla italo-brasiliana Tatiana Valle, originaria dello Stato di Paraná, e dalla bolognese Cristina Renzetti; il lavoro è stato prodotto da Ferruccio Spinetti (Avion Travel, Musica Nuda), che porta anche il suo contrabbasso nel disco) e racconta che la “parola magica” a cui si sono ispirati, diventata un suo “dogma negli ultimi anni”, è “sottrazione”. Oltre alle voci, chitarre e percussioni delle due musiciste, l’album è caratterizzato dalle chitarre di Roberto Taufic e dalla batteria e dalle percussioni di Bruno Marcozzi. Come ospiti “speciali” hanno contribuito al disco anche Gabriele Mirabassi al clarinetto, Giancarlo Bianchetti alle chitarre elettriche e Giovanni Ceccarelli alla tromba.

Il duo descrive i pezzi come “piccoli racconti intimi in forma di canzone”: si tratta di brani composti a quattro mani, “nei venerdì mattina dell’ultimo anno di pandemia”, frutto di una “spontanea necessità di trasformare un lavoro soprattutto fatto di ricerca del suono e repertorio d’autore” in “un approccio più diretto e intimo con il pubblico”, grazie a “emozioni non pensate e non elaborate”.

Il risultato è delizioso e rasserenante, un disco luminoso dalla bellezza placida ed estatica, serena e talora pure divertita, che alterna portoghese e italiano, con cui, tra chitarre e ritmi suadenti, si disegnano scenari semplici e familiari, tra colori, profumi e sapori, desideri, speranze, rischi, preghiere, partenze, paure e sorrisi che fanno stare bene. Le canzoni, tra etnofolk, cantautorato e raffinato easy listening, dischiudono sonorità calde e quiete, come quelle delle percussioni o del contrabbasso, o si vestono di note seducenti di clarinetto, mentre le due voci apportano e mescolano sfumature, luci e “temperature” diverse, ingredienti di un incantesimo che rilassa, emoziona e coinvolge, fondendo saudade e amabile lievità. Non manca qualche momento dalle sonorità più chiaroscurali come in Vem Pra Roda, per aggiungere ancora elementi alla magia del duo, che più spesso si nutre di suoni chiari e dolci. L’essenza dell’album sembra allora in questi versi, che esprimono un’idea di musica che incanta e “sa di casa”, mentre il passato e il presente, ciò che è familiare e ignoto si incrociano: “Vecchio amore / Sai cantare / La tua canzone / E incantare / Un nuovo amore / Canta / La tua canzone / Che sa di casa”.

Il lavoro presenta anche delle cover, da Lupicinio Rodriguez (Mai), da Guinga (la cangiante, ironica Baião de Lacan, con testo di Aldir Blanc, proposta nel 1993 con Leila Pinheiro), Samuele Bersani (la divertente e ballabile Crocodilo) e Pino Daniele (un’affascinante Pigro, che parte essenziale, per dispiegarsi in una malia agrodolce). Un disco di grande classe e qualità.


Esordio da cantautrice per Elisa Ridolfi con Curami l’anima (Squilibri editore), dopo un lungo percorso dedicato all’amore e alla diffusione del fado, grazie all’ensemble creato da Marco Poeta e la sua Academia do fado e a collaborazioni con artisti del calibro di Andrea Parodi, Peppe Servillo e Lucio Dalla, con il collettivo internazionale Del Barrio e, soprattutto, con la Compagnia di Musicultura. Nel booklet del disco Jorge Fernando, ritenuto uno dei musicisti più autorevoli del fado portoghese, afferma che la voce di Ridolfi, “un messaggero dei flauti degli angeli”, è come “acqua che scorre e bagna i cuori, anche quelli di pietra”.

L’album, prodotto da Tony Canto (nella maggior parte dei pezzi, ma vi sono anche due pezzi prodotti da Stefania Paterniani e uno da Antonio Gramentieri-Don Antonio), fin dalla title-track con lui composta, auspica e rivendica il potere curativo della musica, in grado di ridonare “il cielo / e con il cielo il mistero”: “Musica che non mi fai parlare, / che prende il largo e fai volare / che a pensarci mi fai male / ma arrivi a consolare / curami l’anima”. La cantautrice ricorda in questo pezzo anche il giorno in cui ha provato per la prima volta a cantare ed è stato invasa dal calore e dalla luce di un sole che “esplode in fondo al cuore / ma non lo fa fermare”. Ne La febbre del mondo il canto è detto un “me vagabondo”, che “diventa bagaglio” e, scherzosamente, il suo “unico maschio”.

Nel disco si ascoltano chitarre brillanti e ritmi vivaci, cadenze popolari senza tempo, ma i brani più suggestivi (ma anche i più frequenti) sono quelli dall’afflato più malinconico, come la delicata e dolceamara Dorme un poeta, il quale, “vestito di acqua di mare / ha reti di parole lasciate ad asciugare” e percorre “strade che non portano gente / troppo scoscese, troppo lente”. Nel pezzo si apprezzano percussioni scalze, le chitarre sinuose, ricche di risonanze fascinose, di Tony Canto e Antonio Gramentieri e linee poetiche del violoncello di Gionata Costa. Altrove ci si imbatte in note di piano sottili che incantano o accarezzano, nell’organetto di Alessandro D’Alessandro, o nel violoncello sobrio e insieme sontuoso di Jaques Morelenbaum (Ho un addio), mentre sono le chitarre di Don Antonio e i suoi “marchingegni vari” a chiudere l’album tra i vocalizzi enigmatici e quasi “ancestrali” di Elisa in Plurifollie.

Ezio Nannipieri nota nel libretto che questo disco “non nasconde le spigolosità del vivere, ma le accoglie in una visuale più ampia, dove i moti dell’anima respirano ai ritmi delle forze naturali: il mare, il vento, gli astri…”. È il caso, per esempio, di Erika e la luna, con i sogni della protagonista, che desidera e si fa luna mentre dorme, o de Il tempo che passa, in cui una notte è descritta come “un breve spazio, un pallido verde / nell’incavo dell’onda”, mentre una casa ormai si riempie di sale, mentre, per citare la montaliana Casa sul mare, “tutto vanisce / in questa poca nebbia di memoria”; l’ispirazione per Il tempo che passa e per il divertissement Q (duetto con Tony Canto, su chi con tenacia toccano tutte le lettere, chi le possiede tutte insieme in un lampo di genio e chi non arriverà mai alla Q!) proviene in realtà da Virginia Woolf. Al mare ci si rivolge ad es. anche in Tutte le lingue del mondo, cantata con Eugenio Finardi, scritta con Tony Canto e adattata in portoghese da Ylenia Pazienza, una canzone ammaliante tra chitarre acustiche, contrabbasso e violoncelli.

Nannipieri osserva ancora che il fado è presente in tutto il disco come “eco di un sentimento che si accompagna a più sfaccettate architetture musicali”: affiora infatti come ritmo, o come portato sognante e poetico, come ombra nostalgica che si fa strada tra le “incursioni orchestrali” di Riccardo Bertozzini, come atmosfera e stato d’animo tra “fili di trame, fili di scialle, fili di fado” che si fanno “fil di voce” e “un pentagramma di fili di inchiostro” (Fili di fado).

Nel booklet, con grafica di Daisy Jacuzzi, e in copertina le suggestive opere in ceramica di Antonella Sabatini.


È stato pubblicato il 25 luglio infine Nuda, il nuovo EP interamente in esperanto di Chiara Raggi, ovvero, per gli esperantisti, Kjara (Musica di Seta/Vinilkosmo/Believe Digital), che l’hanno scorso, con il brano Mozaiko, aveva vinto la primissima edizione di Eurovision of Minorities Languages. La cantautrice riminese questa volta abbandona la chitarra e affronta la sfida di farsi accompagnare, in quello che chiama “dialogo intrinseco e viscerale”, solo dal pianoforte di Simone Migani, mettendo a nudo i pezzi che diventano minimali ed essenziali, mentre l’artista si lascia trascinare da una “nudità emotiva”, dando maggiore cassa di risonanza e aumentando in qualche modo le potenzialità del suo canto. L’EP, con traduzioni di Federico Gobbo, professore ordinario all'Università di Amsterdam su cattedra speciale in Interlinguistica ed Esperanto, è stato pubblicato in digitale alla vigilia del Congresso Universale di Esperanto a Torino, di cui Raggi è stata ospite il 3 agosto per un live in band e il 4 con lo spettacolo musical- teatrale insieme all’attore Mario Migliucci. Successivamente, invece, alla fine dell’estate, il lavoro sarà pubblicato anche in formato fisico e distribuito in Italia da Musica di Seta e da Vinilkosmo nel resto del mondo.

L’EP comprende due inediti, Tiu ĉi tempo (Questo tempo) e Nombru ĉion (Fai la conta): il primo brano risulta a tratti intenso nella sua delicatezza grazie all’interpretazione di Raggi e all’efficace eleganza del piano e invita a saper utilizzare il tempo a nostra disposizione, trasformando in occasioni anche i momenti difficili, mentre il secondo pezzo è un elenco di piccole cose belle del quotidiano, ed è caratterizzato da un fascino dolce, ma anche convincente e in qualche modo deciso, nel proporre di farne tesoro per trovare la serenità.

L’EP comprende inoltre una nuova versione di Sabbia e vento, già inclusa in Disordine (2015) e ora rivisitata in esperanto, e Mozaiko in acustico (già Mosaico in italiano in La natura e la pazienza, 2020). Fondamentali anche in questo caso sono le interpretazioni dell’artista, che ci conduce con grazia raffinata e intimo coinvolgimento attraverso il “vento sabbioso” e per le strade della condivisione, il suo mantra d’amore, in un’alchimia di equilibri, in cui ognuno di noi è parte di un “grande mosaico universale”, come spiega Chiara.

Le quattro canzoni trovano così un’uniformità sonora in una veste musicale essenziale che mette in primo piano il racconto della voce flautata e insieme calorosa della cantautrice.

La copertina è di Francesco Mussoni.


Non vi resta che ascoltare i tre lavori e lasciarvi incantare da queste interessanti artiste.