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Sanremo 2019 Una poltrona per due: le pagelle dei duetti della quarta serata
Barbara Bottoli e Paolo Ronchetti continuano a guardare il Festival per noi e commentano anche i duetti della quarta serata con i Big impegnati a rivisitare i loro pezzi con ospiti.
Federica Carta / Shade con Cristina D’Avena: Senza farlo appostaBarbara Bottoli: Cristina D’Avena fa proprio il brano, oscura Federica Carta e Shade che già non brillavano sul palco, e la canzone prende un po’ di vita. Quando si sente la voce della D’Avena è impossibile non pensare alle sigle dei cartoni animati e, quindi, lei pur essendo una professionista, sarà sempre da collegare ad altri motivi, tuttavia riesce a dare qualcosa ad un brano radiofonico che sentiremo almeno nei giorni successivi al Festival 5,5
PR: Va bene, mi arrendo, abbasserò, di poco, il voto. Il ritornello però continua a piacermi in maniera irragionevole. Questa sera l’ingresso della D’Avena con il suo vezzo vocale preferito (“il respirone di gola” tra una frase e l’alta) ha rimandato di colpo alla torbida adolescenza di generazioni e la canzone, pur venuta molto bene, ha rivelato questo suo essere scritta per un pubblico molto giovane. 6 per ritornello e pulizia.
Motta con Nada: Dov'è l'Italia
BB: Motta, oltre alla presenza di Nada, aggiunge la chitarra che solitamente lo carica, invece stavolta perde un po’ di tono. La sensazione è che abbiano provato non a sufficienza, negli attacchi Nada sembra restare indietro e Motta non libero di esprimersi appieno, ma quando le loro voci si uniscono non ce n’è per nessuno. Carismatici entrambi, la voce di Nada resta inconfondibile, come quella di Motta. (Piccolo pensiero personale rispetto al Premio Duetti che viene a loro assegnato: i fischi sono un modo irrispettoso di esprimersi, soprattutto in un brano con un tema così, ma diventano la conferma di un clima italiano contemporaneo, spazzato via dall’abbraccio sincero tra i due artisti che sottolinea maggiormente il senso del brano) 7
PR: I due si conoscono da anni e si vede nei tempi precisi degli interventi vocali. Poi è chiaro: Nada è la più grande cantante italiana orma da almeno due decenni e questa sera la cosa si vede tutta. Da sottolineare quanto siano belli alcuni passaggi: il ritardo di Motta nella frase “come quella volta a due passi dal mare” (cantata come fosse l’eco di una risposta) subito seguito da una frase cantata armonizzando all’unisono “per chi pregava la luna, e sognava di ripartire”; e il finale con Nada che con un salto di ottava armonizza il “Mi sono perso” che diventa un grido di consapevolezza. Spero veramente che questa versione venga pubblicata. Brividi veri! Testo bellissimo arrangiamento bello e efficace. 9
Irama con Noemi: La ragazza col cuore di latta
BB: Noemi aggiunge qualcosa a un brano che, personalmente ritengo appaia come troppo alla ricerca di un’emotività che lo stesso Irama deve interpretare, ma Noemi aggiunge personalità e scalza il gruppo gospel. Bisogna ammette che il brano resta e lo si canticchia insieme a loro. 5,5
PR: Insomma, lo ripeto, non basta parlare di alcuni argomenti per fare canzoni “impegnate”. La canzone è musicalmente gradevole e in alcuni momenti quasi trascinante, il testo molto meno. Questa sera Noemi fa vedere che la voce continua ad averla e che il problema è, come sempre, la mancanza di qualcuno che le scriva canzoni decenti. Bella versione 6
Patty Pravo/Briga con Giovanni Caccamo: Un po' come la vita
BB: Inizialmente Patty Pravo non c’è, forse cerca di rifarsi della prima serata nella quale, si dice, che il pianista avesse dovuto assentarsi. Lei arriva da diva, riprendendosi il suo ruolo, il brano sembra diverso, Briga non è più il suo “bastone”, ma, insieme Caccamo, si trasformano nei suoi “boys”. Non c’è niente da fare: resta un brano senza vita e senza voglia di farsi ascoltare 4
PR: Inutile: non è brutta, ma non mi entra per nulla nelle orecchie. E con il mediocre Caccamo la situazione non migliora. I momenti migliori sono quando Patty canta e questa sera Patty canta benissimo con tutta la sua personalità. Caccamo e Briga invece hanno solo una bella voce con zero personalità. 4
Negrita con Enrico Ruggeri e Roy Paci: I ragazzi stanno bene
BB: Ruggeri quando canta lo si sente, lo si riconosce e sta perfettamente nel brano, tanto da caricare gli stessi Negrita. La tromba di Paci è presente nel brano e in un assolo, dando nuovo smalto a un pezzo che finora non aveva entusiasmato, ma il trio è ben amalgamato e in piena sintonia. 6
PR: Bella versione (anche se il tema iniziale di Paci mi sembrava quello di “l’estate sta finendo” e, più avanti, quello di “amore disperato”) di un brano che comunque con gli ascolti fa emergere tutta la sua retorica. 6
Il Volo con Alessandro Quarta: Musica che resta
BB: Persino Alessandro Quaranta alla fine dell’esibizione deve inginocchiarsi per la pesantezza di questo trio. Ovviamente Il Volo punta sempre al colpo di scena e quindi aggiungono il violino rockeggiante che si trasforma nell’unica parte da ascoltare 2,5
PR: Il violinista Alessandro Quarta con Il Volo Oh Violino, Violino Tzigano… aumenta il tasso di retoricità di questa canzone che propri poco non ne aveva! Ognuno ha la musica che desidera. Io per fortuna non desidero questa. Ma so che nel mondo, in tutto il mondo, il 70x100 delle persone adora questi prodotti. Il mio disgusto non va a loro, ma a chi produce queste cose con così bieca consapevolezza. 1
Arisa con Tony Hadley e le coreografie dei Kataklò: Mi sento bene
BB: Appariva un musical e lo è diventato, con persino il finale mano nella mano ed occhi negli occhi. Le radio si sono già spinte nel mettere Mi sento bene in continua rotazione, ma probabilmente ho una difficoltà personale nel capirlo. Fuori luogo e presuntuoso il riferimento a Mia Martini con tailleur bianco e capello corto, ma, forse, era solo una mia impressione. 4
PR: Questa, sulla carta, era una delle accoppiate più bizzarre in programma. E invece ecco del Pop trascinante con la grande professionalità del buon Tony e una Arisa veramente spigliata. Glam pop. 7
Mahmood con Guè Pequeno: Soldi
BB: Peccato: Guè Pequeno assolutamente no, Mahmood era perfetto da solo, e lo dimostra quando prosegue per la sua strada. Un duetto non riuscito. (Non vorrei aver sentito male, ma anche in Soldi ho sentito Rolls Royce). Tuttavia impossibile non battere le mani insieme all’orchestra, quindi brano 7, ma almeno un punto andrebbe tolto per quei pochi secondi di incursione di Pequeno 6
PR: Per me la rivelazione di Sanremo. Grande musicalità, gran senso rimico e della costruzione del testo. L’intervento di Gué Pequeno è il “compitino” che probabilmente ci voleva per dare qualcosa di diverso alla canzone (che comunque funziona benissimo anche senza il suo intervento). Spero Mahmood non si perda, potrebbe dare molto. 7
Ghemon con Diodato e Calibro 35: Rose viola
BB: Diodato perché??? Mi auguro solo per restituire il piacere dell’anno scorso, solo che Ghemon l’anno scorso il brano di Diodato l’aveva torturato, invece quest’anno Ghemon dovrebbe ringraziarlo perché sembra un altro brano, pur restando bruttino, anche se radiofonicamente bombarda già 3
PR: Il testo rimane ignobile ma Diodato e i Calibro fanno un lavoro di rilettura e arrangiamento bellissimo che fa volare il brano. Domani sarà il solito 3 ma questa sera un 7 se lo meritano.
Francesco Renga con Bungaro, Eleonora Abbagnato e Friedemann Vogel: Aspetto che torni
BB: La situazione è irrecuperabile: Renga deve avere il palco per sé, non duetta, non partecipa, sorride e canticchia da solo. Bungaro discreto, simbolo di umiltà, come sempre aggiunge tutto ciò che Renga vorrebbe per sé. Confermo il 5, ma se fosse stato per l’esibizione di Renga nel duetto, probabilmente sarebbe stato 1. 5
PR: Peggiora di ascolto in ascolto ma è chiaramente molto meglio cantata da Bungaro che da Renga. 5
Ultimo con Fabrizio Moro: I tuoi particolari
BB: Momento di difficoltà personale perché da Ultimo mi aspettavo altro e ci si concentra su Fabrizio Moro. Pianoforte e chitarra, si capisce benissimo che i due romani sanno stare sullo stesso palco, Moro con la sua voce aggiunge maturità e senso a un brano, che mio malgrado, conosco già. Confermo che Ultimo lo vedremo con un premio, ma stavolta per inerzia 6
PR: la canzone continua a sembrarmi brutta (dal punto di vista di una moralità di scrittura ancor più che di una qualità compositiva comunque mediocre). Moro urla come al solito e comunque, per fortuna, la storia col suo socio dell’anno scorso si è interrotta ed hanno preso strade completamente diverse (diciamo che cantare con Ultimo una brutta canzone che venderà tantissimo o con Silvestri una canzone bellissima sono due cose diverse e che danno idea della caratura dei personaggi?). Comunque il brano è orecchiabile. 2
Nek con Neri Marcorè: Mi farò trovare pronto
BB: Dall’energia delle prime due serate, si passa ad un altro brano, Marcorè recita tra gli archi e Nek ne offre una versione più intima, ma ci si ritrova spiazzati perché non ha nulla a che fare con la carica a cui eravamo abituati. Sicuramente un accostamento coraggioso, forse, perché Nek è certo che il suo brano funzionerà, ma ieri sera era richiesto lo spettacolo e lo hanno fatto 6
PR: Perché? Allora questi ci credono al fatto che la canzone è stata ispirata dalla poesia di Borges. Spiace che Marcorè si sia reso disponibile per una cosa di così cattivo gusto e realmente brutta e inutile. 1
Boomdabash con Rocco Hunt e Musici Cantori di Milano: Per un milione
BB: I Musici Cantori portano vita come l’anno scorso il Coro dello Zecchino a Lo Stato Sociale, mentre Hunt si prende il palco come un veterano: tutto già visto, ma si vede anche che i Boomdabash si vogliono divertire 4
PR: Brutto brano ma allegro e trascinante come la maggior parte dei brani in levare. Non mi basta! 4
Zen Circus con Brunori Sas: L'amore è una dittatura
BB: Un testo che potrebbe essere scritto su un’antologia scolastica o diventare simbolo del nostro tempo. The Zen Circus che sanno essere loro stessi fino alla fine, i fiati che si aggiungono rispetto alle esibizioni precedenti e Brunori con la sua chitarra danno un senso anche all’ora tarda. Quando a metà brano anche il nostro Dario Nazionale si abitua al palco non ce n’è per nessuno, ma soprattutto in ogni esibizione L’amore è una dittatura sembra diverso, e solo i grandi brani non annoiano, ma si continuano a scoprire. 9
PR: Il brano migliora ogni volta. Questa sera Brunori va al servizio del brano in maniera perfetta e l’arrangiamento dei fiati fa venire letteralmente i brividi. Top della serata assieme a Motta/Nada. 9
Paola Turci con Beppe Fiorello: L'ultimo ostacolo
BB: Finalmente Fiorello riesce a far esprimere la Turci, il brano ne guadagna in questo duetto, forse uno dei pochi che durante la serata coinvolge, facendo scoprire un brano nuovo, nel quale la Turci c’è 6
PR: Uno dei pochi brani che perdono qualcosa in questa serata. L’idea di rendere “attoriale” il lavoro sulla canzone le fa perdere molto (e nel parlato sta in pericoloso bilico tra retorica e ridicolo). Lei però azzecca una interpretazione bellissima. E poi, sarò fissato, ma la Turci è ancora più deliziosa del solito. 7 solo per lei.
Anna Tatangelo con Syria: Le nostre anime di notte
BB: Non si sa per quali santi in Paradiso Syria appare sempre più spesso nelle serate dei duetti sanremesi, ma le due “ragazze” sono nate e calibrate su Sanremo, quindi sanno esattamente cosa devono fare, dall’abbigliamento alle strette di mano, agli sguardi languidi, e nonostante le riserve personali, il duetto lo sanno confezionare e proporre bene 5
PR: Come avevo detto nella prima serata ecco spuntare nella Tatangelo piccole velleità alla Giorgia. Il duetto è comunque un bel momento perché sono due belle voci ben amalgamate. 6
Ex-Otago con Jack Savoretti: Solo una canzone
BB: Un duetto più di terra che di cuore, la strofa in inglese non sembra aggiungere nulla, anzi ormai gli Ex Otago ci stanno prendendo gusto e il brano inizia ad arrivare alla testa. 6,5
PR: a me continua a piacere questa canzone così vera e vissuta ma resa così piacevolmente pop. Questa sera l’intervento di Jack Savoretti la rende ancora più pop con respiro internazionale e non sono convinto che sia proprio una bella cosa. Comunque bravi! 7
Enrico Nigiotti con Paolo Jannacci e Massimo Ottoni: Nonno Hollywood
BB: Andrebbe ascoltato solo il pianoforte, Nigiotti aumenta a dismisura la costruzione di questo brano, sottolineando la parola “semplice” e ripetendola, oltre alla mano sul cuore. Retorica pura che appare ancora più evidente vedendo la semplicità di Jannacci. 2
PR: Paolo Jannacci un po’ di talento ce l’ha spero trovi la sua strada, che non è questa. 4
Loredana Bertè con Irene Grandi: Cosa ti aspetti da me
BB: Il mio gusto personale che non smania per Irene Grandi passa in secondo piano durante il duetto grintoso e sicuro, la Bertè lascia spazio alla Grandi, ma quando Loredana rientra nel brano non c’è nulla da fare: è il suo 7,5
PR: Due voci simili e due approcci alla musica in qualche modo con molte vicinanze. Diventa chiaramente più pulita, un puntino meno autobiografica ma più vendibile. Questo dice di come una grande cantante dalla grandissima personalità, anche se sfiancata nella voce, sia più credibile di una pur bravissima Irene Grandi. Grande complicità tra le due. 7
Daniele Silvestri ft. Rancore con Manuel Agnelli: Argentovivo
BB: Si potrebbe sfidare chiunque a trovare qualche imprecisione, a parte l’iniziale titubanza di Agnelli, ma quei minuti sono stati ipnotici. La rappresentazione delle tre realtà nei tre artisti, la fusione di questi mondi sul finale, l’interpretazione di Silvestri e Rancore perfettamente coordinati. Agnelli e Silvestri dimostrano di aver scritto insieme il brano e di crederci tanto, conoscendone il valore. L’arrangiamento è esplosivo, la batteria superlativa e il testo da pelle d’oca. Le giurie tecniche dovranno suddividere i premi importanti tra Silvestri, The Zen e Motta 10-
PR: Agnelli costruisce il suo intervento scegliendo la strada, difficile, di cercare un’altra linea melodica (un’altra canzone) rispetto a ciò che Silvestri aveva portato in precedenza. È un po’ shoccante e francamente preferisco la seconda parte del suo intervento, in cui la sua linea vocale si lega invece benissimo a quelle di Silvestri e Rancore rafforzando ancora l’intensità del brano.8
Einar con Biondo e Sergio Sylvestre: Parole nuove
BB: Già il brano non esiste, ma la radio apprezza. La De Filippi riesce a piazzare mezzo squadrone dei suoi “talenti”, cercando, chiaramente, il televoto per concedere una speranza a questo pezzo. Enair da solo almeno trasmetteva tenerezza, mentre ieri sembravano una boys band anni ’80 3
PR: All’ennesimo ascolto il suono sul ritornello non basta più a risollevare il brano. Il bravino, ma sopravvalutato Sylvestre non riesce a fare miracoli e chiedere questo a Biondo sarebbe stato velleitario. Già stanca. 5
Simone Cristicchi con Ermal Meta: Abbi cura di me
BB: Se aggiungi ad un brano la voce e l’interpretazione di Ermal Meta si sa che il brano cresce. Se Cristicchi predilige il parlato, Meta sa di avere la voce e regala pathos a una canzone che gioca con l’emotività, ma che poi letta sembra un insieme di luoghi comuni studiati ed assemblati ad hoc. Mi auguro che, almeno, le giurie tecniche sappiano valutare altro. Ermal 9, Cristicchi 3 per un 6 politico
PR: Cristicchi non mi convince e anche questa volta non mi passa nulla. Discorso diverso per Meta. Lui sa parlare, cantare, dare senso alle parole. Anche lui sovente non mi convince ma spesso evidenzia interpretative altissime. 6
Nino D'Angelo / Livio Cori con Sottotono: Un'altra luce
BB: Mi fa tanta tenerezza Nino D’Angelo che sembra chiedersi “perchè?? perché sono qui??”, coi Sottotono peggio di sempre. 2
PR: Gira sempre meglio ma non si può andare oltre i limiti di una scrittura non eccezionale. Comunque bravi. 6
Achille Lauro con Morgan: Rolls Royce
BB: Confesso: sovrappensiero ho canticchiato “Rolls Royce”. Morgan è un animale da palcoscenico, si prende il palco, la canzone, la chitarra, il pianoforte e Achille Lauro torna ad essere un “chi è???” Morgan riesce a dare personalità anche a un brano così e ciò aumenterà di più le vendite di un singolo che dovremmo sentire nelle prossime settimane e al quale ciascuno può dare un senso per poi chiedersi perché è stato accettato a Sanremo. Morgan 9 brano 2 Achille Lauro chi??????? Show 9, ma la matematica non conta, un 6 complessivo per come Lauro è riuscito a sfruttare questa occasione.
PR: Esibizione sopra le righe che finalmente restituisce con chiarezza l’idea di un modo di intendere il Rock, la musica e la vita di cui non sento, più, la necessità. Più devastanti o più devastati? Comunque trascinanti. 6