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Sanremo 2019 Una poltrona per due: le pagelle della prima serata
Anche quest'anno Barbara Bottoli e Paolo Ronchetti, ciascuno dalla propria poltrona davanti alla tv, commentano per noi le esibizioni del Festival di Sanremo. Ecco le loro pagelle della prima serata della kermesse, con tutte le 24 canzoni dei Big in gara.
Francesco Renga: Aspetto che torniBarbara Bottoli: Penalizzato dal dover aprire il 69 Festival della Canzone di Sanremo? Qualche problema tecnico? Sicuramente Renga cerca uno sfoggio vocale che sembra scontrarsi con queste due giustificazioni, ogni suo brano sembra uguale al precedente, nonostante la partecipazione di Bungaro come autore 3
Paolo Ronchetti: Scrittura che sente il tocco di Bungaro con un inizio di strofa che ricorda Dalla. Come al solito piacione ma con meno vezzi vocali del solito. Purtroppo non arriva con la voce a prendere bene tutte le note della canzone che è mediocre ma non brutta. 6
Nino D'Angelo / Livio Cori: Un'altra luce
BB: Uno scambio generazionale anche musicale, colpisce molto l'emozione di Nino D'Angelo che, insieme all'audio non ottimale, distrae dall'ascolto. Da risentire, quindi un'insufficienza perché il primo ascolto è sempre disturbato da molti fattori. 4
PR: D’angelo, stranamente e sin dall’inizio, non posiziona bene il microfono, quasi non fosse sicuro di sé. La scrittura non sembra particolarmente bella e interessante. L’unione tra la melodia napoletana e l’R ‘n’ B ha dato e può dare risultati molto migliori rispetto a questo brano scialbo ma che potrebbe migliorale. 4
Nek: Mi farò trovare pronto
BB: Negli anni Nek sembra restare identico, anche se sembra lontano il suo esordio con Lui vive in te. Con questo brano torna al pubblico e alle radio, cercando il grande pubblico che lo riconosce. Niente di particolare, passa quasi inosservato, ma è il primo della serata di apertura del Festival a sembrare sicuro, facendone guadagnare al suo brano che farò parte dei singoli trasmessi già da oggi. Si poteva rischiare un “6 politico”, ma il testo risulta troppo ripetitivo. 5
PR: Bella voce anche se leggermente più affaticata del solito. Nek è intonato e il brano è perfettamente pop. Il brano è candidato a vendere anche se il frammento senza ritmica a metà canzone lo rende inaspettatamente meno fluido senza poi farlo realmente esplodere. Comunque una bomba pop. 7
Zen Circus: L'amore è una dittatura
BB: Attesi a sorpresa al Festival, ma appena si vedono sul palco tra il rosso e il nero si capisce che “ci sono”: capaci di affrontare qualsiasi situazione, restando il gruppo che si conosce. Il testo fa trattenere il fiato per l'intera durata del brano, le parole sono lame che incidono i cuori come il ticchettio costante che sembra uno stillicidio morale. Non c'è l'inciso, tipico dei brani “da Sanremo”, ma c'è una “democrazia dentro al cuore, ma l'amore è una dittatura”. Esibizione, interpretazione, musica, arrangiamento impeccabili, e testo da leggere e rileggere, oltre alla capacità di saper affrontare una manifestazione “nazional popolare” con un brano di protesta, vera. 9
PR: Tra Zen, Vasco Brondi e De André. Brano difficile da cantare con un testo inesorabile scritto con troppe parole (tutte necessarie). Andrà ritarata l’interpretazione magari con meno emotività. Certo viene in mente che proprio Brondi e De André avrebbero potuto cantarla al meglio. Nella seconda parte il brano cresce in maniera pazzesca! 8
Il Volo: Musica che resta 2,5
BB: Sembrano riproporre il brano con cui hanno trionfato a Sanremo qualche anno fa, cambiando il titolo e semplificandolo perché si potevano prevedere sia il testo che l'arrangiamento. Restano Il Volo che cantano un loro brano a Sanremo, tutto il resto non conta, nemmeno cercare di comprendere il testo 2,5
PR: Prima o poi il volo precipiterà grazie alla sua stessa arroganza. Non si possono cantare, impuniti, testi come: “Siamo musica vera che resta, lo sai che il tuo posto è per sempre”. Inqualificabili e presuntuosi! 2
Loredana Bertè: Cosa ti aspetti da me
BB: Finalmente “la Bertè” si allontana dai singoli estivi e torna a esserci, senza imitare sé stessa, ma puntando alle radio e alla vera interpretazione, in linea sia con l'età che con l'anima da rockeuse. Da riascoltare il testo con maggiore attenzione 6,5
PR: Bei suoni e bel brano con, forse, un ritornello un po’ più banale del resto della canzone. Bel testo. Vocalmente è sempre lei con i suoi pregi e difetti ma in buona forma. Ho adorato l’aggrapparsi della Bertè alla sua gonna così come faceva Amy Winehouse. Brava 7
Daniele Silvestri ft. Rancore: Argentovivo
BB: Da Silvestri a Sanremo ci si aspetta sempre il meglio, la sfida, l'argomento scomodo, inteso come poco sanremese e sociale, stavolta racconta il mondo adolescenziale e virtuale con la sua capacità unica. Non c'è una sbavatura, una parola superflua, assolutamente significativa la partecipazione di Rancore. Eh, niente ... Silvestri sta all'uso delle parole come il testo al significato. Un brano da ascoltare e riascoltare, sicuramente le radio lo passeranno, con la speranza, personale, venga davvero compreso. 9,5
PR: Come al solito le storie raccontate da Silvestri sono sia storie importanti sia storie raccontate bene. Argentovivo è drammatica in tutta la sua costruzione: nel testo perfetto, nell’idea musicale e nell’arrangiamento che sostiene tutto. Molto intensa 9
Federica Carta / Shade: Senza farlo apposta
BB: Brano commerciale da rivendere al miglior offerente perché avrebbe potuto essere interpretato da chiunque. La coppia, ormai consolidata, appare sul palco e scompare immediatamente, senza provocare nessuna reazione 2
PR: Se tutto il pop fosse così non lo odierei così tanto. Non mi dispiace, peccato per un testo a volte troppo semplice. Venderà tantissimo e potrebbe vincere. Ritornello killer e loro due sono comunque bravi anche se potrebbero fare molto di più! 6
Ultimo: I tuoi particolari
BB: Dopo la vittoria del 2018 e il tour, decide di non rischiare, anzi deludendo un po'. Non sembra dare il massimo dalla sua interpretazione, ma sembra aver capito come confezionare il brano che faccia combaciare i vari gusti del pubblico. Peccato perché dopo Il ballo delle incertezze, Ultimo era uno di quei nomi che creavano attesa, ma ha capito come funziona sia la kermesse che il post-Sanremo. 5,5
PR: “Se solamente Dio inventasse nuove parole potrei scrivere per te nuove canzoni d’amore e potrei cantartele qui”. Ma vi rendete conto che arroganza? Il suo successo segna il mio gap con il mondo del pop di oggi! Ultimo è la cartina di tornasole dello iato tra il mio gusto e il gusto sanremese nel 2019. Tremendo ma potrebbe sbancare. 1
Paola Turci: L'ultimo ostacolo
BB: Sicura, anche nella voce “sofferente” che aggiunge qualcosa ad un brano un po' al di sotto delle sue corde. Paola Turci si conferma presente, ma poco incisiva, rispetto al solito, ma L'ultimo ostacolo è uno di quei pezzi da riascoltare meglio. 6
PR: Testo carino ma in generale sembra un suo brano minore. Stranamente è cantato anche non benissimo nel passaggio più acuto nel ritornello (i passaggi sulle parole “ostacolo” e “pericolo”). Lei è sempre una donna affascinante che fa ribollire i sensi, ma oggi la canzone purtroppo non convince. 5
Motta: Dov'è l'Italia
BB: Dopo le targhe Tenco, Motta rischia e si mette in gioco con un brano che dimostra quanto sia importante per lui questa partecipazione. L'emozione sembra caricarlo per l'esibizione più incisiva del Festival, in una dichiarazione d'amore, a tratti disperata per il Paese. 8
PR: Assolutamente sì. È esattamente una canzone scritta e arrangiata in maniera chiara e precisa. Oserei dire in qualche modo “pulita” da inutili sottolineature. Non capolavoro ma diretta all’obbiettivo. Crescerà sicuramente col tempo. 7
Boomdabash: Per un milione
BB: Brano leggero, ironico, radiofonico, che sembra non aggiungere nulla all'insieme del Festival, ma sembra palese che per la 69° edizione del Festival ogni gusto musicale debba essere soddisfatto. 4,5
PR: Bravi, ma un testo così come si fa a scriverlo? Seriamente: il tempo in levare dà leggerezza ma vorrei non desse anche stupidità. 4
Patty Pravo/Briga: Un po' come la vita
BB: Si sa il duetto a Sanremo è vincente, più è particolare più può sorprendere, ma la domanda è “perché Patty Pravo non sembra la Patty nazionale?” da ogni punto di vista sembra essersi oscurata e sminuita. Piace pensarla come l'ennesima provocazione di una Diva che fa inginocchiare le giovani generazioni ai suoi piedi. Per la prima serata la delusione resta. 5
PR: Lei ormai è un mostro. L’unico motivo per cui non canta da sola è perché probabilmente non avrebbe azzeccato metà del testo. Ed è un peccato, perché quando centra testo/interpretazione è quasi insuperabile. Qui sono infatti molto belli i primi 5 secondi. Mi colpisce un frammento di cori vagamente (e casualmente) alla Sufjan Stevens. 3.
Simone Cristicchi: Abbi cura di me
BB: Da risentire per una serie di motivi: Cristicchi con Ti regalerò una rosa ha svoltato, nulla potrà far rivivere l'emozione di quel brano, ma sembra ricerchi quel momento con un brano che arriva immediatamente al circolo delle emozioni, sia come testo che come interpretazione; tuttavia sembra mancare di spontaneità, apparendo troppo attento auto-bissare ciò che è stato. Valutazione puramente emotiva, per ora. 6,5
PR: Insomma, Cristicchi non mi ha mai convito e anche con questa canzone non mi convince! C’è sempre qualcosa che mi suona in qualche modo falso, vecchio e retorico. Nulla che mi disgusti ma di sicuro nulla che mi appassioni purtroppo anche questa volta. 5
Achille Lauro: Rolls Royce
BB: Abbandona l'autotune per trasformarsi in un Vasco Rossi del 2019, non rischia con la trap, ma punta al rock, cerca la ribellione in un brano che sarà trasmesso ininterrottamente e conquisterà i giovanissimi. Per ora è un brano che al primo ascolto risulta troppo ripetitivo, e distratto dalla musica. 5
PR: Mira al genio assoluto (non scherzo) di Young Signorino, ma il brano ha una scrittura così vecchia che ricorda il peggior Jovanotti di La mia moto o Vasco… e che diventa ancora più vecchia con un finale in pieni anni ’60 fatto senza ironia o consapevole citazionismo: solo con una presunzione di novità sconcertante. Naturalmente tutto è studiato nei minimi particolari a tavolino e per Lauro Sanremo potrebbe essere veramente un trampolino verso il grande successo. 3
Arisa: Mi sento bene
BB: Inizia bene con voce pulita e che sembra aprire un brano interessante, ma che, invece, si trasforma in un urlo continuo, quasi irritante. Un brano diviso in tre parti: inziale, finale e centrale, con questa parte assolutamente ridondante, ma che probabilmente verrà apprezzata. 4,5
PR: A me sembrano gli Abba in pieni anni 70! Tempo vagamente Disco pop e linea melodica altrettanto orecchiabile. Canzone paradossale, così stupida e “oltre” da finire con l’essere divertente. Peccato per il testo “un po’ troppo” soprattutto nel finale quando il brano ridiventa lento. 6
Negrita: I ragazzi stanno bene
BB: Sfiorano la tenerezza perché sembra parlino di loro stessi, guardandosi dal di fuori, auto-rassicurandosi. Il testo c'è, provano anche a metterci la carica, ma Sanremo non sembra essere il loro palco, soprattutto con questo brano, ma c'è la speranza di ricredersi nelle serate successive, ma sicuramente non deluderanno i loro fans che ritrovano i Negrita che, nonostante tutto, fanno i conti con una non capacità di rinnovarsi. 5
PR: Passano gli anni e i Negrita sono più o meno sempre loro: immobilità o coerenza? Comunque 6
Ghemon: Rose viola
BB: Un po' autocelebrativo, ma, stranamente sembra essere molto sicuro su un palco che è un po' distante dal suo solito. Riesce a mescolare stili con l'interpretazione che distolgono un po' dal testo che potrebbe essere interessante, dopo averlo riascoltato. 5
PR: L’altro giorno il solito solone di turno criticava i testi e la musica di Mengoni: ma ha mai sentito una canzone con un testo appiccicato con lo sputo come questa? Il tutto su una base ritmicamente e armonicamente banale cantata in maniera anonima? 4
Enair: Parole nuove
BB: Sembra un po' ricercare le parole come Ultimo, ma non trasmette nulla, se non una grande emozione timorosa, in un brano che somiglia più a una canzoncina perché a Sanremo ci devono essere i sentimenti, ma in questa esibizione non riesce a convincere nemmeno con la voce 2
PR: A fine serata si impara ad accontentarsi delle piccole cose. E questo brano almeno ha un suono di tastiera molto bello nel ritornello. Per il resto un disastro ma almeno è ordinato nella scrittura 6
Ex-Otago: Solo una canzone
BB: Tralasciamo il problema nel non riconoscere la voce che avrei confuso sicuramente con Lorenzo, ma la ballad risulta sincera, senza pretese, quasi rassicurante. Sinceramente ci si poteva aspettare qualcosa di più rischioso ed incisivo, ma come esordio meglio non rischiare e puntare al farsi conoscere. 6
PR: Bravi! Piccole attenzioni preziose di scrittura per tutta la canzone. Dietro un apparente afflato pop ci sono preziosismi di scrittura musicale e letteraria. E la stessa attenzione la si vede nella progressione dinamica della canzone. E poi sembrano sinceri, autentici e poco furbescamente costruiti. Purtroppo il brano finisce in po’ molle negli ultimi secondi. È un peccato! 7
Anna Tatangelo: Le nostre anime di notte
BB: La ragazza di periferia sembra lontana da Sanremo e dall'esprimersi, puntando solo sulla voce intonata e dimenticando che per tornare in auge servirebbe almeno scegliere un brano meno banale. 2
PR: Il brano è proprio un compitino di scrittura orecchiabile e non fastidiosa che si va ad infilare dritto nell’orecchio dell’ascoltatore medio. Colpiscono in positivo solo gli stacchi ritmici degli archi poco dopo la metà della canzone. Da notare il finale con velleità alla Giorgia. Cantabilissima! 6
Irama: La ragazza col cuore di latta
BB: Da un ragazzo conosciuto col classico brano estivo martellante non ci si aspetta un brano così costruito, con tanto di gospel e tema della violenza, quindi non risulta molto credibile. Sembra tutto già visto, rimescolato e rivenduto. Peccato perché il titolo portava alla memoria, non so il perché, il Mago di Oz, aspettandomi una favola e, quindi, più emozione … vera. 3
PR: Anche qui nulla da segnalare al di là di una scrittura quasi onesta, pulita e con un bel finale intenso. 6
Enrico Nigiotti: Nonno Hollywood
BB: Vale lo stesso discorso di Irama, ma Nigiotti sembra costruire la canzone cercando il consenso nazional-popolare, ripercorrendo la visione di un primissimo Celentano di “Questa è la storia / di uno di noi / anche lui nato per caso in via Gluck / In una casa, fuori città / gente tranquilla, che lavorava / là dove c'era l'erba ora c'è/una città”. Nonno Hollywood è riassumibile in “canzone paraculo”, risultando quasi irritante. 2
PR: Pare appassionato; riesce a dare una buona tensione al brano con un bel crescendo nel finale. Rischia di scivolare rischiosamente in alcuni momenti del testo, ma alla fine il brano tiene. 6/
Mahmood: Soldi
BB: Nonostante le riserve personali, in quanto mi ricorda Ghali, apprezzabile l'interpretazione e la sicurezza sul palco, certo di avere un brano orecchiabile e apprezzabile da diversi punti di vista. Ci si riserva di riascoltarla, con maggiore attenzione. 6
PR: Lui ha almeno qualche idea rimica da spendere in maniera interessante e diversa. In più è efficacissimo nella gestione drammaturgica del testo. Non si sta dicendo che è un genio, ma che almeno ha messo qualcosa di meno banale di altri nel suo brano. 6