Madame

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Madame Parole intorno a Madame e al suo Amore

05/07/2023 di Paolo Ronchetti

#Madame#Italiana#Pop

La tradizione del testo erotico, l'album L'Amore di Madame e la sua moderna Educazione Sentimentale.
L'amore è persino lì dove non c'è fortuna, dove non c'è luce, dove non c'è motivo. Lui è comunque lì. Non guarda in faccia nessuno, non ha paura e scivola in silenzio, senza giudizio, negli angoli più insidiosi e sporchi del mondo portando la vita. Io lì ho conosciuto il suo immenso potere, ho pianto forte e gli ho detto ‘grazie’. Grazie perché senza di te non esisterebbe niente. Io non ero attratta dal male, ma dal bene che c'era in questo male, ed era l'amore. È sempre stato l'amore.

Mentre scrivo non so ancora se l’album di Madame L’ Amore, in cinquina al Premio Tenco, abbia o meno vinto come migliore album d’autore dell’anno. Quello che so è che, Nel bene e nel male (esattamente come una sua canzone), Madame prova a raccontare L'AMORE (e anche lo sfruttamento di questo sentimento e di questa parola), attraverso un tentativo di una poetica moderna che sembra non aver paura di essere scomoda nei temi e esplicitamente cruda nel suo erotismo e nella descrizione della passione.

"La vita mi fa clic sul clito”, diceva poco più di due anni fa e con L’ Amore il tentativo di Madame sembra essere quello di porsi in maniera autorale, cercando di costruire canzoni senza temi e parole proibite e in questo tenta qualcosa che ha pochi precedenti famosi in Italia.

La tradizione del testo erotico, prevalentemente con toni farseschi e grevi, è sempre stata diffusa soprattutto nella canzone più popolare. L’uso dei doppi sensi, a volte inequivocabili, è tipico di molta musica dialettale e ogni regione può vantare esempi famosissimi anche fuori dal territorio di origine.

Nello stesso tempo la poesia erotica o la canzone nella forma più evoluta, pur praticata, non è mai diventata popolare. Anche l’esempio cinquecentesco dei Sonetti lussuriosi di Pietro Aretino non ebbe grande seguito se non come oggetto di curiosità. I sonetti stessi hanno una loro bellezza anche recitati ad alta voce ed in pubblico, ma, nel momento in cui si provassero a cantare (e la cosa è stata fatta nel 2008 da un compositore importante come Michael Nyman) la cosa tende a diventare meno poeticamente credibile e più imbarazzante.

Con l’arrivo del ‘900 e il controllo censorio dei mass media, molto più rigidi nelle regole della tradizione popolare, si è però persa ogni possibilità di poter pubblicamente esporre al grande pubblico, contenuti “non idonei”.

La stessa cosa non è avvenuta in Francia e Belgio, e in generale nell’ Europa continentale dove sono esistiti molti artisti che utilizzavano, di prassi, tematiche legate alla sessualità in modo esplicito. Gli esempi più famosi sono quelli di Brassens, Serge Gainsbourg (e signora Birkin).

Ma chi ha provato a fare canzoni parlando esplicitamente di sessualità in Italia? Intendo dire esplicitamente, ma poeticamente, dalla vetta della classifica?

In Italia una Artista come Nada spesso ha usato sesso e sensualità nelle sue canzoni (ma anche Mina e Patty Pravo, non per niente artiste nate e cresciute soprattutto a partire dalla libertà degli anni 60!); il Finardi di Come un Animale; La Nannini di America; Fausto Rossi in un paio di episodi straordinari di uno dei più bei dischi italiani di sempre, L’Erba.

Caso a parte quello di De André, non per niente figlio nobile della canzone d’autore franco/belga dei Brassens, che più volte ha parlato di sessualità sino ad arrivare al più grande capolavoro del genere Jamín-a (Crêuza de mä, 1983), racconto di una passione carnale con una “lupa di pelle scura” in cui desideri e succhi sono descritti nella più potente ed esplicita maniera. Certo, tutto è cantato in genovese e anche De André si rese conto che solo la maschera dialettale aveva potuto permettergli di cantare frasi come “fatt'ammiâ Jamin-a, roggiu de mussa pin-a, e u muru 'ntu sûù, sûgu de sä de cheusce, duve gh'è pei gh'è amù, sultan-a de e bagasce (fatti guardare Jamin-a, getto di fica sazia, E la faccia nel sudore, sugo di sale di cosce, dove c'è pelo c'è amore, sultana delle troie)”.

Insomma, una cosa è dire due o tre parole come fanno tanti rapper, un conto è costruire una poetica efficace parlando di desideri, sogni e realtà erotiche: nominando le cose, gli atti e i pensieri, anche i più oscuri e controversi, con il proprio nome. In questo senso proprio De André ci ammoniva di come la sua Jamín-a non trattasse né della realtà né di un sogno: "Jamín-a è la speranza di una tregua; Jamín-a è un'ipotesi di avventura positiva che in un angolo della fantasia del navigante trova sempre e comunque spazio e rifugio. Jamín-a è la compagna di un viaggio erotico, che ogni marinaio spera o meglio pretende di incontrare in ogni posto, dopo le pericolose bordate subite per colpa di un mare nemico o di un comandante malaccorto".

Ecco, un passo vicino a questo troviamo, con le debite differenze e alle debite distanze, l’ultimo lavoro di Madame: un moderno marinaio che pretende in qualche modo soddisfazione durante i gravi viaggi della propria vita.

Madame parla di una sessualità esplicita, aperta, dolorosamente alla ricerca del piacere. Una sessualità spesso più legata alla fantasia che alla pratica. Un desiderio che si fa parola e talvolta atto. Un desiderio che in qualche maniera mi ricorda quello, pieno di dolore e gioia (cioè di VITA VERA) che possiamo vedere nello straordinario Shortbus di John Cameron Mitchell (2006).

Madame non si fa scrupoli banalmente moralistico/educativo. Molti degli atti raccontati nelle canzoni sono inseriti in storie, che se mi venissero raccontate, sarebbero vicine alla denuncia. Canzoni che descrivono bene anche il paradosso di chi ama il proprio carnefice o sfruttatore. Ma in questo sta la visibilità esplicita dello scarto poetico: non denuncerei mai un film perché nella sua trama si uccidono delle persone. Basta leggere l’incipit del primo brano per inquadrare ciò che verrà raccontato: L'odore di un uomo paterno, Quello di un uomo bambino, Il calore di un tocco materno, Quello di un morso cattivo, Il pudore di un uomo sicuro, Quello del suo castigo, Lo sproloquio di un uomo moderno, Quello di un uomo antico…

Nelle tue mani metterei i miei sogni, Nei tuoi capelli pianterei germogli

Come voglio l'amore, Come penso l'amore, Ogni colpo di un uomo che mi fa tremare il corpo…

Lo squallore di un uomo pagante, Quello del suo ceffone, Il timore di un uomo tremante, Quello del suo bastone…

Una sorta di moderna Educazione Sentimentale, che può non piacere ed essere scomoda, ma che trovo straordinariamente interessante tanto più la trovo distante da quella finta autobiografia erotica che tutti confondono.

Dal punto di vista musicale molte cose sono assai gradevoli; poche molto superficiali e quasi mai si raggiungono vette di creatività o “rischio” particolarmente interessanti. Ma in generale, come per i cantautori classici e i rappers in generale (ambedue le categorie in qualche modo privilegianti la parola sopra tutto), tutto è ben finalizzato al prodotto da veicolare.

So che la voce di Madame è per molti un grande problema. Ci si lamenta della difficile intellegibilità dei testi e di una voce con troppo autotune. Io rispondo che queste sono caratteristiche di riconoscibilità come quelle han reso famose la maggior parte delle grandi interpreti della canzone italiana degli anni ’60. Nada, Vanoni, Patti Pravo, Milva e molte delle artiste che hanno iniziato a fare musica prima che la discografia ricercasse ossessivamente un prodotto omogeneizzato, indolore, insapore e facile da vendere!

E poi in questo album c’è probabilmente la più bella, e più dura, canzone “pop” incisa quest’anno. Si chiama Per il tuo bene. Penso sinceramente che un testo del genere, a vent’anni e anche più, nessuno di noi sarebbe capace di scriverlo. Penso che una interpretazione come quella degli ultimi secondi cantati di questa canzone (con la sospensione della musica e lei che canta – quasi – libera da vincoli di tonalità) siano qualcosa di straordinariamente inarrivabile per un artista pop.

Madame forse non ci regala il più bel disco d’autore italiano dell’anno, ma sicuramente un disco complesso con tanti bei brani e una scomoda canzone capolavoro.



Foto di Leonardo Scotti (fonte: Sugar e Friends&Partners)