Kendrick Lamar

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Kendrick Lamar Questo jazz non e' gratis! For Free di Kendrick Lamar diventa una tesi...di laurea!

05/01/2023 di Autori vari

#Kendrick Lamar#Jazz Blues Black#Rap

Non e' un mistero che Lamar abbia cambiato la storia della musica hip hop: l'estratto di una tesi di laurea che parla di lui e della sua For Free.
Introduzione di Franco Bergoglio

Non amo classifiche e stellette. Però se dovessi indicare un momento topico del jazz nel decennio 2010-2020, non avrei dubbi. For Free di Kendrick Lamar: una polpetta avvelenata di spoken word e rap in due minuti e dieci secondi. Un cazzotto, nel vero senso del termine; il verso ricorrente recita: “This dick ain’t free”, questo c**** non è gratis. Sesso, razzismo, sfruttamento, rovesciamento di ruoli. Era da Howl di Allen Ginsberg che la parola in jazz non azzannava lo spettatore, non dava un simile calcio a poesie svenevoli da cocktail party, romance autunnali newyorkesi e blues snervati. E la musica? I primi dieci secondi sono un bignami del nuovo jazz di Los Angeles con Kamasi Washington in prima fila. Il tema costituisce un cameo ironico dei fiati, poi spazio a Kendrick che soffia rime ed echi di Bird e Ornette come un sassofono graffiante, beffardo. Nel finale, dal minuto 1.45, parte un impressionante crescendo verbale-percussivo. ll flow di Lamar si innesta su un tappeto post bop, con Robert Glasper al pianoforte che fraseggia alla Kenny Kirkland rifacendo il jazz straight anni Ottanta; il vibe giusto secondo Terrace Martin, musicista, autore e produttore “folletto” del brano.

Un brillante studente, Emanuele D’Amato, lo scorso anno mi ha chiesto di seguirlo nella tesi di laurea specialistica in Scienze della Comunicazione sul disco che contiene For Free, l’epocale To Pimp a Butterfly (2015). Uno dei dischi hip hop fondamentali, un lavoro diventato un fenomeno di costume, profondamene connesso a tutti gli immaginari, sonori e non, della black culture. La tesi To Pimp a Butterfly: analisi di un moderno manifesto della black culture è stata discussa con ottimi risultati nel giugno 2022. Questo è l’estratto che parla di For Free.




L’analisi di Emanuele D’Amato

Se mi chiedessero quale disco uscito nell'ultimo decennio comparirà nei libri di storia della musica fra cent’anni, non avrei alcun dubbio:To Pimp a Butterfly di Kendrick Lamar

Non è un mistero infatti che Lamar abbia cambiato la storia della musica hip hop, e non solo. L’ultimo lavoro del rapper californiano Mr. Morale & the Big Steppers è il punto d’arrivo di un percorso che nel corso degli anni lo ha visto in diverse vesti. Ad oggi in molti sono tuttavia concordi nel reputare che il momento più alto della sua discografia è il suo album del 2015 To Pimp a Butterfly, un disco che ha in qualche modo fermato il tempo e che ancora oggi, a distanza di sette anni, viene considerato un lavoro avanguardistico sotto molti aspetti.

La musica di Lamar è figlia della scena hip-hop californiana degli anni Novanta, ma spesso tende a discostarsene per abbracciare influenze provenienti dalle forme più disparate della black music: dalla musica soul di artisti come gli Isley Brothers, al funk di James Brown e George Clinton, richiamando anche jazzisti come McCoy Tyner e John Coltrane. Uno dei capitoli più sconvolgenti di To Pimp a Butterfly è For Free?, un brano la cui strumentale sembra uscita direttamente da un disco di Branford Marsalis. Un blues minore in Do, tipica progressione dei brani jazz di quegli anni, si accende con un momento virtuosistico di Terrace Martin, che nel suo fraseggio richiama immediatamente grandi nomi del jazz, incalzato dopo pochi istanti dall’ingresso della band al completo.

La prima voce a comparire è quella di Darlene Tibbs, con uno spoken-word recitato che fa da preambolo all’ingresso del vero protagonista del brano. Le sue parole consistono in un’invettiva nei confronti di un interlocutore non meglio specificato e le sue accuse vanno dal futile “non mi hai nemmeno comprato il vestito che ti avevo chiesto” al più pungente “non vali un bel niente”.

Lamar compare in maniera quasi inaspettata con la frase mantra del brano: “this dick ain’t free”. Nel suo fraseggio gioca, arriva in ritardo sul tempo e poi subito dopo viene incalzato dai colpi di rullante di Robert Searight. Sembra essere eternamente in bilico, ma lo fa con una convinzione tale da non dare l’impressione nemmeno per un secondo di non averne il controllo. Si tratta di un minuto e venti iconico, in cui Lamar riesce a racchiudere qualcosa come duecento anni di storia della cultura nera e lo fa con una dinamicità tale da farci strabuzzare gli occhi (e le orecchie).



Nelle parole del rapper è racchiuso tutto il significato dello scambio: la voce femminile protagonista della prima parte del brano rappresenta allegoricamente gli Stati Uniti, mentre Lamar dà voce a se stesso e a tutta la comunità afroamericana. Nei suoi versi prende forma un’aspra critica all’America bianca, che culmina in frasi che suonano come delle vere e proprie sententiae: “Pity the fool that made the pretty in you prosper” - “Compatisco gli stupidi che ti hanno permesso di prosperare”. L’arringa di Lamar si conclude con le parole “Oh America, you bad bitch, I picked cotton and made you rich, now my dick ain't free”, che non lasciano molto spazio all’interpretazione.

Il videoclip del brano non fa altro che amplificare il messaggio del testo: Lamar con un atteggiamento maniacale perseguita l’attrice Hikeah Kareem, che interpreta il personaggio impersonato dalla voce di Tibbs nel brano. Lei, inquietata da questa insidiosa presenza in casa, inizia a cercarlo. Giunta nel seminterrato, vede una figura con indosso gli abiti di Uncle Sam: una giacca blu e il tipico cappello a cilindro con stelle e strisce. Il personaggio è di spalle ed è intento a riempire con una pala la caldaia a carbone della casa. Avendo percepito una presenza alle sue spalle, l’uomo si gira rivelando la sua vera identità: è lo stesso Lamar. La metafora è chiara: in fondo la casa della grande America bianca è stata costruita e tenuta in piedi dalle fondamenta dalla minoranza afroamericana.

Con un’industria musicale che spinge sempre di più verso l’immediatezza e la semplificazione fino allo sfinimento, complice delle logiche di mercato dettate dai DSP (Spotify & co.) e dai social media, è difficile in un contesto come quello moderno prendersi la libertà di mettersi di traverso: Lamar ha avuto il coraggio di farlo; dopo Good Kid, m.A.A.d City, album che lo aveva lanciato con forza nel mainstream, si è preso rischi su rischi ed è stato premiato. Dischi come To Pimp a Butterfly e brani come For Free? sono bellezze rare nell’era dello streaming, per questo motivo è giusto celebrarli come un momento unico nella storia della black music moderna. Kendrick Lamar è stato ed è tuttora un fenomeno generazionale, e For Free? passerà senza ombra di dubbio alla storia come uno dei suoi brani più audaci.