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Hysterical Sublime In anteprima il video di Where. Con intervista
Filosofia e post-punk, psicanalisi e synth-rock, Radiohead e Bach: questo e tanto altro nel primo EP dei palermitani Hysterical Sublime, capeggiati da Angelo Di Mino, con cui abbiamo parlato del nuovo videoclip, che indaga al microscopio realtà apparentemente invisibili, come quelle fascinose e oscure della nostra interiorità.
Profondità filosofica e ritmi accattivanti che strizzano l’occhio all’electro e al synth-rock, psicanalisi e post-punk, Radiohead e Bach: gli Hysterical Sublime, band nata a Palermo nel 2011, nel loro primo EP, Colour, prodotto, registrato e mixato da Marco Trentacoste (Le Vibrazioni/Deasonika/Rezophonic/Bluvertigo) alle Officine Meccaniche di Milano, hanno combinato tutti questi elementi in quattro brani fascinosi che oltrepassano le etichette di genere. La band d’altronde, composta da Angelo Di Mino (autore dei brani, violoncellista e cantante), Francesco Incandela (violino/mando), Gianlorenzo Mungiovino (chitarre), Luca La Russa (basso) e Simone Sfameli (batteria), combina nella sua storia e nelle sue canzoni classico e sperimentale, colto e pop: quattro dei cinque componenti si conoscono fin dai tempi del Conservatorio e la scommessa del gruppo è proprio “mostrare che da un violoncello si può costruire una canzone intera, si può creare una struttura e non soltanto un orpello”, come recita il comunicato stampa sull’EP. I quattro pezzi, antipasto del percorso musicale del gruppo palermitano, ci imbattiamo in “fatti personali, riflessioni che provano ad esplorare gli angoli nascosti della psicologia umana, storie di continua ricerca che si immergono in una realtà iperveloce e ipertecnologica, quella stessa che Fredric Jameson ha definito “sublime isterico”.
Nella nostra recensione, a firma di Fernando Rennis, si legge: La title track è forte di fraseggi sinistri e inquietanti che la rendono proprio per questo accattivante; il meglio arriva negli intermezzi strumentali dove tutto sembra girare al meglio. La connessione immediata che è balenata nella mente al primo ascolto di Gimme è stata Shadow di Wild Nothing, soprattutto per l'arrangiamento degli archi. […] A chiudere questo biglietto da visita ci pensa Where, una sorta di ninna nanna che scalpita fino all'esplosione di mezzo, che si spegne ad un tratto come il sole invernale.
Potete leggere l’articolo completo qui: http://www.mescalina.it/musica/recensioni/hysterical-sublime-colour-ep
Proprio di Where, presentata come un brano con “una progressione costante che arriva ad esplodere in modo molto radioheadiano”, vi presentiamo in anteprima il videoclip, che sembra trovare le risposte alla domanda del titolo nell’ancorarsi ad una realtà osservata nelle sue pieghe più intime e fin nei minimi dettagli, in un tuffo tra i colori e le immagini restituite dalla visione ingrandita del microscopio. Esso, tra superfici ed elementi che si fanno possibili, ideali simboli misteriosi, pare poter indagare anche quanto sembra invisibile, emblema delle realtà interiori. Del video, diretto da Andrea Nocifora, dell’ep, delle sonorità della band e di altro ancora abbiamo parlato con Angelo Di Mino proprio in occasione dell’uscita della nuova clip. Buona lettura, buon ascolto e buona visione!
Mescalina: Come mai avete scelto di omaggiare nel vostro nome L’isterico sublime di Slavoj Žižek, volume che affronta l’argomento dei rapporti tra filosofia e psicanalisi?
Angelo Di Mino: La risposta non è semplice, ma cercherò di spiegare sinteticamente la nostra scelta partendo dal significato stesso dei termini "isterico" e "sublime": il termine "isterico" va inteso nel senso prettamente filosofico cioè come "drammatizzazione di uno stato di coscienza", per semplificare, una sorta di "teatro psicologico della coscienza". Il "sublime" viene anch'esso letto nel senso filosofico del termine, ed evoca lo sprofondare in qualcosa che sia al di sopra del principio del piacere, qualcosa che l'uomo può soltanto intuire ed immaginare indirettamente, una sensazione di qualcosa di paradossale, infinito, temibile, caotico. L'unione di questi due significati immersa in una dimensione palesemente "pop" (come del resto lo stesso Žižek è solito fare al fine di illustrare al meglio i contenuti del suo pensiero) esprime al meglio l'essenza del nostro pensiero e dell'approccio verso la nostra scrittura musicale.
Mescalina: Subite l’influenza e il fascino di letture e percorsi di vita extramusicali (studio, lavoro…) nelle vostre canzoni?
Angelo Di Mino: Credo che sarebbe impossibile sfuggirne. Ogni persona su questa terra porta i segni della propria storia e delle proprie esperienze di vita (di qualsiasi genere) ed è proprio questo che lo renderà unico. Più quest’aspetto verrà trasposto nella sua arte più il suo "pezzo" sarà sincero ed autentico. Nel mio caso (Angelo) questo aspetto ha una fondamentale importanza non solo nella scelta dei testi, ma anche nella stesura di ogni singolo brano e nella scelta dei "colori " da usare.
Mescalina: Come avete conosciuto Marco Trentacoste? Vi siete trovati bene con lui? E la sua produzione come ha modificato il sound dell’ep?
Angelo Di Mino: Raccontare come ci siamo conosciuti è una storia lunga, fondamentalmente ci siamo semplicemente proposti facendogli ascoltare alcuni dei nostri brani. Dopo una lenta analisi abbiamo definito quali di questi inserire nell'EP e come architettare quello che oggi è divenuto Colour. Penso che Marco abbia letto alla perfezione la direzione musicale verso cui la band voleva dirigersi e ci ha aiutati non solo a farla uscire fuori al meglio (grazie alla sua grande esperienza e ai "suoi" suoni) ma anche a mantenere costantemente uno sguardo lucido lungo tutta la produzione dell'EP cercando di dare una coerenza interna ed un "alone" sonoro unico. Poi le Officine Meccaniche ed il Family Studio hanno fatto il resto! Sicuramente una esperienza assolutamente positiva e ricca di nuovi stimoli, un netto valore aggiunto al nostro EP.
Mescalina: Nell’ep ci sono sonorità synth-rock anni ’80, lievità melodiche post-punk, archi classici, momenti più rock e cupi: voi che idea avete del vostro sound e come immaginate la sua evoluzione in un lp?
Angelo Di Mino: In realtà nemmeno noi abbiamo una idea chiara del nostro sound e verso dove ci spingeremo un domani: nella band abbiamo la fortuna di disporre di una tavolozza cromatica ampia (dagli archi ai sintetizzatori) e di poterla mescolare e rimescolare un po' come crediamo opportuno. La presenza di una matrice anni '80 (specialmente quella che illustra sapientemente il critico musicale britannico Simon Reynolds nel suo libro Post-punk 1978-1984) è qualcosa che mi piace ricondurre ad un fatto generazionale, quasi come un piacevole fardello che ci porteremo sempre addosso, sempre intriso di una "strana", ma piacevole malinconia di fondo. Per quanto riguarda l'evoluzione del sound in un futuro "lavoro", mentre da un lato abbiamo già del materiale ben assodato da destinargli, dall'altro lasciamo sempre un varco aperto ad ogni tipo di nuova incursione. Forse è proprio l'lp (come strumento di mercato e di divulgazione musicale), la cosa in cui non crediamo più così tanto. Vedremo.
Mescalina: Quali sono gli ascolti che ritenete più importanti nella vostra formazione di musicisti e che più incidono nella composizione delle vostre canzoni? Falsetti e synth sono molto anni ’80 e sembrano affondare le loro radici nella new-wave.
Angelo Di Mino: Questa domanda può benissimo ricollegarsi a quella precedente, soprattutto per ciò che riguarda l'influenza degli anni '80. Sarebbe impossibile stilare un elenco di chi ci ha influenzati, basterebbe pensare che me e Francesco [n.d.r.: Incandela] abbiamo trascorso molta parte della nostra attività musicale nel mondo della musica classica e contemporanea. Ognuno di noi porta dentro di sé e di conseguenza negli Hysterical Sublime delle influenze più o meno coscientemente che hanno dato vita al nostro "sound". Potrei dire i Beatles, i Joy Division, i Radiohead, ma potrei anche dire Bach, Beethoven o Arvo Pärt.
Mescalina: Il violoncello e il pop: come entrano in contatto questi mondi e quali eventuali precedenti in particolare vi hanno convinto della possibile bontà dell’esperimento?
Angelo Di Mino: Il violoncello (come gli altri strumenti appartenenti alla famiglia degli archi), non è sicuramente nuovo agli scenari pop e rock: basti pensare agli esemplari arrangiamenti di George Martin nei Beatles o se volessimo andare indietro nei secoli a Vivaldi (del resto la sua musica potrebbe essere definita "pop barocco d'autore"). La differenza sostanziale sta nel fatto che negli Hysterical Sublime il violoncello (come il violino) ha un ruolo fondamentale al pari degli altri strumenti e proprio per questo si è dovuto adattare alle esigenze di palco e di volumi generali della band che non sono quelli per cui questo strumento è nato secoli e secoli fa. Credo proprio che la bontà dell'esperimento sia direttamente proporzionale a quanto chi cerca di portarlo a compimento ci creda più di ogni altra cosa, il tutto immerso in un plausibile "buon gusto".
Mescalina: Com’è nata l’idea di un video artistico come quello di Luca Trevisani per il brano Colour, realizzato al MACRO (Museo di arte contemporanea di Roma)?
Angelo Di Mino: Alla base di tutto c'era l'idea di realizzare un video che si discostasse dai videoclip musicali pop che siamo abituati a vedere, andando alla ricerca di qualcosa che potesse rappresentare al meglio un viaggio attraverso la scoperta del "colore" (inteso come luce nascosta nell'essere umano) che Luca Trevisani ha perfettamente colto e messo in atto. Il video di Colour gioca su un equilibrio instabile, sulla ricerca della cristallizzazione di un'idea. Ma poco prima di una possibile definizione, lo scenario muta ed implode, per poi configurarsi in uno nuovo, diverso. Un flusso continuo, un passaggio di energie, insiemi floreali dal sapore pittoresco e dal forte contrasto cromatico si stagliano contro un set neutro, subendo continue manipolazioni.
Mescalina: Cosa ci dite invece del video di Where, diretto da Andrea Nocifora, viaggio tra dettagli al microscopio e piccoli, suggestivi bagliori luminosi?
Angelo Di Mino: Anche Andrea Nocifora, giovane e talentuoso videomaker palermitano, è riuscito a cogliere con il suo videoclip l'essenza del brano Where. Il microscopio diviene il protagonista di un viaggio all'interno della materia, narrando il mondo complesso, mutevole e invisibile ad occhio nudo dei cristalli. Il videoclip dà così vita ad una dimensione parallela dove avvengono convivenze impossibili e dove si rimane sperduti in una visione senza più punti di riferimento noti. Seguendo la linea melodica, elementi biologici, pietre e materiali da studio danno origine a nuove simbologie e caleidoscopici rituali di geometrie inedite. L'ossessiva domanda "Where" trova così sfogo nell'esplorazione di questa "micro-realtà" che personalmente mi piace (Angelo) accostare alla psiche umana.
Mescalina: Avete in comune la frequentazione del conservatorio di Palermo e del Basquiat, un ritrovo di musicisti in piazza Sant’Oliva: cosa pensate della scena musicale siciliana attuale?
Angelo Di Mino: La frequentazione del conservatorio l'abbiamo avuta io, Francesco, Simone [Sfameli] e Luca [La Russa],ma diversi anni fa per motivi di studio. Da quando mi sono diplomato non ci ho messo più piede: credo che sia un luogo che abbia bisogno di una netto rinnovamento interno. Il Basquiat è un bel luogo di ritrovo gestito da nostri amici dove spesso capita di incontrarci e di incontrare tanta gente (fra cui spesso anche colleghi). I gestori del locale sono dei veri fan/supporters non solo degli Hysterical Sublime, ma anche di altre band palermitane. Cosa ne penso della scena siciliana attuale? sicuramente questi ultimi anni sono stati un periodo florido, siamo riusciti ad esportare diversi cantautori in giro per l'Italia e a produrre roba di alto livello (penso, per esempio ai Forsqueak) ma penso che ci sia ancora tanto da lavorare specie nella ricerca di nuovi orizzonti musicali da esplorare.
Grazie e in bocca al lupo!
Info:
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Si ringrazia Mattia Boscolo dell’ufficio stampa Pitbellula