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Mescalina 10 parole e 10 canzoni del 2020 da portare con noi nel 2021
Il 2020 è stato un anno difficile che non scorderemo, in cui la musica ci è stata indubbiamente d’aiuto e conforto; l’anno appena concluso per tanti versi ci ha dato molti spunti su cui riflettere e da portare con noi nel nuovo anno. Abbiamo pensato allora a una specie di viatico per metterci in cammino nel 2021, a dieci parole-chiave associate a una canzone del 2020 e a dieci riflessioni personali da custodire nella nostra ideale bisaccia di viandanti, cittadini e musicofili. Buona lettura e buon ascolto.
1. Abbraccio/Hug 2. Casa/Home
3. Empatia/Empathy
4. Isolamento/Isolation
5. Libertà/Freedom
6. Respiro/Breath
7. Ricominciare/Starting Over
8. Rifugio/Shelter
9. Rivolta/Riot
10. Vita/Life
1. Abbraccio/Hug (Gianni Zuretti) – Elisa ft. Tommaso Paradiso, Andrà tutto bene
Pare che il gesto dell’abbraccio sia quello che manca maggiormente a tutte le persone, sicuramente un intenso abbraccio tra genitori e figli, nonni e nipoti, come pure tra amici, quelli per la vita, oppure tra amanti è una carenza, nel sentire comune, di dimostrazione di affetto e di unione. Ma siamo certi che questo gesto metterà a posto tutti i guasti che il nostro contesto umano ha invece mostrato in questo interminabile anno? Dobbiamo interrogarci sul valore dello stringerci la mano o abbracciarci, è sempre stato un gesto meccanico o sottendeva ad una vera, sincera unione tra le persone? A giudicare dall’onda lunga d’odio e di divisione cresciuta in quest’anno tra i cosiddetti “amici social”, parrebbe che l’empatia, racchiusa in un atto tanto nobile, appartenga alla prima ipotesi. Però siccome bisogna iniziare l’anno con buoni propositi, auspichiamo di essere cambiati e di pensare positivo torneranno gli abbracci e andrà tutto bene. Per affidarmi alla musica dell’ annus horribilis e dimostrare che pure io sono cambiato, faccio pace con il Pop e sposo questo auspicio con questa canzone di Elisa ft. Tommaso Paradiso che in sé contiene i due concetti: torneremo ad “abbracciarci”, tornerà “il sole sulla pelle”, la “libertà di correre per strada”, il “baciarci alle fermate” , l’“urlare ai concerti”, come abbiamo sempre fatto.
2. Casa/Home (Ambrosia J. S. Imbornone) – Travis, Nina’s Song
Durante l’epidemia da COVID-19 la casa è stata spesso il nostro rifugio e la nostra prigione: abbiamo amato e odiato le nostre pareti domestiche, in cui ci siamo sentiti protetti e rinchiusi. In molte case d’Italia e del mondo, però, sono soprattutto rimasti dei posti vuoti, quelli dei cari che sono stati per giorni, settimane o mesi in ospedale, quelli dei parenti che non ci sono più, quelli degli affetti lontani che non abbiamo potuto rivedere in questi mesi, magari neanche per le festività natalizie. Nina’s Song, ultimo singolo tratto da 10 Songs dei Travis, è una ballata struggente, viscerale e al contempo “combattiva”, e si ispira al libro di Nina Stibbe Man at the Helm, che parla di due sorelle alla ricerca di un nuovo papà, dopo che il padre ha lasciato la famiglia (“How dare anyone sit in your chair? / But somebody needs to be there / […] But where is our guy? / Don’t care if he’s lonely or shy / Just two legs, a shirt and a tie”). Nella canzone il tempo è passato in fretta e improvvisamente ci si accorge che la mamma non è più così giovane: “There’s our mum / The last time we checked she was young”. E c’è appunto l’abbandono e la perdita di un padre: “And now you’re gone / We don’t belong / Where do we follow? / How can you say / Another day? / When there’s no tomorrow / Tomorrow / Don’t leave me”.
La speranza è di non stancarci di tenere la candela accesa, anche se la cera ci brucia le dita (“Holding the candle too long / Burning my fingers and thumbs”), e di riuscire a ricostruire una casa, anche solo nel nostro cuore. Come affermava Walter Benjamin, l’angelo della storia è spinto in avanti dalla tempesta del progresso e dal vento del futuro: non può ricostruire le macerie che si accumulano ai suoi piedi, che osserva con sguardo doloroso, ma sta a noi ricomporre i pezzi, perché è nella memoria l’unico risarcimento possibile al dolore. Lottiamo per i nostri affetti, per custodirli nel ricordo, per rimetterli insieme e tenerli al sicuro, per tenerci al sicuro laddove le minacce siano proprio tra le mura domestiche e negli abusi che nascondono (altro tema caro ai Travis: ricordate Re-offender?), lottiamo per rendere la nostra casa il luogo del cuore e della felicità, nonostante tutto:
“There’s nothing wrong
With a song
Sung into battle”
3. Empatia/Empathy (Laura Bianchi) – Glen Hansard, Cold Comfort
Quante volte ci siamo detti, in questi ultimi mesi, “c’è bisogno di empatia”. Quante volte abbiamo avuto bisogno di conforto, e l’abbiamo cercato nei libri, nei film, nella musica, per evadere dalle nostre mura, per sentirci ancora uniti e vivi, per capire che anche gli altri stavano provando le stesse emozioni, e per cercare di alleviarci reciprocamente il peso di un vivere faticoso. Il brano di Glen Hansard racconta proprio questo: passione e pazienza, unione e dolcezza. Valori preziosi, da portare nel nuovo anno.
Well, it's slow going Ecco, sta andando lentamente
And it's slower still here Ed è più lento ancora qui
But we'll get through if we pull together now Ma ce la faremo se ci uniamo ora
And it's little comfort, I know Ed è un piccolo conforto, lo so
But it's raining down on everybody now Ma sta piovendo su tutti adesso
And the worst is over E il peggio è passato
Well it’s no comfort / When the heavens open / And that sudden rain comes falling down / So let’s head for shelter / And we’ll sit this out / There’s little we can do about it anyhow / And it’s little comfort I know / But it’s raining down all over the world right now / The streets are quiet but for / The sound of birdsong / And there’s no rush on us now / Well it’s slow going / And it’s slower still here / We’ll get through if we pull together now / And it’s little comfort I know / But it’s raining down on everybody now / And it’s little comfort I know / But it’s raining down all over the world right now / And it’s little comfort I know / But the worst will soon be over
4. Isolamento/Isolation (Francesco Malta) – The Rolling Stones, Living in a Ghost Town
Nel mese di aprile, la leggendaria band britannica ha pubblicato questo brano, il primo inedito da otto anni, con perfetto tempismo rispetto alla situazione globale. In realtà il brano era nato lo scorso anno ma con qualche piccola modifica si è rivelato perfetto per questo 2020.
L'isolamento è il centro del brano. Tutti ci siamo sentiti dei fantasmi che vivono in città fantasma, tutti abbiamo sognato che qualcuno fosse con noi quando non poteva invece esserci e tutti abbiamo chiesto che tutto finisse al più presto (“I'm a Ghost / Living in a Ghost Town”... “Every night I am dreaming / That you’ll come and creep in my bed / Please let this be over / Not stuck in a world without end”). Il videoclip che accompagna il brano poi, in una Londra completamente deserta, rende il tutto ancora più sentito.
5. Libertà/Freedom (Barbara Bottoli) – Lucio Leoni ft. Mokadelic, Nastro magnetico
Libertà è uno dei termini più usati, ed abusati, del 2020 come se fosse solo la condizione individuale senza conseguenze, ma è ben oltre: è il non farsi catalogare, etichettare, è il diritto e dovere dell’esserci nell’essere. Come in Nastro magnetico la libertà è il poter prendere il meglio, perfezionarlo, cucirselo addosso, mescolando tutto ciò che da solo sarebbe solo un elemento per creare l’unicità.
Questa traccia si fonde col video, eppure entrambi mantengono la propria straordinarietà, come dovrebbe accadere nella libertà che viene lasciata anche nell’interpretazione, escludendo quindi, il giudizio.
Nastro magnetico al meglio riassume il concetto perché innesca pensieri che poi vengono modificati, improvvisa stupore e confusione, senza che una delle due sensazioni prevalga sull’altra, riassumendo la libertà di esprimersi (vivere) in base alle condizioni e genialità nell’inventarsi il vero io, non escludendo errori.
6. Respiro/Breath (Paolo Ronchetti) – The Unthanks, Farewell Shanty
Mai come nel 2020 il respiro è stato al centro della nostra vita. Milioni di persone sono morte senza riuscire più a respirare o si sono salvate grazie a respiratori artificiali. Dagli USA l’urlo I Can’t Breathe è diventato simbolo della rivolta per l’uguaglianza del movimento Black Lives Matter dopo la morte per asfissia di George Floyd. Ma il respiro è anche l’elemento fondamentale con cui un musicista si esprime e suona, canta, compone. Senza il giusto respiro nessun brano può essere eseguito correttamente (senza respiro nulla prende vita). Ogni frase musicale ha il suo respiro: un suo inizio e una sua fine che bisogna cogliere per rendere vitale una frase musicale.
Nel canto il suono è obbligato, dal respiro, all’alternanza tra musica e silenzio. Ma in questo Farewell Shanty, tradizionale inglese che chiude l’ultimo album delle Unthanks, l’alternanza tra i due cori non fa cogliere lo stacco del respiro: e sospinge con dolcezza continua la vela; e accompagna il marinaio nel momento della sua partenza. Questo brano meraviglioso, che con il suo respiro invisibile mi ha accompagnato sin dall’inizio della pandemia, spero ci sosterrà come vento dolce in questo nuovo anno. Insieme avremo allora il coraggio di respirare forte cogliendo e misurando con fiducia il respiro del tempo che vivremo!
Il brano scelto è appunto Farewell Shanty delle Unthanks tratto da Diversions, Vol. 5: Live & Unaccompanied (2020).
7. Ricominciare/Starting Over (Veronica Eracleo) – Anthony Hed, Crash
Il 2020 è stato forse l’anno più bistrattato di tutti, quello che ci ricorderemo con meno nostalgia e con tanti rimpianti, pieno di mancanze e solitudine.
In mezzo al malessere che ognuno di noi ha provato, chi guardandosi in faccia per la prima volta, chi ritrovandosi separato dai propri affetti, chi senza riuscire a dare l’ultimo saluto ai propri familiari, un altro problema è riuscito a porsi in maniera sempre maggiore: la natura e il suo malessere.
C’è chi come il cantautore Anthony Hed si è posto una domanda ben precisa a cui ha dato seguito una bellissima canzone dal titolo Crash: c'è come un sistema che ci tiene tutti intrappolati e ci impedisce di dare una risposta decisa per cambiare un ambiente che definirei in crisi. SaraÌ€ troppo tardi per un domani migliore? “If I ask you what we have made/ Please rewind/ All the clouds, poison grey/ If I ask you why we have been so blind/ See the roads and highways”.
8. Rifugio/Shelter (Arianna Marsico) – The Zen Circus, Non
Non dei The Zen Circus, per quanto scritta prima del lockdown, descrive alla perfezione quello a cui ci aggrappiamo, a volte per non cambiare nulla, per cullarci in certe situazioni, quello che ci fa da rifugio, persino da “scusa per non essere felice”. Proprio il rifugio che il 2020 ha preso a picconate. Abitudini, affetti, passioni, difetti, modo di lavorare. Tutto andato in pezzi. Ed eccoci rinchiusi in una casa che fa da rifugio contro un virus terrificante e sconosciuto. Ed ecco i ricordi di chi si ama che diventano appiglio.
“Salvami dai mostri, dal mondo
Salvami da quello che voglio
Il male profondo”.
Dalle macerie di questo 2020 potremmo però costruirci un rifugio ancora più solido, che ci salvi “Dalla morale […] Dalla normalità fatta sentenza, Dalla vergogna, dall'efficienza” e sia più a misura del bambino dentro ognuno di noi.
9. Rivolta/Riot (Marcello Matranga) – Drive-By Truckers, The New Ok
Un sentimento profondo che ho provato di fronte ad avvenimenti che hanno costellato un 2020 decisamente orrendo.
A partire dalla pandemia che ha flagellato, e continua tutt'ora a farlo, il mondo con la sconcertante pletora di negazionisti che sono un insulto ai tanti morti e a coloro che stanno dedicando sforzi inauditi per le cure dei malati, per passare al ripugnante modo di gestire l'ordine pubblico da parte di forze di polizia indegne che ha generato il movimento noto come Black Lives Matter.
E come dimenticare il quotidiano stillicidio di donne che vengono assassinate in nome di uno schifo chiamato "troppo amore", da mariti, compagni amanti che finiscono con l'essere assolti dalla mente di molti proprio in nome di un falso sentimento.
Che dire poi della vergogna che si prova ascoltando discorsi su migranti che dovrebbero starsene nei loro paesi, e che tanto se muoiono in mare "se la sono cercata".
Finisco, e qui c'è un nesso con la musica, con la situazione post elezioni negli States dove un pazzo rifiuta di riconoscere il voto di oltre ottanta milioni di americani per il suo rivale, in spregio alla democrazia. Il gruppo che meglio impersonifica il senso di rivolta sono innegabilmente i Drive-By Truckers che con i loro due album pubblicati nel 2020, The Unravelling edito a fine gennaio, e The New Ok, uscito lo scorso 18 dicembre, hanno testi che sono espliciti dichiarazioni di rivolta e rifiuto su cose abominevoli come i fatti che hanno determinato il Black Lives Matter.
La canzone scelta è quindi The New Ok.
10. Vita/Life (Alfonso Fanizza) – Non Voglio che Clara, Superspleen
Un anno passato inesorabilmente a riflettere sulla propria “vita”, passato a domandarsi se le scelte fatte, giuste o sbagliate che siano, possano, in qualche modo, aver influito sul suo proseguo. Interrogativi che ci portiamo dentro da un po’ e che, di conseguenza, continueremo a portarci anche in questo nuovo anno appena iniziato, sperando fortemente che tutto possa tornare alla normalità, o almeno ad avere una parvenza di normalità. Iniziare un nuovo decennio con l’auspicio di non avere rimpianti e di non perdere di vista le persone, tutte più o meno importanti, e le cose più essenziali, continuando a fare ciò in cui più crediamo che possa essere anche semplicemente scrivere una recensione.
Playlist Spotify
(da un'idea di Laura Bianchi, speciale a cura di Ambrosia J. S. Imbornone)