Eccellente improvvisatore, grazie anche alla sua considerevole perizia tecnica,
Yakir Arbib riapre i sacri testi della musica jazz e li rilegge a modo suo. Prendere di petto uno standard e trattarlo senza troppa soggezione, pur con reiterati richiami al nucleo centrale della versione originale, non sembra fargli paura. E così in questo
My Name Is Yakir, che è il suo quarto album solista, sette
evergreen suonano come musica nuova. La chiave stilistica principale è il tentativo di dar loro una riverniciata “iniettando” una discreta dose di musica classica, che è parte fondamentale nella formazione e nella discografia di Arbib. L'ampio spettro di ispirazioni a cui il pianista israeliano fa riferimento, i repentini mutamenti di umore e i travolgenti cambi di ritmo, sottolineati qualche volta dell'accompagnamento di tenui vocalizzi, congiurano nel dar vita a piccole suite di pochi minuti. Nei cinque brani scritti appositamente per il disco si notano invece maggiore linearità, controllo e cura delle sfumature, tra introspezione e romanticismo. Spiccano la delicata
Rendez-Vous A Paris, la cantabile
A Dusty Letter e la conclusiva
Sun On Flowers, dove 39 minuti fittissimi di idee sembrano sbriciolarsi piano piano, fino al risuonare solitario dell'ultima nota.
L'attacco non lascia certo indifferenti:
I Got Rhythm intreccia impressionismo classico e sequenze di inaspettate folate ragtime, al punto che ci si chiede se il nostro non abbia un po' esagerato. La scansione delle improvvisazioni procede a blocchi successivi, con salti emotivi molto marcati, ed è una costante di tutto il lavoro. Il trattamento che subisce l'ellingtoniana
Caravan risulta altrettanto ruvido e percussivo, e offre una serie di reinterpretazioni inframmezzate da stacchi ricchi di esotismi e orientalismi. In
Scrapple From The Apple il pianista si concede una libertà di inventare ancora maggiore; l'inizio ha un sapore free per poi riprendere la scia del tema, che lascia spazio a passaggi impressionistici e parti di pianismo più bop. In
Giant Steps il celeberrimo saggio di bravura coltraniano è “impacchettato” in confezioni diverse, tra note a cascata e una marcata e vigorosa percussività. Scintillante è anche l'approccio a
Confirmation, dove un prologo sontuoso precede la consueta opera di disfacimento e ricostruzione del tema, ricchissima di abbellimenti.