World Spirit Orchestra Black History
2019 - Autoprodotto
#World Spirit Orchestra#Jazz Blues Black#Gospel #Black Music
Arrangiamenti brillanti e pieni di vitalità caratterizzano il disco che ha come caratteristica quello di evidenziare sempre il contagiante approccio collettivo senza mai andare a discapito dei vari solisti. Ogni musicista canta e quasi ogni cantante suona (o comunque si occupa di fornire un importante sostegno vocale al solista di turno). E come suonano, tecnicamente ineccepibili in ogni momento! Il repertorio è poi più duttile di quanto si possa inizialmente immaginare. Si inizia con il classico funk gospel Halleluyah Time che mette in chiaro l’approccio molto musical style: tutti i cantanti hanno un frammento di strofa contrappuntato da frasi corali a cui si aggiungono i soli in puro stile tra vocalese e scat (Manhattan Transfert docet). People Get Ready di Curtis Mayfield e Jesus on the Mainline (riproposta in maniera personale partendo dall’arrangiamento di Ry Cooder) sono eseguite con grande brillantezza. Made In The Water, un altro traditional, funziona sempre enfatizzando la caratteristica del call and response tra musicisti, coristi e solisti ma portando l’arrangiamento verso ritmi centroamericani con un richiamo evidente verso alcune cose di Santana.
La formazione di matrice classica dell’ensemble si evidenzia, oltre che per la bravura assoluta degli interpreti, con una introduzione sacra e in latino, che francamente trovo posticcia e poco interessante, di A Salty Dog dei Procol Harum. Con questo brano “bianco” incomincia però a delinearsi in maniera chiara un racconto che parla di schiavitù, liberazione, viaggio, diritti civili, esperienze religiose.
Sail Away e Short People sono i due brani che non ti aspetti e che sono però perfetti per capire l’attenzione con cui Dario Donatone e la World Spirit Orchestra hanno saputo scegliere il repertorio. Due brani del maestro Randy Newman che sono due acide pugnalate al perbenismo - non solo - della classe bianca al potere negli USA ed in occidente. Grande scelta soprattutto non scontata! Purtroppo altrettanto non si può dire dell’arrangiamento di Freedom veramente infastidente con quel sapore “finto rock” ad effetto nella cavalcata finale. Rimane da parlare dei due brani ellingtoniani e soprattutto della ballad finale Come Sunday in cui il suono sofisticato jazz alla Manhattan Transfert rifà capolino con eleganza esattamente come nel brano iniziale.
Se vogliamo trovare un difetto in questo progetto possiamo parlare di una estetica che a volte ricorda inevitabilmente quella del musical (come in effetti parrebbe essere lo spettacolo da cui il disco ha origine). Ma questo è sicuramente un prodotto di qualità superiore rispetto a quelli che, soprattutto nel periodo natalizio, inflazionano il mercato. Grandissima professionalità quindi, bella scelta dei brani e grandi voci per un prodotto forse un po' troppo scintillante e perfetto ma comunque contagioso.
Insomma poco da dire, a partire dalla grande qualità dei musicisti coinvolti in questa Black History della World Spirit Orchestra: Mario Donatone alla direzione, pianoforte e voce, Riccardo Biseo agli arrangiamenti e pianoforte, Giò Bosco alla direzione e voce, Sonia Cannizzo alla voce, Isabella Del Principe alla voce, Luna Whibbe alla voce, Angelo Cascarano alla chitarra, basso e voce, Andrea Mercadante alle tastiere e voce e Roberto Ferrante alla batteria e voce.