Wooden Wand Death Seat
2010 - Young God Records
Nel folk proposto da Death Seat ci sono numerose lezioni di stile, bene eseguite, c´è quindi la giusta psichedelia, c´è la narrazione da cow boy solitario, ci sono le musiche che affiancano storie agresti in cui si rispolverando vecchi mandolini e steel da fare da contraccolpo alle ventate sixties di certi brani: Sleepwalking After Midnight è un brutto sogno in tonalità seppiate, Bobby è una semplici acoustic-ballad, mentre Servant To Blues vira verso ambienti obliqui caratteristico di queste ballate (I Wanna Make A Difference, Ms Mowse). Così l´anima classica e quella più freak spesso si incrociano per dare vita a qualcosa di originale: Jackson Toth non è un folk singer ben identificabile o che ama imporsi con un suo stile altrui, suona d’istinto e a volte questa libertà la paga a caro prezzo indossando la maschera dell´incertezza.
Death Seat è un lavoro con parecchi riferimenti espliciti (da Johnny Cash, a Dylan, a Howe Gelb, a Young), spesso questi esercizi vengono sporcati da eccessive divagazioni psycho-folk, che lasciano spazi vuoti e che andrebbero colmati dalla creatività cantautorale, già presente, di questo menestrello del Kentucky.
Tirando le somme, anche se disco non sia del tutto riuscito, grazie alla scrittura immaginaria, non annoia di certo proponendo un tipo di folk innovativo ma di fattura anticata.