Bluesman bianco dalla vita tribolata ma ricca. Combatté in Vietnam ma al ritorno incise un disco duramente antimilitarista, era il 1973. Da allora in poi proseguì facendo mille lavori tra cui il raccoglitore di angurie, ricordato nel suo nome d’arte, e il camionista, a cui questo lavoro è ispirato e dedicato. Le lauree in giornalismo e in storia dimostrano che non ci si trova davanti a una persona qualunque, anche se la sua esistenza viaggia ben lontano dai binari dell’accademia e del white collar job. Un grave infarto negli anni ’90 lo portò molto vicino alla meta finale che non solo evitò, ma da cui ripartì con un’autentica rinascita ed una ripresa attiva nel mondo della musica.
Armonicista e chitarrista acustico e steel dà il suo meglio con la voce, dal timbro immediato, a tratti leggermente sbiascicato, ma sempre nel groove del blues.
Il lavoro in questione non è un’opera a senso unico; il blues lo si trova chiaramente in ´Caterpillar Wine´ e in ´Wreck On The Highway´, nel quale la voce si fa grave alla Howlin’ Wolf; ´Friends On The Porch´ è uno spoken ispirato alla vita rurale sotto il portico ricordando gli amici emigrati, mentre in ´Should Have Done More´ il blues diventa quasi rock. Tutti pezzi di una grazia particolare.
Il resto è country on the road, ben lontano dalle melasse alla Nashville. ´Skinny Women and Fats Cigars´ è da bar, vivace ai limiti del ballo; il brano intitolato a Hank Williams si commenta da sé; si continua poi all’insegna di banjo e slide fino alla splendida ´300 Miles´: quest’ultima è la canzone più rappresentativa per la sua vena country, integrata con umori blues e gospel, un brano con bottiglia da una parte, volante del camion in mezzo e Bibbia sul sedile.
Le trame classiche dell’artista sono certamente più evidenti in ´Watermelon Slim and the Workers ´ (2006) o ´The Wheel Man´ (2007), ma questo lavoro resta affascinante per la sua differenza nella tipicità e, soprattutto, nella spontaneità dell’uomo.
Consigliato principalmente ai non puristi del genere.