Vertical Black Palm
2013 - Autoprodotto
#Vertical#Emergenti#Alternative #Funk #Experimental #Instrumental
Si inizia sempre con una macchina rubata che porta i malviventi a ritirare la partita di droga, nella vettura qualche spinello, qualche risata e qualche insulto, si viaggia rilassati a 30 all’ora verso qualche lurida periferia, mentre si studia il piano. Divo sarebbe la soul-intro perfetta per una pellicola di questo genere.
Eppure, siamo a Vicenza e non più negli anni dei panta a zampa, dove però i Vertical si sono divertiti ad accompagnarci in quel tipo di ambientazioni, grazie alla loro seconda prova inedita, Black Palm.
L’album è molto apprezzabile per due motivi: il primo è, indubbiamente, la qualità esecutiva della formazione, capace di strutture e interventi intelligenti e di ottime scelte di suono vintage; in secondo luogo, per la freschezza e la naturalezza col quale è suonato, pur non essendo questa un’opera che punta all’originalità (milioni di meravigliosi dischi di jazz-funk regalati dalla storia) arriva sincero, te lo ascolteresti sempre e comunque.
Tanto più che, stando sempre sui canoni della colonna sonora, New-World segue in toto il copione: tocca ora la scena in cui il poliziotto entra in un losco club per trovare indizi, ed ecco che tra un Martini e una bionda pericolosa (seminuda una poltrona in pelle di giaguaro) cresce uno strumentale lounge molto azzeccato.
L’hammond, che ha nel disco il ruolo principale, porta la band in diverse direzioni, sfumando dal motivetto immediato di Parco Moscerini fino ai fraseggi alla Jimmy Smith in dialogo con il saxofono, come succede in Black Palm. E a proposito di Jimmy e queste cose, molto carino l’esperimento ‘parlato’ di Roots Down.
Perdonando qualche momento troppo derivativo (riff di Putiferio, ‘omaggione’ a Jungle Boogie?) il lavoro merita l’acquisto e, soprattutto, l’ascolto dal vivo. Chissà che bello dev’essere stato vedere questo gruppo in apertura a James Taylor e James Brown. Sì, signori, avete capito bene. Let’s Funk!