Vendetta Red Between the never and the now
2003 - EPIC / SONY
A questo aggiungete che il cantante ha più di una somiglianza con Roger Daltrey e non farete fatica ad immaginare un disco, colmo di almeno sei possibili singoli. Tanta immediatezza è caricata di un suono che picchia duro, con rabbia e aggressività che vanno ben oltre la media delle bands emo-core, con l’unica eccezione forse degli At the Drive In.
Lo spiccato gusto per ritornelli cantabili fa da contraltare a sfuriate pericolose, in cui la materia pop tenta di condensarsi e diventare un blocco compatto altamente infiammabile. I Vendetta Red sanno folgorare con un semplice giro di accordi o con qualche coretto, ma sanno anche incutere tremore con urla e variazioni di origine metal.
Gran merito alla voce di Zach Davidson, capace di passare dal pop a tremende sfuriate, sfiorando da una parte il falsetto e dall’altra urla che ricordano i Rage against the Machine. “Noi siamo i figli e le figlie che papà odia troppo per farci fuori”, canta in “Stay home”. La ribellione e il disagio adolescenziale non suonano ruffiani, ma vengono mutuati da suoni cupi e pesanti, come nella paurosa “Lipstick Tourniquets”, il pezzo migliore del disco.
Certo, “Opiate summer” e “Shatterday” fanno qualche concessione di troppo al pop, facendo venire alla mente gli Offspring più che i Nirvana. Allo stesso modo “Suicide party” sembra una versione garage dei Bon Jovi, ma anche in questi casi i Vendetta Red hanno il merito di suonare diretti e spudorati, per quello che sono le loro canzoni, senza fronzoli e senza ruffianare troppo.
La seconda metà del disco si fa preferire per un suono più corposo e meno cantabile, grazie anche alla presenza di un altro pezzo da far male, come “Por vida”.
Con “Between the never and the now” i Vendetta Red si presentano una spanna nettamente sopra a tutte le teenage bands hardcore/emocore/punk degli ultimi anni, anche se devono ancora imparare a combinare il loro suono con un pop più equilibrato.
Quando anche questo sarà fuso con la materia sonora che si trovano tra le mani, allora davvero questi ragazzi potranno trattare l’hard-rock a loro piacimento, senza preoccuparsi della gestione di quei rimasugli e di quelle scorie che qua si lasciano ancora alle spalle.