Unavantaluna Siculo
2023 - Baracca&Burattini
Il viaggio parte proprio dalle Isole Eolie, dove L’eco di Stromboli porta l’ascoltatore ad imbarcarsi per un’avventura che percorre tutta la Sicilia e il mar Mediterraneo. Senza paroli è una lode al passato, in cui accenna anche al terremoto e maremoto di Messina del 1908, dove erano i fatti a prevalere sulle parole e dove queste ultime non erano slogan inutili che richiamano intenzioni mai realizzate, una forte critica all’attualità. E la stessa vena critica rimane in Mi n’annai, dove vengono confrontate le realtà del nonno dell’interlocutore e quella dell’interlocutore stesso. Se il nonno gridava la frase “Mi n’annai” per vendere il frutto del suo lavoro per le strade, il narratore oggi racconta invece che usa la frase per spostarsi e andare a lavorare lontano, nella frenesia dei tempi odierni.
A trovare un rimedio per tutto il dolore che può dare la vita caotica, c’è Cantu Siculu, un brano irriverente in cui il canto tradizionale e popolare sono la soluzione per dar sfogo alle proprie emozioni più profonde e che desiderano uscire allo scoperto. Non ci deve essere paura a mostrare ciò che si prova e ci si può liberare danzando, così come ricorda Kukla Za: in questa ci sono accenni alla cultura greca, “Kukla” è una bambola e nel testo diviene la raffigurazione di una donna immaginaria che si lascia andare ad una danza liberatoria, andando oltre i pregiudizi e le critiche invidiose di chi non sa osare e non vuole volare in alto.
La figura della donna appare anche nella sesta e settima traccia del disco, ma con un doppio risvolto. Oh nici è ispirata alle “Romanze di Caronia” ed è un canto funebre, il protagonista piange la morte dell’amata e chiede a lei di ucciderlo per poter di nuovo a stare insieme. Il titolo è un rimando alla tradizione poetica e colta siciliana: “Nici” è un modo per dire “Piccola” e quindi per decantare una persona con cui si ha un legame molto profondo. Diversa è la concezione della donna in Stidda disiata: qui vengono raccontate alcune storie di vita che vedono coinvolti degli uomini innamorati e delle donne che sono forti, che sanno prendersi cura di sé stesse e che non hanno timore di essere sole.
La solitudine può portare ad avere un dialogo interiore, dove una persona può ritrovare sé stessa e non lasciarsi andare alla sfortuna che si può incontrare: Scuta a mia è un invito a prendere la vita con più leggerezza, lo si nota anche nella scelta musicale, dove alla musica tradizionale siciliana si accompagnano anche suoni più contemporanei e vicini alla musica rock. La stessa scelta musicale la si intravede in Vurria essiri: dopo un inizio simile a Punk Islam dei CCCP, la canzone si appresta a melodie più dolci e si avvicina ad essere una ballad romantica, in cui l’innamorato rivela, tramite gesti legati alla natura ed alla musica, il proprio amore alla donna amata. È l’uomo che tramite la natura vorrebbe rivelare il proprio amore.
Il disco si chiude con un brano interamente strumentale, Mia pace, che vede il friscaletto sostituire la voce ed accompagnare, con percussioni e chitarra, dolcemente l’album verso la conclusione del viaggio mediterraneo intrapreso.
Siculo è un incontro tra tradizioni, tra il tempo ed il suo cambiare, ma anche nei gesti e nelle intenzioni delle persone, confrontando il passato e la modernità. L’album non è solo un viaggio nel Mediterraneo e nelle sue variegate tradizioni, ma guida l’ascoltatore nel tempo e mostra quanto possano mutare usi, costumi ed anche il pensiero delle persone che vivono tra le Eolie e la Grecia, tra Messina e il Nord Africa, e nell’entroterra della Sicilia stessa.