Tre Allegri Ragazzi Morti Garage Pordenone
2024 - La Tempesta Dischi / Believe / MasterMusic
Tre Allegri Ragazzi Morti.
Nel nuovo disco, prodotto con Paolo Baldini, i tre friulani mostrano, dopo ben trent’anni di onorata carriera, una freschezza nello sguardo verso il mondo di un’attualità sconcertante. Greta la bambina affronta il tema del cambiamento climatico con efficacia dialettica e immaginifica (“hai visto il nuovo colore che ha preso il bosco?”), mantenendo un aplomb da filastrocca.
Garage Pordenone in questo senso è un disco a fumetti e un fumetto sonoro. Nelle infinite sfumature del sound dei TARM c’è sempre questo elemento caratterizzante, non solo in questo album: la leggerezza. Che si racconti una turbolenta resa dei conti tra millennial (Jessica Dislessica) o un amore che cerca di resistere al precariato e alla grande città che fagocita e tritura (Fino a quando dura), si ha sempre l’impressione che le note possano lenire ogni ferita.
La chitarra di Adriano Viterbini rende sognante Robot rendez–vous. Un altro brano per cui, se si va a fondo, si cade nel baratro delle difficoltà di creare relazione, un baratro che forse nemmeno la tecnologia colma: “Ti dico che sembrava lei /Quella che comperi su eBay/ Ti dico che sembrava viva/E quando dico viva, viva /Tu sai quanto l’ho cercata una che mi volesse/Una persona che pensasse a me/Una ragazza come me senza pretese/Che fosse mia per più di un mese”. D’altro canto l’amore è un grande mistero, come svela la citazione di W. H. Auden che apre La sola concreta realtà. È l’unico culto riconosciuto, come Davide Toffolo canta in Ho’oponopono, primo singolo. Ma è un qualcosa di complicato da vivere oggi, perché “è pure vero che più siamo connessi/ E meno siamo noi stessi” (Mi piace quello che è vero).
In Garage Pordenone idealmente si gira tutta Italia, passando per ogni provincia “a sei chilometri di curve dalla vita”, per citare Samuele Bersani, per i meravigliosi boschi friulani, per Venezia e Milano. Approdando poi a Roma, anzi in un quartiere di Roma ben preciso, Torpignattara, spesso citato come quartiere multietnico e automaticamente problematico nella narrazione di certa stampa. Ma, in questo brano, Torpignattara non risuona di clacson e grida, risuona di vita, di una vita fatta di aria fresca, di voci, di cinguettii. Diventa un posto in cui trovare pace e umanità.
Garage Pordenone è una mappa del mondo e del cuore, difesi dal Sindacato dei Sogni.
Garage Pordenone sembra riunire due punti di partenza: il garage, luogo in cui spesso tante band esordienti hanno iniziato a provare, e Pordenone, la provincia a volte non semplice (Prova a star con me un altro inverno a Pordenone) dalla quale vengono i Nel nuovo disco, prodotto con Paolo Baldini, i tre friulani mostrano, dopo ben trent’anni di onorata carriera, una freschezza nello sguardo verso il mondo di un’attualità sconcertante. Greta la bambina affronta il tema del cambiamento climatico con efficacia dialettica e immaginifica (“hai visto il nuovo colore che ha preso il bosco?”), mantenendo un aplomb da filastrocca.
Garage Pordenone in questo senso è un disco a fumetti e un fumetto sonoro. Nelle infinite sfumature del sound dei TARM c’è sempre questo elemento caratterizzante, non solo in questo album: la leggerezza. Che si racconti una turbolenta resa dei conti tra millennial (Jessica Dislessica) o un amore che cerca di resistere al precariato e alla grande città che fagocita e tritura (Fino a quando dura), si ha sempre l’impressione che le note possano lenire ogni ferita.
La chitarra di Adriano Viterbini rende sognante Robot rendez–vous. Un altro brano per cui, se si va a fondo, si cade nel baratro delle difficoltà di creare relazione, un baratro che forse nemmeno la tecnologia colma: “Ti dico che sembrava lei /Quella che comperi su eBay/ Ti dico che sembrava viva/E quando dico viva, viva /Tu sai quanto l’ho cercata una che mi volesse/Una persona che pensasse a me/Una ragazza come me senza pretese/Che fosse mia per più di un mese”. D’altro canto l’amore è un grande mistero, come svela la citazione di W. H. Auden che apre La sola concreta realtà. È l’unico culto riconosciuto, come Davide Toffolo canta in Ho’oponopono, primo singolo. Ma è un qualcosa di complicato da vivere oggi, perché “è pure vero che più siamo connessi/ E meno siamo noi stessi” (Mi piace quello che è vero).
In Garage Pordenone idealmente si gira tutta Italia, passando per ogni provincia “a sei chilometri di curve dalla vita”, per citare Samuele Bersani, per i meravigliosi boschi friulani, per Venezia e Milano. Approdando poi a Roma, anzi in un quartiere di Roma ben preciso, Torpignattara, spesso citato come quartiere multietnico e automaticamente problematico nella narrazione di certa stampa. Ma, in questo brano, Torpignattara non risuona di clacson e grida, risuona di vita, di una vita fatta di aria fresca, di voci, di cinguettii. Diventa un posto in cui trovare pace e umanità.
Garage Pordenone è una mappa del mondo e del cuore, difesi dal Sindacato dei Sogni.