Toumani Diabate´s Symmetric Orchestra Boulevard de l´indipendance
2006 - World Circuit
Proprio grazie ai consensi raccolti ultimamente a fianco di Tourè, compianto padre della musica del Mali e del blues intero, Toumani Diabatè è oggi riconosciuto come un musicista di livello internazionale: da principe della kora ci ha abituato ad arrangiamenti acustici raccolti sul filo di un’improvvisazione preziosa e ispirata.
“Boulevard de l´Indipendance” è invece un lavoro orchestrale, condotto con un ensemble di trentasei musicisti africani a cui si aggiungono una formazione di fiati ed una di archi, tra questi alcuni americani ed europei portati in dote da Nick Gold, per un totale di oltre cinquanta presenze in studio.
Stupisce che, pur con un approccio completamente diverso, il disco riesca ad avere lo stesso valore culturale dei lavori più intimi e solitari di questo chitarrista: alla sua tipica atmosfera meditativa Diabatè sostituisce un sound energico, colorato, che ottiene lo stesso effetto positivo e benefico.
Merito soprattutto della sua ampia preparazione che gli permette di lavorare sulla tradizione dell’impero Mandè, oggi smembrato in diverse popolazioni dell’Africa Occidentale: l’intento è quello di cantare la nuova democrazia su cui il Mali sta negli ultimi anni rifiorendo ed invitare gli altri fratelli a cogliere quello spirito pan-africano, portatore di fertilità.
Oltre ad alcuni brani autografi, Diabatè recupera e riarrangia pezzi tradizionali, facendoli cantare nelle varie lingue locali. La vera sorpresa però è nella scelta degli strumenti: ai classici kora, ngoni, balafon e percussioni varie sono aggiunti basso, chitarra elettrica e drum kit. L’obiettivo è di dare un respiro contemporaneo alla tradizione sprigionandone la forza e l’afflato positivi. Il maggior pregio sta nell’equilibrio con cui antico e moderno si mescolano, come indicato dal nome stesso dell’orchestra (Symmetric): ne viene una world-music viva, che questa formazione allargata sprigiona regolarmente da anni al Hogon Club di Bamako. Pur con le dovute differenze, la valenza musicale e culturale è la stessa di quella dell’Orchestra Baobab.
Dopo l’entusiasmante omaggio iniziale al proprio condottiero, c’è da farsi contagiare dal suono corale di “Mali Sadid” o dalle dinamiche danzerecce di “Africa Challenge”. Oppure rimanere stupefatti dalle commistioni di “Tapha Niang” e “Single”, con quest’ultima che arriva a sfiorare rap e hip-hop.
E per una volta non si tratta di accostamenti posticci, ma di una musica unica che attinge linfa dalle radici profonde dell’Africa e cresce rigogliosa verso il futuro.