Tori Amos Native Invader
2017 - Decca
E' un disco coraggioso, 15 pezzi per oltre un ora di durata (sei minuti in più nella edizione deluxe con altre 2 tracce), perchè si parla della madre malata e della mal politica del nuovo padrone del mondo, il pericoloso pel di carota chiamato Donald Trump. Tori Amos è da sempre impegnata a livello sociale, in primis nella RAINN (Rape, Abuse & Incest National Network) di cui è stata una delle prime portavoce, una associazione che difende i diritti delle donne, in particolar modo quelle che subiscono violenze e abusi sessuali, circostanza purtroppo subita dalla stessa cantante, quando aveva poco più di 20 anni.
Il nuovo lavoro è nato da un viaggio nelle splendide Smoky Mountains del natio North Carolina e al confine col Tennessee, dall'omonimo parco nazionale ma purtroppo non era esattamente una gita di piacere. La madre di Tori, di nascita indiana Cherokee e insegnante di professione, è stata infatti colpita a Gennaio da un ictus che le ha impedito in maniera definitiva di comunicare con le persone. A lei è dedicata l'inevitabilmente toccante song Mary's Eyes dove tutto il pathos della rossa Amos viene fuori al suo massimo livello. Regale è pure l'opener Reindeer King, che ci restituisce una Tori Amos di nuovo in stato di grazia, un delicato tocco pianistico unito alla voce da mezzo soprano che più in generale domina tutto il disco. E che non risparmia frecciate al neo presidente yankee, più precisamente in Broken Arrow e nella intensa Bang, una delle cose migliori fra questi solchi insieme alle mirabili Cloud Riders e Climb, che sono pura bellezza. Ma tutto l'insieme è di alto livello, per usare un termine gastronomico qui c'è davvero poco da buttare, al punto che possiamo definire Native Invader il suo disco migliore dall'inizio del nuovo millennio.
Inevitabile porre nuovamente la sua autrice ai vertici del folto panorama di voci e artisti femminili, molte delle quali devono ancora imparare e apprendere da una musicista così ricca di classe e talento.