These New Puritans Inside the Rose
2019 - Infectious Records Ltd. / BMG
Non sorprende quindi che, prima di Inside the Rose, These New Puritans (TNP) abbiano nel 2016 effettivamente scritto una colonna sonora, stavolta tuttavia non delle loro visioni bensì a beneficio della riduzione teatrale di Brave New World. L’angoscia disperante, il senso di soffocamento e l’alienazione senza scampo veicolati dal capolavoro di Aldous Huxley sono anche elementi della poetica di TNP, riscattati però da un’idea dell’arte come dono del Demiurgo, come esperienza estatica. Lunghi intermezzi strumentali si avvalgono di orchestrazioni che rimandano alla tradizione occidentale della musica classica dell’Ottocento, mentre gli arrangiamenti rispettivamente dei cori e degli archi non ignorano le lezioni di Luciano Berio e di Aaron Copland. Ci sono tuttavia brani che guardano alla New Wave inglese degli anni Ottanta, in particolare allo stile canoro di Dave Gahan, alla sintassi sonora dei Tears for Fears e all’estetica musicale di David Sylvian. Ma di chi stiamo parlando?
These New Puritans sono una band dell’inglese contea di Essex formata dal modello e batterista George Barnett, che si occupa anche dei loops e dell’artwork degli album, e da suo fratello gemello Jack Barnett, il quale scrive, produce e canta le canzoni e suona la maggior parte degli strumenti. I due sono stati spesso affiancati alle tastiere, al basso e al sampler da Thomas Hein, che però in Inside the Rose si limita a pochi interventi a percussioni e voce. Sul disco, che è stato inciso soprattutto a Berlino, suonano in compenso un’altra sessantina tra direttori d’orchestra, cantanti e musicisti, che ci permettono di apprezzare sezioni d’archi e d’ottoni, pianoforti, contrabbassi, violoncelli, tromboni, filicorni e impasti vocali.
Inside the Rose si dimostra all’altezza dell’ambizione, già manifestatasi nei due dischi precedenti, di coniugare elettronica e classica, ritmo e sinfonia, pop e avanguardia. Il disco cresce imperiosamente ascolto dopo ascolto, e la sua sofisticata bellezza accompagna un ascoltatore ammaliato nei paesaggi onirici costruiti dalla maestria dei suoi arrangiamenti, che disvelano solo gradualmente, e non senza ritrosia, il senso della propria complessità. Lasciarsi guidare dai gemelli Barnett e dalla loro corte di musicanti significa mettersi nelle mani di una setta di incantatori che pretendono devozione assoluta in cambio dell’accesso a un mondo di magia. Beviamola allora la pozione che ci viene offerta, dimentichiamo il disincanto, abbracciamo l’insolito! E non sogniamoci di chiamarci fuori, accettiamo invece di viaggiare all’interno della notte, del sogno, dell’oblio.