Keys To The House<small></small>
Americana • Southern

The Trongone Band Keys To The House

2017 - Harmonized Records

28/08/2017 di Marcello Matranga

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Riappropriamoci del Rock’n’Roll, quello più classico ma anche quello che ti manda in visibilio con la sua marea montante, carica di emozioni, e trascinante come poco altro.
Sì, perchè in questo fulminante album d’esordio del quartetto di Richmond (Virginia), formato da Andrew Trongone, voce e chitarra, Ben White (Wolfe), tastiere e voci, Todd Herrington, voci e basso, oltre che produttore dell’album, e Johnny Trongone, batteria e percussioni, riecheggiano tutte le pulsioni del miglior Southerm Rock venato da tracce evidenti di Soul che hanno fatto alzare il sopracciglio di chi scrive (alla Ancelotti…..), inchiodando il CD di questa band ad ascolti continui e ripetuti, fino ad arrivare alla convinzione che ci si trovi davanti ad un disco in grado di provare a colmare, in parte s’intenda, il vuoto sorto dopo la fine dei Black Crowes, e che, al contrario, band come Drive By-Truckers, Magpie Salute, Simo, Marcus King Band e Tedeschi Trucks Band (pur su versanti opposti) stanno “coprendo” regalandoci grande musica e shows ancora migliori. In realtà esiste un precedente CD registrato live nel 2016, intitolato Live at Peach Music Festival 2016, piuttosto interessante. Ma questo è il primo album in studio di una band che non dovreste lasciarvi sfuggire.

Certo il rimando ai Corvi è immediato alle prime note di Blind, brano che apre questo delizioso Keys To The House,  dimostra che la lezione dei fratelli Robinson è stata assimilata con attenzione ed in profondità, ricalcando gli stilemi classici delle canzoni della band. Un’intro che lascia pochi dubbi su quello che sarà il prosieguo del disco. Ed invece la seguente Anne Marie vira sul versante Country venato di atmosfere sudiste con l’Hammond B3 in evidenza Straight To Hell, è vestita di Hard Rock Blues, ma non banale o scontato, adagiando definitivamente Keys To The House nella fascia dei dischi imprescindibili, almeno per tutti coloro che sono addicted to r’n’r. Ma il colpo di grazia arriva con la stettacolare Not Coming Home, dove Lowel George e i Little Feat si materializzano all’improvviso con una delle canzoni più belle ascoltate quest’anno. Andamento lento ed avvolgente, un pezzo bellissimo.

Nothing To Lose è un ottimo e solfureo Honky Tonk, cui segue la rilassata Canyon Road che trascina nel pure sound dei seventies, quello fatto di ballatone seducenti come è diventato sempre più difficile ascoltarne al giorno d’oggi.
Another Lost Rambler accarezza certe cose dei Chris Robinson Brotherhood (sempre da quelle parti si rimane….), mantenendo alto il tasso di piacevolezza del disco. Love Away è forse il pezzo più normale di tutto il lavoro, senza picchi particolari. Chiude questo ottimo disco Ain’t It Funny, che riporta il tutto dalle parti di quel fiume dove Soul e Rock si bagnano felicemente.

Un disco veramente bello e per quanto mi riguarda, pronto ad entrare nel novero dei migliori di questo 2017.

Track List

  • Blind
  • Anne Marie
  • Straight To Hell
  • Not Coming Home
  • Nothing To Lose
  • Canyon Road
  • Another Lost Rambler
  • Love Away
  • Ain`t It Funny