Riserva di caccia privilegiata dove stanare classici immortali, divagazione di lusso durante le session di lavorazione dei loro dischi, fonte d'ispirazione infinita dove “sciacquare” i panni quando la scintilla del nuovo latita un po'. Il blues per i Rolling Stones è sempre stato (e sempre sarà) questo e molto altro. E così capita che i nostri, trovatisi più di un anno fa agli studi British Grove di Londra per riaprire il cantiere infinito della band, incappano in un vuoto creativo e per “rifarsi il palato” (le parole sono del produttore Don Was) suonano Blue And Lonesome. È la spinta che fa girare l'ingranaggio giusto, e in soli 3 giorni nasce il loro “disco di blues”, a lungo ipotizzato e chiacchierato in questi anni, 12 tracce scelte tra classici del genere (ci sono Howlin' Wolf, Willie Dixon, Little Walter, Jimmy Reed, Lightnin' Slim) e raffinatezze da esperti (Magic Sam, Eddie e Little Johnny Taylor), tutte spiegate e ricondotte alla storia dei loro autori in due pagine del booklet, da bravi “secchioni”. Del resto studiano la materia con diligenza fin dai primi anni '60, quando i dischi della Chess arrivavano via posta da Chicago. “Potevamo tirar fuori un disco, che so, di Jimmy Reed, e mentre io buttavo giù gli accordi Mick si ripassava testo e melodia, e insieme scomponevamo un brano dopo l'altro, per quanto era possibile”, racconta Richards nella sua autobiografia Life.

Il tema è proprio il blues di Chicago: le tracce coprono un periodo che va dal 1955 al 1971, con un nucleo portante costruito intorno ai quattro brani riconducibili al catalogo di Little Walter, al secolo Walter Jacobs, armonicista della Louisiana morto a 38 anni, uno specie di bopper del suo strumento. Intorno c'è un suono potente e autorevole, che evita sia l'ennesima inutile replica accademica sia l'eccesso di reinterpretazione, guidato dalla voce e dall'armonica di Mick Jagger, protagonista assoluto di Blue & Lonesome. Accusato per troppo tempo di voler trascinare la band verso altri lidi, e corromperla con tentazioni commerciali, qui urla, si strugge, si lamenta (qualche volta pure un po' troppo, come su All Of Your Love) alla disperata ricerca dello spirito originario dei Padri. Ma è soprattutto il suo lavoro all'armonica a impressionare per qualità e varietà, sia quando corre e sferraglia all'impazzata sia quando costruisce gli assoli distillandoli nota per nota, toccando il top in Little Rain (Jimmy Reed).

Di sicuro non siamo di fronte a uno show chitarristico fine a sé stesso, come da tradizione nella storia degli Stones, anche se l'intreccio Richards-Wood (e i suoi augusti predecessori) è uno dei Sancta Sanctorum del rock tout-court, e ovviamente non manca nemmeno qui. Godersi il loro interplay intorni ai riff solidissimi e ostinati di Commit A Crime (Howlin' Wolf) e Hate To See You Go (Little Walter), o la cortina elettrica, sporca e vibrante, che allestiscono per Hoo Doo Blues (Lightnin' Slim), è un piacere da intenditori. C'è però anche Eric Clapton, impegnato in quegli stessi studi a rifinire il suo I Still I Do, ospite d'onore in Everybody Knows About My Good Thing di Little Johnny Taylor (con la slide) e nell'intramontabile I Can't Quite You Baby (Willie Dixon): la sua presenza aggiunge tatto, sapienza e un approccio più “dolce” rispetto all'irruenza programmatica delle Pietre. Charlie Watts ci mette il suo drumming leggero ed elegante, qui più variegato del solito e al massimo della concentrazione possibile; poi le onnipresenti tastiere dei fidi Chuck Leavell e Matt Clifford, a coaugulare il tutto.

Sobrio, istintivo, ispirato, Blue & Lonesome, tra uno shuffle e uno slow, è ricco di atmosfere diverse - grazie ancora soprattutto a Mick - ma si mostra compatto e consequenziale, dall'inizio alla fine. Difficile tirar fuori le carte migliori dal mazzo, ma qualche episodio brilla di una luce più intensa. Just Your Fool, riadattamento di Little Walter a partire da un brano di Buddy Johnson, fila via come un treno, disegnando i contorni di un'ossessione: I'm just your fool, can't help myself / I love you baby, and no one else / I ain't crazy, you are my baby / I'm just your fool… La title track vibra di una straziante anima soul, tirata allo spasimo e punteggiata dall'ossessivo controcanto delle chitarre, che non mollano un colpo. All Of Your Love (Magic Sam) sembra già un pezzo degli Stones in tutto per tutto, uno slow rilassato e godurioso, sorretto dalla ritmica jazzy di Watts e infiocchettato con un bell'assolo in tema di Chuck Leavell. Little Rain è forse la performance strumentale più convincente: dell'armonica si è già detto, mentre l'incedere sinistro e spettrale esalta il mood del brano originale.

Ma cos'è quindi questo Blue & Lonesome? Un parto estemporaneo e casuale? Un sentito ritorno alle origini, alle cover blues sparse qua e là nei loro esordi di più di cinquant'anni fa? Una furbata commerciale in sicurezza, che nasconde un vuoto di idee? Le risposte sono tutte valide, e alla fine poco importanti. Quel che è certo è che non si godeva così tanto dai tempi di Voodoo Lounge, o dai primi due dischi solisti di Richards, o forse da ancora prima. E questo basta e avanza a giustificare la metamorfosi della linguaccia, fattasi elettro-bluastra e malata di blues.

 

Track List

  • Just Your Fool (Buddy Johnson-Walter Jacobs)
  • Commit A Crime (Chester Burnett)
  • Blue And Lonesome (Memphis Slim-Walter Jacobs)
  • All Of Your Love (Samuel Maghett)
  • I Gotta Go (Walter Jacobs)
  • Everybody Knows About My Good Thing (Miles Grayson & Lermon Horton-Little Johnny Taylor)
  • Ride `em On Down (Eddie Taylor)
  • Hate To See You Go (Walter Jacobs)
  • Hoo Doo Blues (Otis Hicks & Jerry West)
  • Little Rain (Jimmy Reed)
  • Just Like I Treat You (Willie Dixon)
  • I Can`t Quit You Baby (Willie Dixon)

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